Quali sono le conseguenze di guardare video e ascoltare audio a velocità aumentata, secondo la psicologia

Guardare video a velocità aumentata — come x1.25, x1.5 o addirittura x2 — è ormai diventato un’abitudine per milioni di persone. Dai video su TikTok ai corsi universitari (e non), fino ai podcast su Spotify o ai messaggi vocali su WhatsApp, lo speed-watching (e lo speed-listening) è parte integrante della nuova normalità digitale. Ma come reagisce il nostro cervello a questo bombardamento accelerato di parole e immagini? Ce lo spiega la psicologia cognitiva, attraverso studi scientifici che stanno facendo discutere.

Velocità 1.5x: il cervello regge, ma solo fino a un certo punto

Un team internazionale di ricercatori ha analizzato 24 studi incentrati sul consumo di contenuti video a velocità differenti. I partecipanti venivano divisi in gruppi e messi di fronte agli stessi video: uno alla velocità normale (1x), gli altri a velocità 1.25x, 1.5x, 2x e persino 2.5x. Dopo la visione, i volontari completavano test di comprensione e memorizzazione. Il risultato? Fino a 1.5x, il cervello umano riesce a tenere il passo. La comprensione rimane stabile, soprattutto nei giovani adulti. Ma già a 2x la situazione cambia drasticamente: la memoria a breve termine fatica, il cervello va in sovraccarico cognitivo e l’assimilazione cala visibilmente.

Lo ha spiegato bene Marcus Pearce, docente di scienze cognitive alla Queen Mary University of London, su The Conversation. “Le informazioni entrano nella working memory, dove vengono rielaborate prima di essere trasferite nella memoria a lungo termine. Ma questa memoria ha limiti ben precisi: se l’informazione arriva troppo in fretta, si perde il controllo”.

Giovani VS anziani: chi perde di più guardando contenuti accelerati?

La differenza generazionale è uno degli aspetti più sorprendenti emersi dalle ricerche. Un studio pubblicato nel 2023 ha coinvolto due fasce d’età ben distinte: 18-36 anni e 61-94 anni. Mentre i più giovani riescono a mantenere oltre il 90% della comprensione anche a 2x, gli over 60 subiscono un calo del 31% già a 1.5x. In pratica, lo stesso video risulta quasi incomprensibile per un anziano se guardato alla velocità che un ventenne gestisce senza problemi.

La domanda è: dipende dall’età o dall’allenamento? I dati non sono ancora definitivi, ma alcuni esperti ipotizzano che le nuove generazioni siano semplicemente più esposte, fin da adolescenti, al consumo rapido di contenuti. Il che potrebbe aver reso il loro cervello più flessibile. Si può allenare il cervello a guardare i video più velocemente?

Secondo gli esperti, sì, ma con dei limiti. Gli adulti più anziani possono migliorare la loro capacità di gestire velocità più alte attraverso esercizi di training cognitivo, test di comprensione periodici e una progressione graduale delle velocità. Tuttavia, i miglioramenti tendono a stabilizzarsi: non tutti riescono a superare certi limiti naturali legati all’età.

Speed-watching e enjoyment: vedere veloce non è sempre meglio

Uno degli aspetti spesso trascurati è la qualità dell’esperienza. Guardare un video a velocità 1x permette di cogliere pause, sfumature, emozioni. Un contenuto accelerato perde musicalità, ritmo e a volte anche senso. Per questo molti esperti consigliano di non usare lo speed-watching in automatico, ma solo quando necessario. Persino Netflix, che dal 2020 ha introdotto la possibilità di scegliere la velocità di riproduzione fino a 1.5x, ha ricevuto forti critiche da parte di registi e sceneggiatori che vedevano il loro lavoro “rovinato” da questa opzione. Se è l'audio di un amico logorroico che parla lentamente, ok, ma un film a velocità raddoppiata è assolutamente sconsigliabile.

Ascoltare podcast lunghi di persone che parlano lentamente a velocità aumentata è accettabile, ma in certi casi si possono perdere sfumature.
Ascoltare podcast lunghi di persone che parlano lentamente a velocità aumentata è accettabile, ma in certi casi si possono perdere sfumature.

Podcast, vocali e abitudini digitali: anche l’audio è accelerato

Non si tratta solo di video. Anche i vocali su WhatsApp vengono ascoltati spesso a 1.5x o 2x. E lo stesso vale per i podcast su Spotify, dove ormai la maggior parte delle piattaforme offre controlli di velocità. È il trionfo del multitasking, dell’infodieta compressa, dell’ansia da prestazione digitale. Ma questa velocità costante ha un effetto collaterale: alzare l’asticella della noia. Alcuni studi suggeriscono che abituare il cervello a contenuti sempre veloci rende più difficile sopportare momenti lenti, portando a uno stato di sovrastimolazione cronica.

Quindi, guardare tutto a 1.5x fa bene o no? Dipende. Per contenuti noti, leggeri o ripetitivi, aumentare la velocità è utile. Per contenuti complessi, emotivi o nuovi, meglio rallentare. E soprattutto, ogni tanto, spegnere tutto e lasciare il cervello respirare. Come in ogni cosa, la moderazione è la chiave. E forse, nel 2025, il vero atto rivoluzionario è proprio questo: guardare un video alla velocità originale.

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