Ogni quando cambiare gli strofinacci da cucina? Esperto di pulizie non ha dubbi

Ecco come igienizzare e quando cambiare gli strofinacci in cucina: attenzione ai tantissimi batteri.

Chi avrebbe mai pensato che i pacifici strofinacci da cucina, apparentemente innocui, potessero nascondere un lato così inquietante? Eppure è proprio così. A svelare l’inganno che si cela dietro questi semplici accessori è Luca Guidara, esperto di pulizie noto per i suoi consigli chiari e rigorosi. La sua voce, seguita da migliaia di follower attenti alla cura della casa, è chiara: gli strofinacci non sono semplici pezzi di tessuto, ma vere e proprie spugne di batteri, capaci di contaminare tutto ciò che toccano se non gestiti con attenzione.

Ogni quanto vanno cambiati davvero gli strofinacci?

La risposta di Guidara è netta e lascia poco spazio all’immaginazione: al massimo ogni due giorni. Chi pensa di poter utilizzare lo stesso strofinaccio per una settimana intera, magari lasciandolo umido e accartocciato sul piano cucina, sta facendo un errore che rischia di trasformare la propria casa in un laboratorio batteriologico. Dopo appena 48 ore, infatti, le fibre degli strofinacci diventano il terreno ideale per la proliferazione di batteri invisibili, ma dannosi.

Eppure il tempo non è l’unico parametro da tenere in considerazione. Secondo l’esperto, anche il tipo di utilizzo determina la loro durata. Se uno strofinaccio viene usato dopo aver manipolato alimenti crudi o dopo aver pulito superfici particolarmente sporche, andrebbe sostituito immediatamente. Il buon senso, dunque, deve sempre guidare le nostre scelte. Se qualcosa ci insospettisce, meglio non esitare: è più sicuro (e più gradevole esteticamente) cambiare lo strofinaccio.

strofinacci
Come e quando lavare gli strofinacci.

L'errore più comune: usare lo stesso strofinaccio per tutto

Qui entra in gioco un altro concetto chiave ribadito da Guidara: mai mischiare gli usi. Ogni strofinaccio deve avere la sua funzione precisa e distinta. Uno per asciugare le mani, uno per pulire le superfici, uno per i piatti. Confondere questi utilizzi non solo vanifica ogni tentativo di igiene, ma rischia di trasferire i batteri da un punto all’altro della cucina in un vero e proprio circolo vizioso. La cucina, regno del cibo e della convivialità, merita ben altra attenzione.

Ma il semplice cambio non basta, serve anche una corretta pulizia. La temperatura ideale indicata da Luca Guidara è di 60 gradi, rigorosamente in lavatrice, accompagnata da un detersivo igienizzante. Questa combinazione consente di eliminare non solo lo sporco visibile, ma anche quei microorganismi che a occhio nudo non si vedono ma che, purtroppo, proliferano indisturbati. Evitare lavaggi tiepidi o freddi è fondamentale, così come non affidarsi soltanto a cicli rapidi o delicati che non garantiscono la stessa efficacia. In fondo tutto si riduce a una semplice regola di buon senso: se hai dubbi, cambialo. In cucina la prudenza non è mai troppa. Meglio un gesto in più che un’infezione intestinale inaspettata. E poi, diciamocelo, anche l’occhio vuole la sua parte: uno strofinaccio pulito, fresco di bucato, non solo è più igienico, ma rende la cucina visivamente più ordinata e piacevole.

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