Va in un negozio dell'usato vende 100 vecchi DVD: quanto incassa

Un tempo erano il simbolo di un sabato sera casalingo, oggi i DVD hanno perso quasi tutto il loro valore commerciale. Lo ha dimostrato di recente la storia di Cayle Marklew, un giovane appassionato che ha deciso di liberarsi di circa 100 dischi portandoli in una catena inglese specializzata, CeX, nota per acquistare e rivendere prodotti di intrattenimento e elettronica di seconda mano. La sua esperienza ha generato molto dibattito online, perché l’incasso finale è stato sorprendentemente basso.

Dal boom dei DVD al loro rapido declino

Per capire perché una collezione intera di film celebri valga oggi così poco, basta guardare ai dati del mercato italiano. Il picco delle vendite di DVD si è registrato nel 2005, quando in Italia il comparto raggiunse circa 1 miliardo di euro di fatturato complessivo, contando sia vendite che noleggi.

In quell’anno, solo le vendite tradizionali nei negozi superarono i 400 milioni di euro, con una crescita superiore al 30% rispetto al 2004. Alla fine del 2004, ben il 36% delle famiglie italiane aveva in casa un lettore DVD: era la consacrazione del formato come fenomeno di massa.

Ma il successo non durò a lungo. Già tra il 2007 e il 2010 iniziò la fase discendente, accelerata dall’arrivo delle prime piattaforme di streaming e dal cambiamento delle abitudini di consumo. Negli anni 2010, con la rapida crescita dei servizi digitali, il calo è diventato strutturale: molti negozi dedicati hanno chiuso e il DVD si è trasformato in un prodotto da collezionisti e appassionati nostalgici.

Il caso di Cayle: 100 DVD per appena 7 sterline

Tornando al racconto di Cayle Marklew, la sua vicenda rende bene l’idea del presente. Il ragazzo si è recato con una borsa piena di titoli, tra cui Twilight e Sex and the City, in un punto vendita CeX, noto nel Regno Unito per essere un 'pawn shop', ovvero negozio dove si portano oggetti usati e, al termine di una trattativa, si incassa una cifra pattuita tra acquirente e venditore.

Dopo aver mostrato due pile imponenti di DVD, gli è stato spiegato che l’intero stock sarebbe stato venduto intorno alle 50 sterline nei loro scaffali. A lui, però, sono arrivate appena £3,78 (circa 4.50€) per metà della collezione. Per gli altri 50 dischi il negozio non ha voluto nemmeno fare un’offerta.

Il giovane content creator ha venduto 100 DVD usati, ricevendo due voucher quasi identici: uno di 3.78 e uno di 3.79£, equivalenti a poco meno di 9€.
Il giovane content creator ha venduto 100 DVD usati, ricevendo due voucher quasi identici: uno di 3.78 e uno di 3.79£, equivalenti a poco meno di 9€.

Non soddisfatto, Cayle si è spostato in un altro punto vendita CeX a Stoke-on-Trent, noto per avere un intero piano dedicato ai DVD. Anche qui, però, il risultato non è cambiato: il secondo scontrino riportava un prezzo pressoché identico: £3,79. Il totale finale, dunque, si è fermato a poco più di 7 sterline, circa 8.60€ per una collezione di 100 DVD. Altro dettaglio fondamentale: in cambio non ha ricevuto denaro contante ma voucher spendibili presso CeX.

Perché i DVD valgono così poco oggi

Il valore bassissimo dei DVD di seconda mano è legato a una questione economica precisa: il mercato è saturo e la domanda minima. Con milioni di copie prodotte e distribuite nei primi anni 2000, oggi i dischi sono facilmente reperibili, spesso a prezzi simbolici anche nei mercatini o online.
Alcuni utenti sui social hanno raccontato di aver acquistato 30 DVD a 1,50 sterline, o addirittura 90 titoli a poco più di 3 sterline. La conseguenza è che solo i pezzi da collezione, edizioni limitate o film molto ricercati possono avere un reale valore commerciale sul mercato dell’usato. Gli unici DVD 'preziosi' sono quelli di film impossibili da trovare sulle piattaforme legali di streaming, oppure edizioni speciali per collezionisti, ma parliamo di un segmento di mercato estremamente ristretto. In questi casi i prezzi possono anche salire, a volte di decine o centinaia di euro per un singolo titolo raro.

In molti casi, i DVD comuni vengono addirittura rifiutati dai negozi, proprio perché lo spazio sugli scaffali viene riservato ad articoli considerati più richiesti, come videogiochi, console o dispositivi elettronici. Ecco perché donate alle associazioni benefiche e alle biblioteche pubbliche rimangono tra le strade più scelte da chi vuole liberarsene senza vedersi riconosciuto un valore economico significativo.

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