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Le api affascinano da sempre l’essere umano. Non solo per il loro ruolo fondamentale nell’impollinazione delle piante e nella produzione di miele, ma anche per l’architettura sorprendente che riescono a realizzare: gli alveari, con le loro cellette esagonali perfette. Ma com’è possibile che insetti così piccoli (con un cervello oggettivamente minuto) riescano a costruire forme geometriche così precise? La risposta potrebbe sorprenderti. A darla è un esperto e studioso del settore.
Perché proprio l’esagono? Lo spiega l’agronomo Daniele Paci
Secondo Daniele Paci, agronomo marchigiano molto seguito su Instagram, la scelta dell’esagono non è casuale, ma risponde a precise leggi di efficienza e ingegneria naturale. «Le uniche tre forme geometriche che si possono incastrare perfettamente senza lasciare spazi vuoti sono il triangolo equilatero, il quadrato e l’esagono», afferma Paci in un video che sta girando sui social. «Tra queste, l’esagono è la forma più efficiente in assoluto. Richiede meno materiale per contenere più spazio». Ma la vera sorpresa arriva subito dopo: «In realtà non sono le api a progettare l’esagono. Loro costruiscono delle celle cilindriche. È poi la fisica a trasformarle in esagoni».
Le api costruiscono cilindri, ma la fisica fa il resto
Quando le api costruiscono l’alveare, modellano la cera in strutture cilindriche. Durante la costruzione, il calore generato dai loro corpi riscalda la cera, che inizia a comportarsi in modo particolare. «Nei punti in cui tre cilindri si toccano, entrano in gioco le forze di adesione e le pressioni interne alla cera», spiega Paci. «Queste forze fanno sì che la cera tenda ad appiattirsi nei punti di contatto, formando naturalmente angoli di 120 gradi: nasce così l’esagono».

Questo fenomeno è ben visibile nelle celle ai bordi dell’alveare, che spesso rimangono parzialmente rotonde proprio perché mancano le celle vicine che innescherebbero il processo di adesione. «Queste zone non subiscono le stesse forze meccaniche e termiche, e conservano in parte la forma cilindrica originale», aggiunge l’agronomo.
Un capolavoro della natura, ma anche della scienza
La trasformazione da cilindro a esagono non è un semplice caso. È il risultato di un equilibrio perfetto tra chimica, fisica e biologia. Le api, pur non conoscendo le leggi della termodinamica, hanno sviluppato nel corso dell’evoluzione un sistema che sfrutta le proprietà dei materiali e le condizioni ambientali per ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo.
Questo comportamento è uno straordinario esempio di intelligenza biologica. Anche se le api non “progettano” consapevolmente gli esagoni, il loro metodo di costruzione sfrutta perfettamente le leggi naturali. Ed è proprio qui che risiede la loro genialità: nell’adattamento efficiente, nella precisione evolutiva e nella cooperazione che consente loro di creare strutture stabili, resistenti e incredibilmente funzionali.
Quando osserviamo un favo di api, ci troviamo davanti a una delle più affascinanti dimostrazioni di come le leggi della fisica siano presenti in ogni angolo della natura. Come spiega ancora Paci: «Non vogliamo togliere nulla alle nostre amiche api, che restano animali straordinari, ma in questo caso è la termodinamica a fare la vera magia».
Il calore corporeo, le forze di contatto tra i cilindri e la pressione della cera fusa bastano a trasformare ciò che è stato costruito come tondo in una geometria che rasenta la perfezione. Un esagono dopo l’altro, il favo prende forma, in un equilibrio tra biologia e fisica che non smette mai di stupire.
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