Stati Uniti, turista in aeroporto trova il distributore automatico più inaspettato della sua vita

Altro che snack e bottigliette d’acqua. All’aeroporto di Atlanta, negli Stati Uniti, c’è un distributore automatico che ha lasciato a bocca aperta una turista. Anzi, una giornalista. E no, non vende gomme da masticare o patatine. Vende smartphone top di gamma. Hai capito bene: smartphone, tablet, smartwatch e cuffie. Tutto firmato Google Pixel.

La protagonista di questa storia virale è Aziel Medina, una giornalista esperta di tecnologia e creator digitale che realizza video in spagnolo. Durante uno scalo ad Atlanta, si è imbattuta in un distributore automatico mai visto prima. Uno di quelli che ti fanno fermare di colpo e dire: “Aspetta… è davvero quello che penso o sto avendo le allucinazioni?”. Curiosamente, ci troviamo a pochi metri dall'area ristoranti.

Il distributore automatico dei desideri (digitali)

Non è un’installazione temporanea né una trovata pubblicitaria estemporanea. È un vero e proprio vending machine targato Google Pixel. Uno stand lucido e minimalista, come vuole lo stile della Silicon Valley, che propone in vendita tutta la linea di prodotti tech dell’azienda di Mountain View. Dal nuovo Pixel 10 (con memoria da 256 GB) al Pixel 9, passando per il Pixel 8. Ma non finisce qui: sugli scaffali virtuali compaiono anche il Google Pixel Watch, le cuffie Pixel Buds, il tablet da 449 dollari e perfino il classico Chromecast. E per chi ha un budget più contenuto? Nessun problema: ci sono le cover originali, anche se – ironia della sorte – sono gli unici articoli sotto i 50 dollari.

Il distributore automatico che vende cellulari da 1000€ dentro l'aeroporto di Atlanta, Stati Uniti.
Il distributore automatico che vende cellulari da 1000€ dentro l'aeroporto di Atlanta, Stati Uniti.

Altro che KitKat: qui ci vogliono le carte di credito

Dimentica le monetine. Per acquistare uno di questi gioielli tecnologici servono carte contactless. E no, non puoi “fare finta di niente”: il sistema chiede obbligatoriamente di inserire un’e-mail per ricevere la fattura elettronica. La giornalista Aziel Medina, dopo aver fatto una simulazione d’acquisto, ha scoperto che al prezzo del Pixel 10 (1.099 dollari) vanno aggiunte le tasse. Altri 110 dollari.

“Io posso permettermi al massimo di usare il totem del McDonald’s qui vicino per un hamburger”, ha detto Medina ridendo. La clip è diventata immediatamente virale su TikTok e Instagram, con milioni di visualizzazioni in poche ore. La reazione degli utenti? Un mix tra stupore e sarcasmo: “Se si inceppa e blocca il Pixel, chiami l’assistenza o l’idraulico?” ha scritto qualcuno.

L’automazione fa sul serio, anche tra un gate e l’altro

Il video arriva in un momento in cui il dibattito sull’automazione è più acceso che mai. Le macchine sostituiscono gradualmente le persone in molti ambiti, dall’industria alla ristorazione, fino ai servizi. I distributori automatici sono un simbolo silenzioso di questo cambiamento. Esistono dal secolo scorso, ma negli ultimi anni si sono evoluti. Oggi, invece delle barrette al cioccolato che costano poco più di 1€, offrono tecnologia di fascia premium. L’esperimento di Google negli Stati Uniti potrebbe aprire la strada a nuove modalità di vendita diretta, soprattutto in luoghi ad alto flusso come aeroporti e stazioni. Ma resta una domanda: davvero qualcuno spenderà più di 1.000 dollari premendo un tasto su un monitor touchscreen, tra un volo e l’altro? Alcuni modelli risultano 'sold out', così come alcuni scompartimenti del distributore sono vuoti, segno che qualcuno, nei giorni precedenti, ha effettuato davvero un acquisto. Speriamo non per necessità impellente.

Non è la prima volta che brand tecnologici testano modalità di vendita alternative. In Giappone, distributori automatici super evoluti vendono di tutto, dai sushi freschi agli ombrelli. Negli Stati Uniti, nel passato recente, alcuni marchi hanno provato a distribuire AirPods, action cam, gadget per gamer. Ma uno stand interamente dedicato a una linea premium come Google Pixel fa notizia eccome. Atlanta, per ora, è l’unico aeroporto con questa installazione. Ma il fatto che una creatrice di contenuti abbia reso virale la notizia in poche ore suggerisce una cosa chiara: l’esperimento ha già funzionato, almeno a livello di marketing.

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