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“Maledizione, ho dimenticato le chiavi!”. Quante volte capita, in Italia, di dire o sentire questa frase. Oppure: “Devo fare un doppione, non si sa mai”. Succede ancora ogni giorno, anche nel 2025. Eppure, nel resto del mondo, c’è chi ha già archiviato da tempo questo tipo di preoccupazioni. La Cina, per esempio. Un paese dove, a quanto pare, le chiavi fisiche sono ormai oggetti da museo.
A raccontarlo è Lee Hu, content creator italo-cinese molto attivo sui social. Nato in Cina ma cresciuto in Italia, dove ha ottenuto la cittadinanza e imparato la lingua, oggi è tornato a vivere nella sua terra natia. In un video diventato virale, spiega come nel suo paese d’origine le tradizionali chiavi in acciaio siano praticamente scomparse. Al loro posto? Tecnologie biometriche e accessi intelligenti, integrati nella vita quotidiana.
Nei condomini cinesi ci si entra col volto (o con lo smartphone)
Il cambiamento parte dalle città. Soprattutto nei grandi centri come Shanghai, Shenzhen e Guangzhou, quasi nessuno vive in una casa indipendente. I cittadini abitano in grandi complessi residenziali, veri e propri “palazzi città”, composti da decine di torri e migliaia di appartamenti.
In questi edifici moderni, l’accesso è regolato da una combinazione di tecnologie. Il primo “check-point” è all’ingresso del complesso: qui c’è quasi sempre una scansione facciale o un lettore NFC che funziona tramite smartphone. Chi vive lì basta che si avvicini: il sistema lo riconosce in una frazione di secondo e apre automaticamente il varco.

Al secondo livello, spesso situato all’ingresso dell’edificio specifico, viene richiesto un altro riconoscimento: nuovamente viso o telefono, ma in alcuni casi anche codice QR. Solo a questo punto si arriva alla propria porta di casa, che di solito è dotata di un sistema fingerprint (lettore di impronte digitali) o di un tastierino numerico. Niente chiavi. Solo tecnologia.
“E se salta la corrente?”: la risposta che ha stupito tutti
Molti italiani, vedendo il video di Lee Hu, hanno subito posto una domanda pratica: cosa succede in caso di blackout? Se tutto è digitale, ci si ritrova bloccati dentro o fuori casa?
La verità è che in Cina i blackout sono rarissimi, soprattutto nelle grandi città. Gli ingegneri e le aziende elettriche lavorano da anni per garantire un flusso continuo di energia in un sistema dove tutto – dai pagamenti alla sicurezza – è ormai interamente digitale. Inoltre, la maggior parte di questi sistemi non dipende dalla corrente domestica: funzionano con batterie integrate, a lunga durata, pensate proprio per evitare interruzioni anche in caso di emergenza.
Insomma, non serve avere un generatore sotto casa. Il sistema funziona in autonomia e, se la batteria inizia a scaricarsi, lo segnala con largo anticipo tramite app.
La rivoluzione senza chiavi divide: tra entusiasmo e paura
Come spesso accade, la tecnologia applicata ad ogni aspetto della vita quotidiana ha scatenato reazioni contrapposte. Il video di Lee Hu ha generato decine di commenti, tra cui molti italiani divisi tra chi sogna un futuro senza mazzi di chiavi in tasca e chi, invece, storce il naso. Da un lato c’è chi invidia la comodità cinese: niente più duplicati, niente chiavi perse, niente più spazio occupato nella tasca, nessuna necessità di affidarle a vicini o parenti. Dall’altro c’è chi parla apertamente di controllo sociale e di eccessiva sorveglianza.
La scansione facciale fa discutere. Alcuni utenti temono che l’accesso biometrico venga utilizzato per monitorare gli spostamenti delle persone. Un timore non del tutto infondato, considerando che in Cina l’apparato tecnologico statale ha un ruolo centrale anche nella gestione dell’ordine pubblico. Tuttavia, molti residenti sembrano ormai abituati a questo sistema, tanto da non viverlo più come una forma di intrusione.
Il sistema italiano resiste, ma per quanto ancora?
In Italia, le chiavi fisiche restano lo standard. Le case sono spesso indipendenti, i condomini meno strutturati rispetto a quelli asiatici e la tecnologia entra più lentamente nella vita quotidiana. Eppure qualcosa sta cambiando. Sempre più persone installano smart lock, citofoni video con riconoscimento remoto o telecamere collegate al cellulare.
Ma la distanza resta ampia. In Cina la trasformazione è collettiva, supportata da infrastrutture pensate per un’intera città. In Italia, è ancora tutto legato all’iniziativa del singolo. E finché non cambia il modello abitativo e amministrativo, difficilmente vedremo sparire le care vecchie chiavi dal fondo delle nostre tasche. Una cosa però è certa: in Cina sono rimasti in pochi a dire: "Ho dimenticato le chiavi di casa".
