"Mi sono trasferito in Brasile e questi sono gli shock culturali più grandi che ho vissuto"

Dal Colosseo al Corcovado, dal caffè espresso al caffè filtrado. Manucrita, popolare tiktoker italiano trasferitosi in Brasile, dove lavora come guida turistica a Rio de Janeiro, ha raccontato in un video virale quali sono stati gli shock culturali più forti vissuti in questi mesi da residente in Brasile. Alcuni li ha ormai digeriti (anzi, ne è quasi affezionato), altri lo fanno ancora sobbalzare, come una suoneria a volume massimo in chiesa.

Spoiler: nessun riferimento ai cliché da samba e caipirinha. Qui si parla di dettagli quotidiani, di quegli scontri silenziosi tra abitudini che ti fanno capire che sei davvero dall’altra parte del mondo.

Conti separati: in Brasile è la regola, non un favore

In Italia basta chiedere il conto separato e il cameriere ti guarda come se avessi bestemmiato in latino. Cartelli minacciosi tipo “NO CONTI SEPARATI” sono ancora appesi in ristoranti di provincia. Ma a Rio de Janeiro? È l’esatto opposto. Qui, ognuno si alza e dice con serenità: “Io pago solo il mio burger e la birra”. Nessuno alza gli occhi al cielo, nessuno sbuffa. È la normalità. Manucrita racconta che il concetto di “pagare alla romana”, dividendo la cifra totale tra tutti, è praticamente sconosciuto e a lui va benissimo così.

Occhi negli occhi, senza panico: il contatto visivo è culturale

In Brasile mantenere il contatto visivo non è solo normale, è spesso una forma di comunicazione diretta, che può significare anche voler esprimere un desiderio carnale. Eh, già. In Italia, invece, dopo qualche secondo ci si gira dall’altra parte, per pudore o educazione. In terra carioca, lo sguardo lungo può significare interesse, attenzione o semplicemente presenza. Un’arte tutta brasiliana, tra il flirt e la sincerità, che all'autore del video piace.

Il naso che tira su: questione di... sensibilità

Uno dei dettagli più inaspettati che ha colpito il creator italiano riguarda il naso. Letteralmente. In Brasile è perfettamente accettabile tirare su col naso in pubblico. Quel suono che in Italia fa rabbrividire gli sconosciuti che si hanno attorno, qui è considerato normale. Al contrario, soffiarsi il naso con un fazzoletto in pubblico è percepito come poco elegante ed è preferibile farlo lontano dai brasiliani, quando se ne sente la necessità.

Carta igienica: nel cestino, non nel WC

Se pensavi che il vero shock culturale fosse la feijoada, ripensaci. In molte zone del Sud America, Brasile compreso, la carta igienica non si butta nel water. Va nel cestino. Sì, proprio come succede in alcune isole greche, che probabilmente hai visitato. Il motivo? Gli impianti idraulici spesso non sono progettati per gestire la carta. “Non credo che mi abituerò mai”, ammette Manu e, per chi è abituato a scaricare tutto, non è il massimo dell'igiene.

Alle casse del supermercato, il tempo scorre piano

Un altro classico della vita brasiliana è la lentezza alle casse del supermercato. "Non so perché, ma ogni volta si perde un sacco di tempo in fila”, racconta. Non è questione di efficienza tecnologica: è proprio un diverso approccio al tempo. Meno frenesia, più chiacchiere. Chi arriva da una realtà italiana fatta di bip bip, commessi con lo sguardo perso nel vuoto e “avanti il prossimo”, rischia l’esaurimento nervoso. Ma con un po’ di pazienza, ci si fa l’abitudine. Nulla di grave.

Cellulare nei pantaloncini: moda, sicurezza o praticità?

Tra i dettagli più simpatici c’è questa abitudine brasiliana che Manu ha adottato in tempo record: infilare lo smartphone nell’elastico dei pantaloncini. Spiaggia, palestra, autobus: ovunque vedi ragazzi e ragazze con il telefono attaccato al fianco come se fosse parte dell’outfit. “È comodo ed per me è la nuova normalità", dice. Nessuna tasca ingombrante, nessun rischio che cada. E in più è anche un mezzo deterrente contro i furti, perché rimane più “attaccato” al corpo.

In Brasile è normale mettere il cellulare sulla molla del pantaloncino, che spesso non ha tasche.
In Brasile è normale mettere il cellulare sulla molla del pantaloncino, che spesso non ha tasche.

Bonus shock: il concetto flessibile di puntualità

Nei commenti al video di Manu, una follower italiana che vive in Brasile da anni ha segnalato un altro aspetto interessante: la non puntualità. In molte aree del Sud America, l’orario è più un’indicazione che una regola. Se l’appuntamento è alle 20, presentarsi alle 20:30 (ma anche alle 21:00) è del tutto accettabile. Una consuetudine che può far impazzire chi viene da paesi come la Germania, l’Olanda o l’Italia settentrionale, dove l’orologio è sacro e il ritardo è visto come mancanza di rispetto.

Lascia un commento