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Vuoi bere Champagne e spendere 3-4€ al calice? Non è uno scherzo. Chiaramente non parliamo di un prosecco qualunque travestito da bollicina chic, ma di un vero Champagne francese venduto sugli scaffali dell’Esselunga, a soli 23 euro. Troppo bello per essere buono? O una chicca nascosta tra le offerte del supermercato?
A mettere il naso – e il palato – in questa faccenda è Francesco Venezia, sommelier italiano e volto noto sui social per le sue recensioni senza peli sulla lingua. Il vino in questione? Lo Champagne Laurent Dauphine, blend di Pinot Nero e Pinot Meunier, che ha fatto alzare più di un sopracciglio tra gli appassionati di bollicine.
Bollicine da discount o sorpresa di classe?
Prima di stappare, una precisazione: per chiamarsi Champagne, un vino deve nascere nella regione francese omonima, seguendo regole rigidissime. Ed è così anche per questa bottiglia venduta da Esselunga. Niente trucchetti, sulla carta è davvero Champagne DOC. Ma il prezzo è talmente basso che l'interrogativo resta: vale quei 23 euro?
Francesco Venezia, calice alla mano, parte da una premessa tecnica leggendo l'etichetta: “Principalmente Pinot Nero e Pinot Meunier, circa l’80%. Quindi – spiega – ci aspettiamo uno Champagne abbastanza potente”. La scheda tecnica sembra promettere bene, almeno sulla carta. Ma il sommelier non si ferma certo all'etichetta.
La prova del naso (e della lingua)
Prima tappa obbligatoria: l’analisi olfattiva. Qui Venezia non si fa pregare: “Ha una lieve nota gessosa, tipica dello Champagne. Riconosco mela cotogna, una parte affumicata, e un tocco di mandorla”. Gli aromi sembrano coerenti con un prodotto autentico. Insomma, niente profumi da spumantino cheap.

Ma è al palato che arriva la verità e le premesse positive si cancellano. “La bolla è un po’ aggressiva, bella acidità, ma mi chiude un po’ amarognolo”. Il giudizio comincia a zoppicare. Secondo Venezia, il difetto principale è proprio quel retrogusto amaro, che rischia di scoraggiare i neofiti: “Per chi non è abituato a bere Champagne, quel finale può essere respingente. Molti dopo il primo assaggio di uno Champagne amarognolo dicono: io questa roba non la bevo più”.
Lo Champagne dell’Esselunga? Promozione rimandata
Le conclusioni del sommelier non lasciano spazio a interpretazioni: “Per me è bocciato”. Un verdetto netto, senza giri di parole, come nello stile di Venezia. La bottiglia da 23 euro non convince. Non abbastanza equilibrio, mancanza di eleganza, e una bolla troppo irruente per i suoi standard.
Ma allora, chi dovrebbe comprarlo? Forse chi vuole togliersi lo sfizio di stappare un’etichetta con la scritta “Champagne” senza prosciugare il portafoglio. O chi cerca una bollicina da battaglia per un brindisi last-minute senza troppe pretese. Ma se si cerca l’esperienza sensoriale di un grande Champagne, meglio salire di fascia.
Champagne a basso prezzo: moda passeggera o nuova frontiera?
Il caso Esselunga non è isolato. Negli ultimi anni diversi supermercati in Italia e in Europa hanno iniziato a proporre Champagne low cost. Lidl, Carrefour e perfino Aldi hanno inserito in assortimento bottiglie con etichetta “Champagne” sotto i 30 euro.
Questa corsa allo Champagne economico potrebbe trasformarsi in una tendenza. Ma l’esperienza di degustazione resta il metro di giudizio più onesto. E se a dirlo è un sommelier come Francesco Venezia, vale la pena ascoltare.
Morale della favola? Lo Champagne dell’Esselunga fa notizia, ma non fa miracoli. È un buon compromesso per il portafoglio, meno per il palato. E forse va bene così: a volte basta il suono del tappo che salta per sentirsi un po’ in festa. Anche con 23 euro in mano. Salvo rarissime eccezioni, vale la vecchia regola che chi spende poco deve pretendere poco.
