Prima de 'La Grazia' a Venezia rivedi questo capolavoro di Paolo Sorrentino

Prima di vedere il film La Grazia, che ha aperto il Festival del Cinema di Venezia c'è un altro capolavoro di Paolo Sorrentino che devi recuperare.

Ci sono film che non si limitano a raccontare una storia, ma diventano vere e proprie riflessioni sul nostro Paese. Il divo, diretto da Paolo Sorrentino nel 2008, è uno di questi. Non è solo la storia di Giulio Andreotti, ma un viaggio dentro i meccanismi del potere italiano, con tutte le sue ombre, i segreti e le contraddizioni.

Un’opera che continua a essere attuale e che merita di essere vista o rivista, soprattutto oggi che Toni Servillo sta per tornare al cinema con La Grazia, presentato al Festival di Venezia, dove interpreta un politico all’opposto di Andreotti. Il film, uscirà nei cinema a gennaio, dunque, bisognerà attendere ancora un po'. Per comprendere meglio questo nuovo ruolo, bisogna prima immergersi nel mondo cupo e affascinante de Il divo.

Il film da vedere prima de La Grazia: un capolavoro di Paolo Sorrentino

Il film si concentra sugli ultimi anni di carriera politica di Andreotti. Si parte dal suo settimo governo, nel 1989, per arrivare ai processi per mafia e al crollo della Democrazia Cristiana negli anni ’90. Sorrentino costruisce una narrazione che mescola cronaca e visione personale, realtà e grottesco. Sullo sfondo scorrono le immagini delle morti eccellenti che hanno segnato l’Italia, da Aldo Moro a Giovanni Falcone, fino a Paolo Borsellino. Tutto questo grava come un’ombra sulla figura del leader democristiano, sempre enigmatico e impenetrabile. Lo trovate in streaming sulla piattaforma Netflix.

Non si tratta di un racconto lineare, ma di un mosaico di scene che alternano momenti pubblici e privati. Andreotti appare potente e fragile allo stesso tempo. Sempre circondato dalla sua corte di fedelissimi, ma profondamente solo. Questa contraddizione è il cuore del film: un uomo che domina la politica italiana per decenni e al tempo stesso resta un mistero per tutti. Uno dei motivi per cui Il divo vale assolutamente la visione è lo stile registico di Sorrentino. Lontano dal classico film biografico, sceglie un tono visionario e ironico. Le inquadrature sono studiatissime, i movimenti di macchina ipnotici, la colonna sonora sorprendente.

toni servillo scena
Toni Servillo in una scena de Il Divo di Paolo Sorrentino

Ogni dettaglio contribuisce a creare un’atmosfera cupa e surreale, che rende la vicenda ancora più affascinante. Il grottesco è la cifra del film. Non mancano momenti in cui la rappresentazione sfocia quasi nel caricaturale, ma sempre con un obiettivo preciso: restituire la distanza e l’ambiguità di un uomo che non si lascia mai decifrare fino in fondo. In questo senso, Il divo non è un semplice film politico, ma una vera opera d’arte che fonde cinema d’autore e critica sociale. Il film non avrebbe la stessa forza senza l’interpretazione di Toni Servillo.

La sua trasformazione in Andreotti è impressionante. La postura curva, la voce bassa, i gesti misurati: ogni dettaglio restituisce un personaggio quasi disumano, ma incredibilmente realistico. Servillo non imita, ma incarna. Rende Andreotti enigmatico, ironico, spietato e fragile allo stesso tempo. È una delle performance più acclamate del cinema italiano recente, capace di colpire anche chi non conosce nei dettagli la storia politica di quegli anni.

Perché vederlo oggi

Il divo è stato presentato al Festival di Cannes nel 2008, dove ha vinto il Premio della Giuria. Ha ottenuto numerosi altri riconoscimenti, tra cui una candidatura all’Oscar per il miglior trucco. La critica internazionale lo ha celebrato come uno dei ritratti più originali e coraggiosi della politica europea. In Italia ha suscitato dibattiti accesi, perché la figura di Andreotti resta ancora oggi divisiva. La forza del film sta proprio in questo: non dà risposte facili, non giudica apertamente.

Mostra il potere con tutte le sue zone grigie e lascia allo spettatore la libertà di trarre le proprie conclusioni. Rivedere Il divo oggi è ancora più interessante. La pellicola non è solo un racconto del passato, ma un’occasione per riflettere sul rapporto tra politica, responsabilità e coscienza. Il potere, così come lo racconta Sorrentino, è universale e senza tempo. Guardarlo significa capire meglio non solo Andreotti, ma anche i meccanismi che spesso si ripetono nella storia.

C’è poi un motivo in più per recuperarlo adesso: il confronto con La Grazia. Nel nuovo film presentato a Venezia, Toni Servillo interpreta un politico che rappresenta l’opposto di Andreotti. Se ne Il divo vediamo il potere chiuso, cupo e calcolatore, ne La Grazia emerge una figura diversa, più aperta e umana. Mettere a confronto questi due ruoli permette di apprezzare ancora di più la bravura dell’attore e la capacità del cinema di raccontare il potere da angolazioni diverse.

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