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Visitare Berlino significa anche immergersi nella sua storia secolare, fatta non solo di musei e monumenti, ma anche di luoghi in cui la tradizione gastronomica incontra grandi personaggi del passato. È quello che ha fatto Saúl, conosciuto su Instagram come @chefschwartz, quando ha deciso di cenare nel ristorante più antico della Germania ancora in attività: Zur letzten Instanz. Aperto nel lontano 1621, questo locale non è soltanto una meta culinaria, ma un vero e proprio viaggio nel tempo. Non a caso, oltre trecento anni fa, vi si sarebbe seduto Napoleone Bonaparte, lasciando dietro di sé un ricordo ancora oggi visibile grazie a un tavolo speciale che porta con sé una statuetta e una targa commemorativa.
Zur letzten Instanz: il ristorante storico di Berlino
Il ristorante Zur letzten Instanz si trova nel cuore della capitale tedesca, non lontano dalla fermata della metro U2 Klosterstrasse. È un locale che ha resistito nei secoli, mantenendo intatta un’atmosfera settecentesca, arricchita da dettagli come candelabri e arredi d’epoca. La cucina proposta resta fedele alla tradizione tedesca e attira visitatori da tutto il mondo, desiderosi di assaggiare piatti che un tempo hanno accompagnato re, imperatori e generali. Aperto tutti i giorni (pranzo 12-15 e cena 17:30-23, stando alla scheda Google), esclusa la domenica, continua a rappresentare una tappa obbligata per chi vuole vivere un’esperienza che unisce storia e gusto.
Saúl ha scelto proprio questo ristorante per condividere con i suoi follower un piatto simbolo della cucina tedesca: lo stinco di maiale. Croccante all’esterno e tenero all’interno, lo stinco viene servito con una zuppa di cavoli rossi (si può aggiungere la senape, su richiesta) in un connubio di sapori che ha radici profonde nella tradizione gastronomica del Paese. Un piatto che non ha mai perso il suo fascino, capace di conquistare anche chi vi si avvicina per la prima volta.
Le recensioni online: tra entusiasmo e critiche
Con oltre 1400 recensioni su Google e una media di 4.2 stelle, Zur letzten Instanz gode di una reputazione solida ma non perfetta. Gli utenti italiani lo hanno spesso raccontato in modi contrastanti. Alcuni sottolineano che il servizio appare “freddo” e distaccato, tanto da sembrare scortese. Inevitabili le lamentele sui prezzi alti, da parte dei più parsimoniosi. Tuttavia, altri fanno notare che questa caratteristica rispecchia la cultura gastronomica tedesca, meno improntata sulla calorosa accoglienza tipica dei ristoranti italiani. Per molti, l’attenzione maggiore è rivolta al cibo, alla qualità delle birre e alla fedeltà con cui vengono rispettate le ricette tradizionali.

Non mancano però le recensioni positive. Un visitatore italiano ha raccontato di essere riuscito a cenare senza prenotazione, con molta fortuna, e di aver trovato il personale cordiale, anche se “amichevolmente distaccato”. Lo stesso cliente ha apprezzato la possibilità di scegliere tra lo stinco arrosto e la versione bollita, entrambe servite con cavoli rossi in agrodolce e senape su richiesta, esaltando così il contrasto di sapori. Per concludere, ha ordinato un dolce fatto in casa: un tortino di mele avvolto da sfoglia fragrante, che richiede circa 25 minuti di preparazione. Il conto finale, circa 39 euro per due birre grandi, stinco con contorno e dessert, rientra perfettamente nella media berlinese.
Un’esperienza tra storia e gastronomia
Il fascino di Zur letzten Instanz non si esaurisce nei suoi piatti. Camminando tra le sue sale, si percepisce un’atmosfera sospesa tra passato e presente. Il tavolo di Napoleone, con la statuetta che lo raffigura, ricorda costantemente come la storia abbia attraversato anche le mura di questo ristorante. L’uso della luce soffusa, con candele che illuminano i tavoli, contribuisce a creare un contesto intimo e suggestivo, che riporta i visitatori indietro di secoli.
Non sorprende quindi che questo locale continui a essere considerato una delle mete gastronomiche più iconiche di Berlino. È un ristorante che non solo ha visto passare la storia, ma l’ha anche accolta al suo interno, trasformandola in un elemento vivo e parte integrante dell’esperienza dei suoi ospiti.
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