Stasera c'è in tv la storia di un grande campione: tutta l'Italia lo ha amato e con lui i tifosi hanno pianto e gioito.
Ci sono campioni che diventano leggende e restano nella memoria collettiva non solo per i gol o per i trofei, ma per ciò che hanno rappresentato. Roberto Baggio è uno di loro. La sua carriera ha attraversato vittorie, cadute, rinascite e momenti che hanno fatto la storia del calcio italiano. Raccontare la sua vita significa toccare corde profonde, ed è proprio ciò che fa Il Divin Codino, il film biografico diretto da Letizia Lamartire e trasmesso per la prima volta nel 2021. Stasera il pubblico avrà l’occasione di rivivere questa storia sul piccolo schermo.
Il film non è un semplice resoconto sportivo. Non si limita a ricordare i gol memorabili o le maglie indossate nei club più prestigiosi. Il Divin Codino porta lo spettatore dentro il percorso umano di un calciatore che ha saputo diventare simbolo di resilienza e di passione. La pellicola mette in luce come dietro ogni trionfo ci sia una lunga serie di sacrifici, dolori e cadute, ma anche la forza di rialzarsi e continuare.
Stasera in tv, la storia di un grande campione: l'Italia lo ha amato fin da subito
Il film va in onda stasera, 4 settembre 2025, su Cine34 intorno alle ore 21.00. La storia segue oltre vent’anni della vita di Baggio. Si parte dalla sua adolescenza a Vicenza, quando un ragazzo dai piedi d’oro comincia a inseguire un sogno. Si arriva fino agli ultimi anni di carriera con il Brescia, in un viaggio costellato di tappe decisive. Ci sono i Mondiali del 1994 negli Stati Uniti, con quel rigore sbagliato nella finale contro il Brasile rimasto impresso in milioni di tifosi. Ancora, si vedranno gli scontri con allenatori come Arrigo Sacchi e Giovanni Trapattoni, che spesso hanno visto in lui un talento difficile da gestire.
Non può mancare il rapporto con il padre, figura severa e centrale, a cui Roberto promette fin da bambino che un giorno porterà l’Italia a vincere il Mondiale. Uno dei punti di forza del film è la capacità di mostrare la fragilità dietro la gloria. Baggio non è raccontato solo come l’eroe con il numero 10 sulle spalle, ma come un uomo che affronta infortuni devastanti, crisi interiori e momenti di solitudine. Il dolore fisico e quello psicologico diventano parte di una parabola sportiva che si intreccia con un percorso di crescita personale.

La scoperta del buddismo è un passaggio fondamentale della sua vita, perché gli offre una nuova chiave per affrontare le difficoltà e ritrovare equilibrio. La regia di Letizia Lamartire sceglie uno stile intimo e malinconico. Le scene calcistiche sono ricostruite con attenzione, ma non sono mai il cuore della narrazione. A parlare sono i silenzi, gli sguardi e i rapporti familiari. Andrea Arcangeli, che interpreta Roberto Baggio, riesce a restituire la complessità di un campione che ha fatto sognare generazioni di tifosi. Accanto a lui, l’attrice Valentina Bellè dà vita ad Andreina, la moglie che lo accompagna con discrezione e forza lungo tutto il cammino.
Perché vale la pena vederlo
Un aspetto interessante del film è la sua capacità di rivolgersi non solo agli appassionati di calcio, ma a chiunque sia attratto dalle storie di vita vera. Il Divin Codino non è un film tecnico, non è pensato per chi vuole rivivere le partite minuto per minuto. È piuttosto un viaggio emozionale, che parla di resilienza, di cadute e di ripartenze. Guardandolo si comprende perché Roberto Baggio sia ancora oggi un punto di riferimento. Nonostante i momenti bui, ha saputo conquistare l’affetto dei tifosi per la sua autenticità e la sua umanità. Il titolo stesso, non è solo un riferimento all’acconciatura che lo rese inconfondibile.
È un soprannome che richiama quasi un’aura mistica, come se quel calciatore fosse capace di unire talento e spiritualità. La sua figura ha infatti superato i confini del campo: Baggio è diventato icona di stile, simbolo di speranza e modello di coraggio per chiunque abbia dovuto rialzarsi dopo una sconfitta. Guardare questo film stasera vuol dire concedersi un viaggio dentro la memoria collettiva del calcio italiano. È un’occasione per ricordare non solo Baggio calciatore, ma soprattutto la forza di un uomo che ha saputo trasformare le sue ferite in segni di grandezza.
