Italiano mangia il vero barbecue coreano a Seul: lo scontrino lo lascia senza parole

Matteo Di Cola, content creator romano amante del cibo con migliaia di follower, ha fatto tappa a Seul, la vibrante capitale della Corea del Sud. La sua missione? Provare uno dei simboli gastronomici più amati e copiati nel mondo: il barbecue coreano. Un’esperienza autentica che ha raccontato con ironia nel suo ultimo video virale, girato nel cuore del quartiere di Hongdae, tra locali alla moda e griglie fumanti.

Mangiare barbecue coreano in centro a Seul

Nel video, Di Cola specifica subito di non conoscere il nome del ristorante, scritto in coreano, ma lo localizza senza problemi: "Sta su una delle vie principali di Hongdae", dice mentre inquadra l’esterno del locale. Ricordiamo a chi non lo sapesse che in Corea del Sud, Google Maps è estremamente limitato.

Appena seduto, indossa il classico bavaglino monouso, fornito gratuitamente dal ristorante per proteggere la maglietta dagli schizzi di grasso. Un dettaglio non da poco: qui la carne cuoce direttamente al tavolo, su una griglia posizionata sopra braci accese alimentate da legno ardente. L’atmosfera è conviviale, i tavoli affollati da comitive che sfrigolano tagli di carne tra una chiacchiera e l’altra.

Verdure, kimchi e salse: tutto incluso

Prima ancora della carne, il personale porta in tavola una serie di condimenti tipici coreani: kimchi (cavolo fermentato e speziato), verdure assortite, spicchi d’aglio, cavolo fresco, e una varietà di salse. Tutti questi accompagnamenti sono compresi nel pasto. “Con soli 1000 Won in più – racconta Di Cola – puoi fare refill libero di verdure e condimenti”. Al cambio attuale, poco meno di 70 centesimi. La formula è chiara: il cliente sceglie cosa grigliare, ordina la carne e poi gestisce la cottura direttamente al tavolo. Ma niente panico: "Se vi vedono in difficoltà, vi aiutano loro. Anche quando la piastra è troppo abbrustolita, la cambiano", spiega Matteo mentre inquadra un cameriere che taglia con disinvoltura i pezzi di manzo con delle forbici da cucina, utensile classico nei barbecue coreani.

Carne a volontà, ma anche tteokbokki e salsicette (e da bere?)

Il primo piatto ordinato è una porzione di rotolini di manzo. “Bello, mi fa impazzire”, commenta entusiasta mentre ne gira uno sulla griglia rovente. Poi arriva il momento del carico pesante: tteokbokki al formaggio (gnocchi di riso ripieni, tipici street food coreani), pancetta grigliata, costine di maiale e salsicette speziate. Tutto rigorosamente cucinato al tavolo, sotto lo sguardo curioso degli altri commensali e con il supporto del personale di sala quando serve.

Ogni portata viene servita cruda e porzionata, per poi essere cotta lentamente sulla griglia. Una volta pronta, si può avvolgere la carne in una foglia di lattuga o cavolo, aggiungere aglio, salse, un po’ di kimchi… e via, si mangia rigorosamente con le mani o con le bacchette. Il mix di sapori è potente e deciso, con un contrasto perfetto tra grasso, spezie e acidità.

Una cameriera del locale sostituisce la griglia del barbecue, dove sono presenti carne e tteobbokki
Una cameriera del locale sostituisce la griglia del barbecue, dove sono presenti carne e tteobbokki

Una sorpresa per molti italiani in trasferta: la normalità non è bere Coca-Cola o birra industriale. Con il barbecue, in Corea del Sud, va per la maggiore il Soju, un distillato di riso o patate con una gradazione intorno ai 13 gradi. Fresco, secco, economico. E perfetto per spezzare la grassezza della carne. “È la bevanda nazionale”, dice Di Cola, che ne assaggia un bicchierino durante il pasto.

Il Soju si trova praticamente ovunque in Corea e accompagna la maggior parte dei pasti serali, soprattutto nei ristoranti barbecue. Un’alternativa curiosa per chi è abituato a vino o birra, ma che in quel contesto si rivela azzeccatissima.

Il conto finale? Meno di 35 euro per due

Al termine della sua abbuffata, Matteo mostra lo scontrino. 55.000 Won, cioè 34 euro al cambio del 22 luglio. In due persone, fanno esattamente 17 euro a testa. Una cifra sorprendente, soprattutto se paragonata ai prezzi dei barbecue coreani in Italia: “Non ci credo! È pochissimo! A Roma per lo stesso cibo ci voleva almeno ‘na piotta”, scherza, riferendosi ai 100 euro che secondo lui ci sarebbero voluti per un barbecue a Roma. Esperienza economica? Assolutamente sì. Ma anche immersiva, saporita e decisamente coreana. Una full immersion tra tradizione gastronomica e vita notturna di Seul, raccontata senza filtri e con il tono ironico che ha reso famoso il content creator romano.

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