La vincitrice di MasterChef, conosciuta come Anna Zhang, ha rivoluzionato la solita lattuga: potrete dire addio alla classica insalata.
Settembre è il mese dei ritorni. Si torna a scuola, al lavoro, alle abitudini quotidiane, ma questo non significa rinunciare al piacere di portare in tavola piatti freschi, leggeri e creativi. Proprio quando l’aria si fa più frizzante e l’estate sembra allontanarsi, Anna Zhang, la vincitrice di MasterChef 14, regala una ricetta che stravolge completamente l’idea classica di insalata. Non una semplice ciotola di lattuga, ma una preparazione sorprendente che trasforma un piatto apparentemente banale in un’esperienza gastronomica raffinata, perfetta anche per chi vuole mantenersi in forma senza rinunciare al gusto.
L’idea di Anna nasce dalla voglia di unire la freschezza della verdura alla profondità di sapori inaspettati, quelli che appartengono alle tradizioni culinarie asiatiche ma che si possono facilmente portare nelle nostre cucine. Il messaggio è chiaro: per creare qualcosa di unico non servono ingredienti impossibili da trovare, basta saper guardare nei posti giusti. Negozi biologici ed etnici sono scrigni di sapori che possono rivoluzionare la nostra dieta quotidiana.
La vincitrice di MasterChef cambia la ricetta della lattuga: addio semplice insalata
La protagonista di questo piatto è la lattuga, trattata come non l’abbiamo mai vista prima. Invece di essere servita cruda, Anna propone di tagliarla a metà e farla “abbrustolire” in padella con un filo d’olio, a fiamma alta. Il tempo è fondamentale: un minuto e mezzo, massimo due per lato. Così la lattuga mantiene il cuore croccante ma assume una nota affumicata e leggermente caramellata che cambia completamente la percezione del gusto. È un gesto semplice, ma rivoluzionario, che dà subito un carattere nuovo al piatto.
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Mentre la lattuga si rosola, ci si dedica alla prima salsa. Anna la definisce la chiave della freschezza. In una ciotola si mescolano olio extravergine, succo di limone, un cucchiaio di polvere di zenzero, un goccio di succo di yuzu, due pizzichi di sale. Bastano pochi istanti e gli aromi iniziano a fondersi, creando una crema leggera ma profumatissima. Questa miscela, inserita tra le foglie della lattuga ancora calda, regala una sensazione esplosiva: acidità, piccantezza e note agrumate che si rincorrono e bilanciano la dolcezza naturale della verdura.

Ma Anna non si ferma qui. L’elemento che fa davvero la differenza è la seconda salsa, più intensa e avvolgente. In un pentolino si diluisce la salsa di soia con un po’ d’acqua, si aggiungono due cucchiaini di miele e della paprika affumicata precedentemente tostata. Questa combinazione crea un equilibrio perfetto tra sapidità, dolcezza e affumicato, trasformando ogni boccone in un viaggio di sapori.
Il tocco finale: prugne essiccate giapponesi
Il tocco finale è quasi poetico: qualche goccia di umeboshi, le tipiche prugne giapponesi essiccate, conosciute per il loro gusto deciso e leggermente acidulo. Non servono grandi quantità, basta un accento, e il piatto acquista profondità e personalità. È come un colpo di pennello in un dipinto già completo, che però diventa memorabile.
L’impiattamento, nella visione di Anna Zhang, non è un dettaglio da trascurare. La lattuga va posizionata come fosse la protagonista di un’opera d’arte, le salse adagiate con cura in modo da abbracciare il vegetale senza coprirne la bellezza. È un piatto che si mangia prima con gli occhi e poi con il palato.
Questa insalata, che rompe gli schemi della tradizione, non è soltanto un contorno, ma può diventare il piatto principale di una cena leggera, ideale da condividere o da gustare in solitaria. È una ricetta che invita a riscoprire la lattuga, spesso considerata un ingrediente “povero” o relegato alle diete, in una veste nuova e sofisticata.
Il valore aggiunto di questa proposta non è solo nella bontà, ma anche nel messaggio che porta con sé. Anna dimostra che cucinare in modo creativo e salutare è alla portata di tutti, basta un po’ di curiosità e la voglia di sperimentare. Non è necessario avere una dispensa da chef stellato, ma piuttosto la capacità di cercare ingredienti particolari e di aprirsi a nuove culture culinarie.
