Come igienizzare le spugne dei piatti? Il dottor Bassetti spiega che esiste solo una soluzione possibile, ecco qual è.
Sembrano innocue, quasi trascurabili nella routine quotidiana: le spugnette da cucina, strumenti silenziosi di ogni lavaggio, diventano in realtà nel tempo ricettacoli di batteri pericolosi. A lanciare l’allarme è il dottor Matteo Bassetti, infettivologo tra i più noti in Italia, che ha riportato all’attenzione pubblica un fatto tanto scomodo quanto inquietante: le spugne per i piatti sono uno degli oggetti più contaminati presenti nelle nostre case.
Non si tratta di una semplice esagerazione, ma di una realtà microbiologica sconcertante. Le spugne usate, come sottolinea Bassetti, possono contenere miliardi di microrganismi, con una densità batterica che raggiunge livelli paragonabili a quelli riscontrabili nelle feci. E non si tratta solo di quantità: tra i ceppi più comuni identificati figurano la Morganella e la Serratia, batteri non solo responsabili di infezioni opportunistiche, ma anche dei cattivi odori tipici di una spugna “stagionata”.
Molti, convinti di poter prolungare la vita della propria spugna, ricorrono a soluzioni casalinghe: immersione in acqua bollente, passaggi nel microonde, o trattamenti con disinfettanti. Ma, secondo quanto afferma Bassetti, nessuno di questi metodi è realmente efficace. L’ambiente umido e poroso della spugna non solo trattiene i batteri, ma ne favorisce la proliferazione, creando un microcosmo perfetto per la crescita microbica. Anche quando sterilizzata, la spugna mantiene all’interno residui organici e colonie batteriche resistenti. Tentare di “salvarla” significa, in molti casi, continuare a diffondere microbi sul piano cucina, sulle stoviglie, sulle mani. Ogni gesto che compiamo con una spugna contaminata contribuisce a spargere invisibili agenti patogeni.

L’unica soluzione: sostituirla regolarmente ogni settimana
Di fronte a questi dati, il messaggio di Bassetti è chiaro: non esiste alternativa all’eliminazione settimanale della spugna. È l’unica strategia che consenta di contenere il rischio e di evitare che le cucine diventino inconsapevoli incubatrici di infezioni. Una volta alla settimana, dunque, la spugna va gettata e sostituita con una nuova. Senza rimpianti, senza soluzioni intermedie. Il problema, infatti, non è solo legato alla pulizia apparente. Anche una spugna che “sembra pulita” può ospitare una carica batterica invisibile ma estremamente pericolosa. Bassetti invita perciò a ripensare il nostro rapporto con gli oggetti comuni, ricordando che l’igiene, soprattutto in ambito domestico, è fatta di piccoli gesti ripetuti con costanza, non di rimedi occasionali.
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Il rischio è reale, anche se spesso sottovalutato. Pensiamo alle mani che toccano la spugna e poi passano sul viso, o ai piatti “lavati” con strumenti contaminati. Le infezioni, anche quelle che iniziano in modo lieve, possono diventare gravi nei soggetti fragili o immunocompromessi. È quindi un tema che riguarda tutti, e che chiama in causa la responsabilità individuale nella gestione della propria salute e di quella altrui.
