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Si chiama Chelsea, viene dalla Scozia, ha un compagno italiano, un bimbo piccolo di nome Mattia e una vita fuori dal comune: vive in maniera semi-permanente su una nave da crociera. Una scelta che incuriosisce, affascina e divide. Sui social, la sua storia ha fatto il giro del mondo, e non solo per il fascino della vita in mare. Perché dietro i panorami mozzafiato e il buffet a volontà, c’è anche qualche limite.
Una famiglia sul mare: quando la nave è casa
Chelsea non è una crocierista qualsiasi. È la compagna di Domenico, marittimo di professione, e ogni volta che lui sale a bordo per lavoro, lei e il piccolo Mattia lo seguono. Il trio vive sulla nave per otto settimane consecutive, tra tratte internazionali e scali nei porti più belli del mondo. E quando non sono in viaggio, tornano nella loro casa in Italia. Un’alternanza insolita, che lei racconta con ironia e sincerità su TikTok, dove è seguita da decine di migliaia di persone. Ma la domanda che tutti le fanno è sempre la stessa: com’è vivere in una cabina, con un bambino di due anni, su una nave che ospita migliaia di passeggeri?
La vera sfida: gestire lo spazio (inesistente)
Chelsea in uno dei suoi video più visti, con oltre 129.000 visualizzazioni, ha raccontato alcuni limiti di questa vita sui generis. Oggettivamente parlando, la loro cabina è piccola: un letto matrimoniale, un lettino da viaggio per Mattia, un piccolo armadio e un micro bagno con doccia, lavandino e qualche mensola. Stop. Com'è inevitabile che sia, non c’è una zona gioco, non c’è un divano, non c’è un angolo lettura. Ogni centimetro conta. Questo, però, non è un problema per Chelsea.
Per far dormire il bambino senza schiacciarlo tra mamma e papà, la compagnia ha fornito loro una culla da viaggio, che occupa una parte sostanziosa della stanza. “Anche se a volte finisce comunque nel nostro letto - ha spiegato Chelsea - almeno così riusciamo ad avere qualche ora di sonno senza stare tutti accalcati”. La gestione degli oggetti del piccolo è un’altra impresa: libri, giocattoli, pannolini, salviette, vestiti e creme sono stipati in ogni angolo disponibile. Un cassetto è stato trasformato in guardaroba per Mattia, una mensola ospita snack e merende, e sotto il letto ci sono scatole piene di giochi e peluche.
Vantaggi? Sì, ma non una vita da sogno
La vita a bordo ha i suoi lati positivi, certo. Chelsea ne ha parlato con entusiasmo: pasti all-inclusive, lavanderia gratuita, parchi giochi per bambini, piscine e mini club. “Durante il giorno, siamo sempre in giro. Usciamo dalla cabina appena svegli, torniamo solo per dormire. Il resto del tempo lo passiamo a bordo o a terra, se siamo in porto”, ha spiegato la mamma scozzese Ecco la culla da viaggio:

Tuttavia, parlando in generale e non del caso specifico di Chelsea, vivere in un ambiente così ristretto con un figlio di pochi mesi può avere un impatto anche psicologico sugli esseri umani. Le giornate possono essere stancanti, soprattutto quando il bambino è irrequieto. La privacy è praticamente inesistente, e mantenere l’ordine in pochi metri quadrati è una lotta continua. Chelsea, però, sembra aver trovato un suo equilibrio: “Ormai sono una professionista. So dove mettere ogni cosa. So come sopravvivere in cabina.”
Vivere su una nave: non è per tutti
Negli ultimi anni, sempre più persone hanno scelto la vita in mare. Alcuni pensionati vendono casa e si trasferiscono sulle navi da crociera, attratti dalla vita all-inclusive e dalla possibilità di visitare il mondo senza fare valigie. Altri, come Chelsea e Domenico, alternano la vita in mare a quella a terra, per seguire esigenze lavorative o familiari.
Ma dietro le immagini patinate ci sono anche limiti concreti. Tra i più segnalati, ci sono l’adattamento fisico (con la sindrome da “Mal de débarquement”, che crea disorientamento quando si torna sulla terraferma), la mancanza di assistenza medica adeguata in caso di emergenze, la scarsa connessione internet — spesso costosa e instabile — e ovviamente lo spazio ridotto delle cabine.
Senza dimenticare gli aspetti burocratici: visti, assicurazioni sanitarie, accesso ai servizi bancari o legali. E, ovviamente, il costo. Una vita a bordo per 12 mesi consecutivi può superare facilmente gli 80.000 euro all’anno. Alcune navi-residenza permettono l’acquisto di cabine permanenti, ma i prezzi sono altissimi e fuori portata per la maggior parte delle famiglie.
La realtà quotidiana di una vita galleggiante
Per Chelsea, ogni giornata è una nuova avventura. Tra risvegli cullati dalle onde e lotte con pannolini da sistemare in spazi minuscoli, la vita di bordo non è mai noiosa. Ha imparato a organizzare ogni cosa con metodo, a sfruttare ogni angolo della cabina, e a trasformare i corridoi della nave in percorsi di gioco per Mattia. “Non è una vita facile” ha detto in uno dei suoi video, “ma è la nostra. E in fondo, è anche molto bella.”. Dunque, la donna è più che soddisfatta della sua vita attuale, malgrado lo spazio ristretto.
Chi la segue sui social (@chel.at.sea su TikTok) lo sa bene: tra scene di vita quotidiana, ironia scozzese e panorami da cartolina, Chelsea racconta la sua esperienza senza filtri. Una storia vera, lontana dagli stereotipi, che mostra cosa significa davvero vivere tra le onde con un bambino piccolo… e un compagno sempre pronto a salpare. Nel video, di 9 minuti, mostra come organizza il suo spazio e parla anche degli aspetti positivi di vivere tra le onde:
