L’uomo delle castagne: il thriller nordico che ha conquistato Netflix in soli 6 episodi.
L’uomo delle castagne è una miniserie danese che ha ottenuto grande successo internazionale. È tratta dal romanzo omonimo di Søren Sveistrup, già autore di The Killing, e distribuita da Netflix a partire dal 29 settembre 2021. Con i suoi sei episodi, si è subito distinta per l’atmosfera cupa, il ritmo serrato e la capacità di incollare lo spettatore allo schermo. La storia si muove tra presente e passato, unendo mistero e tensione psicologica. Sin dall’inizio, la serie si mostra come un esempio perfetto di nordic noir, un genere che ha trovato enorme spazio nel panorama televisivo degli ultimi anni.
Su Netflix la serie thriller da vedere tutta d'un fiato: solo 6 episodi
Il racconto si apre nel 1987, in una fattoria isolata dove viene ritrovata una famiglia sterminata. Accanto ai corpi spunta un dettaglio inquietante: piccoli omini fatti di castagne. Una scena che diventa la firma del serial killer e che ritorna trent’anni dopo. A Copenaghen, infatti, la detective Naia Thulin e il collega Mark Hess si trovano a indagare su un nuovo caso brutale. Una donna viene trovata uccisa e mutilata in un parco giochi, accanto a lei c’è un omino di castagne. Il particolare che sconvolge tutti è la presenza dell’impronta digitale di una bambina scomparsa, la figlia della ministra degli Affari Sociali, Rosa Hartung.
Da questo momento inizia una corsa contro il tempo. I due investigatori devono ricostruire un puzzle intricato, dove le indagini si intrecciano con segreti politici e drammi familiari. L’ambientazione, cupa e realistica, rende la capitale danese un personaggio aggiunto, con le sue atmosfere fredde e spersonalizzanti. Naia Thulin, interpretata da Danica Curcic, è una detective giovane e determinata. Madre single, sogna di cambiare vita ma si ritrova invischiata in un’indagine che mette a rischio la sua stabilità emotiva. Accanto a lei c’è Mark Hess, interpretato da Mikkel Boe Følsgaard, investigatore dell’Europol trasferito in Danimarca per i suoi metodi poco ortodossi. Tra i due nasce un rapporto complesso, fatto di collaborazione e diffidenza, ma anche di grande intesa.

Al centro della storia c’è anche Rosa Hartung, interpretata da Iben Dorner, ministra sconvolta dalla tragica scomparsa della figlia. Il suo dolore si intreccia con la politica e con le pressioni pubbliche, rendendo la sua figura una delle più intense della serie. La forza de L’uomo delle castagne sta proprio nell’equilibrio tra indagine poliziesca e vita privata dei protagonisti. I detective non sono semplici eroi senza macchia, ma persone fragili, piene di contraddizioni e vulnerabilità.
Perché vale la pena vederla
La serie si inserisce nel filone del nordic noir, caratterizzato da atmosfere grigie, cieli plumbei e un senso costante di inquietudine. Il ritmo non è mai frenetico, ma cresce episodio dopo episodio, alimentando la tensione. I temi affrontati sono profondi e dolorosi: il trauma, la perdita, il peso del passato e le cicatrici che non si rimarginano. Gli omini di castagne diventano un simbolo angosciante, legato al dolore delle famiglie e alla brutalità del killer. Ogni episodio aggiunge un tassello, mostrando come le ferite personali si riflettano nelle indagini.
L’uomo delle castagne non è stato definito un capolavoro assoluto, ma ha conquistato pubblico e critica per la coerenza narrativa e la capacità di costruire suspense. Gli spettatori hanno apprezzato la regia cupa, la fotografia ricca di contrasti e l’interpretazione intensa del cast. In poco tempo, la miniserie si è ritagliata un posto di rilievo nel panorama delle produzioni scandinave. È stata lodata per la qualità visiva, la profondità dei personaggi e la capacità di unire mistero e dramma psicologico.
