Italiano in Iraq trova i gelati 'falsi' della Kinder: prezzo e sapore

Un italiano in viaggio in Iraq si è imbattuto in una sorpresa che ha il sapore della nostalgia... e dell’imitazione. Il content creator Tripotatoes3, famoso per le sue esplorazioni in destinazioni fuori dal radar turistico come Siria e Transnistria, ha condiviso con i suoi follower un curioso incontro culinario: i gelati “falsi” della Kinder. Non prodotti dalla Ferrero, ma così simili da far sorridere (e venire voglia di assaggiarli).

Dai deserti iracheni al freezer del supermercato

L’avventura inizia in un piccolo supermercato iracheno, dove Tripotatoes3 nota una confezione con la scritta “Buono”. Non c’è la parola “Kinder”, ovviamente, ma il font usato per “Buono” ricorda (moltissimo) da vicino quello di “Bueno”, il famoso snack al cioccolato e nocciola della Ferrero. Il richiamo visivo è immediato: colori simili, grafica accattivante e un’aria di famiglia che punta dritta ai ricordi d’infanzia. Ma qui non si tratta di due bastoncini di cioccolato ripieni: il gelato è un blocchetto croccante fuori e pieno di crema al latte dentro, con un sottile strato di cacao.

Accanto al “Buono”, un’altra chicca: il Kindor Panda Cornetto. Stessa strategia visiva, stesso mix di colori, con la “K” in nero e “indor” in rosso, proprio come la confezione Kinder. Un gioco di equilibrio tra somiglianza e differenza, sufficiente a evitare problemi legali, ma abbastanza evidente da ingolosire chi conosce l’originale. Anche questo costa circa 60 centesimi.

Il test del gusto: missione approvata

Tra i due, il nostro viaggiatore sceglie il “Buono”. Prezzo? Circa 60 centesimi di euro, un affare per concedersi uno sfizio rinfrescante sotto il sole mediorientale. All’apertura, il gelato mostra una struttura a quadratini, un po’ “barretta di cioccolato” ma in versione fredda e di colore molto più chiaro. Primo morso: “Un po’ duretto ma molto buono”, commenta Tripotatoes3, che più ne mangia più si dice soddisfatto. Il contrasto tra l’involucro croccante e il cuore lattoso conquista. Non sarà un Kinder originale, ma la missione assaggio è superata con successo.

Perché in Iraq nascono gelati così simili ai Kinder

Questi prodotti e i loro nomi non sono frutto del caso, ovviamente. In molti paesi dove le importazioni costano troppo o sono soggette a restrizioni, aziende locali creano marchi imitativi che richiamano brand famosi. Il meccanismo è semplice: riprodurre colori, caratteri tipografici e suoni del nome per stimolare un’associazione immediata nella mente del cliente. Non essendoci una tutela rigorosa del marchio o controlli serrati, il confine tra “ispirazione” e “copia” diventa molto sottile.

Meglio il 'Kindor Panda Cornetto' o il 'Buono'? A voi la scelta.
Meglio il 'Kindor Panda Cornetto' o il 'Buono'? A voi la scelta.

Il vantaggio per i produttori locali è doppio: sfruttare la popolarità globale di un marchio come Kinder e offrire un prezzo decisamente più basso. Nel contesto iracheno, dove l’originale può essere raro o costoso, un “Buono” o un “Kindor” diventano un’alternativa alla portata di tutti, specialmente dei più giovani.

Un fenomeno diffuso e accettato

In Iraq, come in altri paesi con regole di mercato meno rigide, la somiglianza ai marchi internazionali è un’arma di marketing legittimata dalla pratica quotidiana. Dal packaging alla scelta dei nomi, tutto è studiato per evocare familiarità. Spesso il consumatore è perfettamente consapevole che non sta acquistando un prodotto originale, ma sceglie comunque l’imitazione per curiosità, convenienza o semplice gusto del nuovo.

Il caso raccontato da Tripotatoes3 non è quindi solo una curiosità da viaggio, ma uno spaccato delle dinamiche commerciali locali. Una barretta gelata da 60 centesimi può raccontare molto più di quello che sembra: storie di mercato globale, creatività “borderline” e il fascino di scoprire l’imprevisto anche tra i banchi frigo di un supermercato iracheno.

 

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