3000 turisti l'anno, 3 voli settimanali: turista mostra com'è la nazione meno visitata al mondo

In un anno a Roma, Firenze o Napoli transitano milioni di viaggiatori. Nemmeno nella giornata più fiacca della bassa stagione turistica, queste città italiane raggiungerebbero i numeri di una nazione che riceve meno di dieci turisti al giorno. Stiamo parlando di Tuvalu, uno dei paesi più piccoli e remoti al mondo, con appena 3000 visitatori l’anno e tre voli settimanali che collegano l’unico aeroporto del paese al resto del pianeta.

Questa minuscola nazione si trova nel cuore dell’Oceano Pacifico, a metà strada tra l’Australia e le Hawaii. È composta da nove atolli corallini e isole, stretti lembi di terra che emergono a pochi metri sopra il livello del mare. Proprio questa caratteristica, insieme alla distanza da ogni grande hub internazionale, rende Tuvalu tanto affascinante quanto difficile da raggiungere.

Tuvalu: una nazione remota e fragile

Chi osserva una cartina geografica nota subito la sua posizione isolata: Tuvalu dista oltre mille chilometri dalle Fiji, unico scalo da cui partono i voli diretti. L’aeroporto di Funafuti, la capitale, ospita tre atterraggi settimanali e, nel resto del tempo, la sua pista diventa un luogo di ritrovo per la comunità locale. I bambini la trasformano in un campo da calcio improvvisato, mentre famiglie e giovani la usano come spazio di socializzazione. Una scena che difficilmente si potrebbe immaginare altrove.

La fragilità ambientale è l’altro grande aspetto che caratterizza Tuvalu. Gli esperti di climatologia hanno più volte sottolineato come l’innalzamento del livello del mare, conseguenza diretta del cambiamento climatico, rischi di sommergere questi atolli entro pochi decenni. Una prospettiva drammatica per una popolazione che oggi non supera i 12.000 abitanti e che vive in stretta simbiosi con l’oceano circostante.

L’esperienza del content creator Edu – Brújula y Tenedor

Tra i pochi viaggiatori che nel 2025 hanno deciso di spingersi fin qui c’è anche Edu, conosciuto online come Brújula y Tenedor, creatore di contenuti spagnolo specializzato in video di viaggio. Il suo racconto, condiviso sui social, ha fatto scoprire a migliaia di utenti il volto autentico di Tuvalu.

L'aeroporto di Tuvalu, nei giorni senza atterraggi, diventa una sorta di campo di calcio o pallavolo per i bambini del posto.
L'aeroporto di Tuvalu, nei giorni senza atterraggi, diventa una sorta di campo di calcio o pallavolo per i bambini del posto.

Il video inizia proprio all’aeroporto, con l’autore che sottolinea la particolarità del luogo: “Non è pericoloso stare qui, nel mezzo della pista d'atterraggio: arrivano tre voli a settimana e il mio è appena atterrato”. Da lì, le immagini scorrono mostrando atolli stretti e lunghi, circondati da sabbia bianchissima, palme e acque cristalline. Non mancano scorci di vita quotidiana: donne impegnate nel cucito, pescatori che preparano le reti, bambini che salutano incuriositi.

Una vita non adattata al turismo

Nel suo racconto, Edu evidenzia come Tuvalu non sia affatto preparata a ricevere visitatori internazionali. Non ci sono grandi hotelristoranti pensati per i turisti. Chi arriva deve integrarsi nello stile di vita locale, affidandosi alla disponibilità e all’ospitalità della comunità. Il content creator racconta di essere stato invitato da una famiglia a pescare in barca e poi a cenare insieme, un gesto che testimonia l’accoglienza calorosa degli abitanti.

Non mancano aneddoti curiosi: una serata in un bar improvvisato, ricavato da una casa quasi in rovina, dove si servivano birre e risuonava musica ad alto volume. “Tutti volevano conoscermi e parlare con me”, spiega Edu, sottolineando come il contatto umano sia parte integrante dell’esperienza.

Un paradiso naturale in pericolo

Gli atolli di Tuvalu appaiono come corone di sabbia e corallo sospese nell’oceano turchese. La biodiversità marina attira i pochi appassionati di snorkeling che riescono a raggiungere queste isole, mentre il paesaggio rimane intatto e incontaminato. Proprio questa autenticità rappresenta la sua ricchezza, ma al tempo stesso il suo punto debole di fronte ai rischi climatici.

Per raggiungere Tuvalu, i viaggiatori partono dalle Fiji e atterrano a Funafuti, l’unico punto di accesso. La valuta utilizzata è il dollaro australiano, a conferma dei legami storici e politici che il piccolo stato intrattiene con l’Australia. Visitare queste isole oggi significa entrare in contatto con un mondo che potrebbe non esistere più domani, un patrimonio culturale e naturale destinato a resistere ancora per poco se le condizioni ambientali non cambieranno radicalmente.

Tuvalu resta così una delle mete meno visitate al mondo: remota, fragile, ma sorprendentemente viva grazie alla sua comunità. Un luogo che racconta la forza della resilienza e che continua, con i suoi soli 3000 turisti l’anno, a custodire uno dei segreti meglio nascosti del Pacifico.

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