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Alexandra, conosciuta su Instagram come thewayfaress, ha condiviso un racconto che sembra uscito da un romanzo di avventure. Durante il suo viaggio in Micronesia, ha visitato da sola Nan Madol, la cosiddetta “Venezia dell’Oceano Pacifico”, un sito archeologico che non ha eguali al mondo. Nessuna folla di turisti, nessun cartello, nessuna infrastruttura: solo lei e le rovine di una civiltà scomparsa, avvolte da giungla e mangrovie. E, nel percorso per raggiungerla, una casa isolata con un piccolo pollaio. Un’esperienza che, come ha raccontato, l’ha fatta sentire viva e minuscola di fronte a un enigma che da secoli affascina viaggiatori, storici e archeologi.
Nan Madol, la città sull’acqua che ricorda Venezia
Una coincidenza curiosa: questo luogo archeologico si trova sull’isola di Pohnpei, in Micronesia e si estende su circa 18 km². Nan Madol, un tempo capitale della dinastia Saudeleur, era composta da più di 100 isolette artificiali costruite su una barriera corallina e collegate da una rete di canali navigabili. Ecco perché viene chiamata la Venezia dell’Oceano Pacifico. La differenza è che qui non arrivano gondole o crociere: la laguna è silenziosa, e chi ci mette piede si ritrova catapultato in un'altra epoca storica, fatta di silenzio e natura incontaminata.
Alexandra ha raccontato che l’accesso non è per nulla semplice. Il sentiero per raggiungere il sito parte dietro una casa locale, è avvolto dalla vegetazione e, con l’alta marea, si allaga al punto da costringere i visitatori a nuotare. Non sorprende quindi che, il giorno della sua visita, fosse completamente sola tra quelle mura ciclopiche.
Origini e costruzione: un’impresa impossibile?
Nan Madol rimane un mistero anche agli occhi degli studiosi. Le imponenti mura sono state costruite con enormi blocchi di basalto, alcuni dei quali pesano diverse tonnellate. Il materiale non proviene dall’area immediata: le cave si trovano a più di 40 chilometri di distanza. Il trasporto e la disposizione di circa 750.000 tonnellate di pietra su una barriera corallina, senza gru né mezzi moderni, rappresentano un enigma tecnico ancora irrisolto.

Le teorie storiche parlano di sistemi di tronchi, leve e piani inclinati, ma i racconti locali aggiungono un alone di leggenda. Alcuni, semplicemente, parlano di magia capace di far levitare le pietre, altri di poteri sonori o di forze sovrannaturali che avrebbero permesso il trasporto. Tra storia e mito, la verità rimane sospesa.
Miti e leggende di Nan Madol
Secondo la tradizione orale, la città sarebbe stata fondata dai fratelli gemelli Olosohpa e Olisihpa, dotati di poteri magici. Sarebbero stati loro a erigere i primi templi dedicati al culto e alle cerimonie. Un’altra leggenda racconta la presenza di una gigantesca anguilla sacra, Nan Samwhol, che collegava gli uomini agli dei e proteggeva la città.
Le storie tramandate nei secoli hanno contribuito a rendere Nan Madol non solo un sito archeologico, ma anche un luogo di profonda spiritualità, dove passato e mito continuano a intrecciarsi.
L’abbandono e il fascino del silenzio
Dopo il 1500, la città sull’acqua fu progressivamente abbandonata. Le cause non sono mai state chiarite del tutto: alcuni ipotizzano guerre interne, altri malattie o semplicemente il collasso di un sistema sociale non più sostenibile. Da allora, le strutture di basalto sono rimaste immerse nella vegetazione, disabitate e solitarie, come sospese nel tempo.
Camminare oggi tra i resti di Nan Madol significa immergersi in un mistero ancora irrisolto. Non è un caso che venga spesso paragonata a Stonehenge, alle Piramidi d’Egitto o ai Moai dell’Isola di Pasqua: luoghi in cui la presenza dell’uomo antico sembra sfidare le possibilità della tecnica.
Un viaggio che vale la pena
Arrivare a Nan Madol non è semplice. Richiede voli lunghi, trasferimenti complessi e spesso condizioni meteo poco favorevoli. Tuttavia, chi ci riesce porta a casa un ricordo unico. Alexandra, raccontando la sua esperienza, ha spiegato come questo viaggio le abbia fatto capire che certi luoghi non si visitano soltanto, ma si vivono. A Nan Madol non ci sono comitive né souvenir, c’è soltanto il contatto con una storia che ancora oggi lascia senza parole.
Visitare la Venezia del Pacifico significa confrontarsi con un enigma che la scienza non ha ancora del tutto svelato. E, per chi ama i viaggi lontani dalle rotte comuni, questo sito rappresenta davvero una delle meraviglie più affascinanti e misteriose della Terra.
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