Se trovi uno di questi dischetti neri in mare, non gettarlo: è importante per la scienza

Sembrano patatine Pringles di colore nero pece, ma sono oggetti che non dovrebbero trovarsi in acqua. Se questa estate stai passeggiando lungo le coste adriatiche o ioniche e trovi uno di questi dischetti di plastica neri, non ignorarli. Non sono rifiuti qualsiasi. Dietro a quei cerchietti ondulati si nasconde un caso scientifico (e ambientale) che riguarda tutti noi.

La pagina Instagram Archeoplastica ha lanciato un appello che potrebbe trasformare un semplice ritrovamento in spiaggia in un prezioso contributo per la ricerca. Il progetto, in collaborazione con l’Università di Milano-Bicocca, studia questi oggetti che da mesi stanno invadendo il litorale italiano. E no, non è un caso isolato. Da gennaio 2025 a oggi ne sono stati trovati centinaia, se non migliaia, dal Veneto alla Sicilia passando per tutte le regioni adriatiche e joniche del nostro paese.

Da dove arrivano i dischetti neri che troviamo sulle spiagge?

Tutto è iniziato nei primi giorni del 2025. Un depuratore situato lungo il fiume Adige ha subito un guasto. Da quel momento, una quantità ingente di questi supporti in plastica ha iniziato a disperdersi in mare. I dischetti, utilizzati nei sistemi di filtraggio degli impianti di depurazione, sono piccoli, resistenti e capaci di galleggiare per lungo tempo. Perfetti, purtroppo, per essere trasportati dalle correnti lungo tutta la penisola.

I primi ritrovamenti sono stati registrati nella località marittima di Rosolina, in Veneto. Poi, con l’arrivo della primavera e l’intensificarsi delle correnti marine, le segnalazioni si sono moltiplicate. A maggio ne sono comparsi decine lungo alcune spiagge della Puglia. In piena estate, sono stati avvistati anche in Sicilia. Questo vuol dire che hanno percorso centinaia di chilometri, attraversando letteralmente l’Italia da una costa all’altra.

Dal Veneto alla Puglia, nel 2025 decine e decine di questi dischetti neri sono stati trovati nei mari italiani.
Dal Veneto alla Puglia, nel 2025 decine e decine di questi dischetti neri sono stati trovati nei mari italiani.

Al momento non esiste ancora una versione ufficiale su chi abbia causato questa perdita. Le indagini sono in corso, ma manca ancora un nome preciso. Tuttavia, il team di Archeoplastica ha contattato il produttore svedese di questi dischetti (sull'oggetto è indicata la società produttrice), che si è dichiarato collaborativo e disposto a fornire dati ai soggetti istituzionali coinvolti, come ARPA Veneto.

Perché la scienza vuole analizzarli?

I dischetti non sono solo spazzatura. Possono raccontare molto su come si comportano le plastiche in mare e su quali sostanze riescono ad assorbire. Lo spiegano i ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca, che insieme ad Archeoplastica hanno avviato un progetto scientifico per analizzare questi materiali attraverso tecniche avanzate di laboratorio, come la spettrometria di massa.

Obiettivo: comprendere quali trasformazioni chimico-fisiche subiscono dopo settimane o mesi in mare. Le domande sono tante, e tutte rilevanti:

  • Hanno assorbito sostanze tossiche presenti nell’acqua?
  • Si sono alterati con il sole, la salsedine e le alte temperature?
  • Possono diventare veicolo di batteri o altri contaminanti?

Per rispondere a tutto questo servono campioni raccolti lungo la costa. E qui entri in gioco tu.

Come puoi aiutare concretamente la ricerca scientifica

Hai trovato uno di questi dischetti neri a forma di pringles sulla spiaggia? Bene. Ecco cosa devi fare per contribuire al progetto:

  1. Raccogli uno o più dischetti che trovi sul bagnasciuga.
  2. Inseriscili in una busta chiusa. All’interno scrivi:
    • Località precisa del ritrovamento (meglio se con coordinate GPS)
    • Data in cui lo hai trovato
  3. Spedisci la busta al seguente indirizzo (puoi usare Posta4, costa come un caffè):Francesco Saliu, Ph.D.
    DISAT – Università di Milano-Bicocca
    Piazza della Scienza 1
    20126 Milano
  4. Dopo la spedizione, invia un messaggio in DM ad Archeoplastica. Il tuo contributo sarà registrato nella mappa ufficiale dei ritrovamenti.

 

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