Docente di storia spiega come si combatteva il caldo nell'Antica Roma (senza condizionatori e frigoriferi)

Agosto è tornato a ruggire, e con lui il caldo torrido che in molte città italiane ha trasformato le ore centrali in una prova di sopravvivenza. Cambiamento climatico o no, le estati roventi non sono certo un’invenzione moderna. Sì, anche 2000 anni fa a Roma il caldo estivo era insopportabile. No, le estati non avevano temperature massime di 25 gradi e notti fresche. Tra fori e acquedotti, gli abitanti dell’Antica Roma avevano sviluppato metodi ingegnosi per combattere l’afa. Niente condizionatori, niente ventilatori, e nemmeno un frigorifero all’orizzonte.

A raccontarlo è Alice Poletto, esperta di storia romana, che ha conseguito un dottorato in Archeologia all’Università di Oxford e collaboratrice della pagina er__romano. In un video ha spiegato come i nostri antenati si ingegnavano per sopravvivere alle giornate da 35 gradi (o più) senza la corrente elettrica.

Gelati senza gelatiera: il dessert dell’Antica Roma

Dimenticate coppette e coni. Il dessert tipico dei romani era una miscela di ghiaccio tritato, ricotta fresca, miele e succhi di frutta. Un vero “gelato ante litteram”, servito durante i banchetti estivi per regalare sollievo al palato e abbassare la temperatura interna. Il ghiaccio, raccolto d’inverno nelle montagne dell'Appennino e conservato in fosse isolate, era una risorsa preziosa che arrivava sulle tavole dei più fortunati.

Acqua ovunque: fontane, ninfei e freschezza a vista

L’acqua non serviva solo a bere. Nei triclini delle domus più ricche, fontane e ninfei diventavano elementi scenografici e funzionali. I zampilli, oltre a decorare, rinfrescavano l’aria circostante e trasformavano i banchetti in esperienze multisensoriali. Una vera spa naturale, alimentata da acquedotti che oggi farebbero impallidire molti impianti moderni.

Architettura contro il caldo: ipogei e affreschi “climatizzati”

Non solo superfici lussuose: i romani sfruttavano l’architettura per sfuggire alla calura. Le residenze più prestigiose ospitavano ipogei, sale sotterranee usate per banchetti o momenti di relax, fresche per natura grazie alla loro posizione. L’esempio più celebre? La villa dell’imperatrice Livia a Prima Porta, che in estate diventava un rifugio refrigerato.

Ma c’era anche un trucco per la mente: gli affreschi. Pareti decorate con alberi, giardini e paesaggi ombreggiati illudevano gli ospiti di trovarsi in un’oasi verde, amplificando la sensazione di frescura. Psicologia dell’arte, versione romana.

Questi affreschi asportati da Villa Livia davano la 'sensazione' di frescura solo a guardarli.
Questi affreschi asportati da Villa Livia davano la 'sensazione' di frescura solo a guardarli.

Vitruvio e il manuale anti-afa

Marco Vitruvio Pollione, architetto e teorico, lo aveva messo nero su bianco: le stanze destinate all’uso estivo dovevano essere orientate verso Nord o Nord-Est. Un semplice calcolo di esposizione solare bastava per evitare i raggi più intensi nelle ore critiche. Altro che climatizzazione centralizzata: qui si parlava di design passivo già nel I secolo a.C.

Ville vista mare: il lusso che rinfrescava

Molti potenti dell’epoca avevano trovato la soluzione definitiva: ville sul mare. Tra Argentario e Penisola Sorrentina, la costa era un susseguirsi di residenze lussuose affacciate sulle onde. Dalla villa di Nerone ad Anzio a quella di Agrippa Postumo a Sorrento, passando per la residenza di Tiberio a Sperlonga, la brezza marina era il condizionatore naturale più ambito.

Duemila anni dopo, il caldo estivo non ha perso forza, ma forse abbiamo perso un po’ della creatività dei nostri antenati. Loro, senza tecnologia, riuscivano comunque a trovare refrigerio tra architettura, natura e ingegno. E a giudicare dalla storia, lo facevano con stile.

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