Se ti è piaciuta Adolescence, non puoi perdere questa serie forte su Netflix

Se avete apprezzato particolarmente Adolescence su Netflix, c'è una serie tv altrettanto forte e intensa che non potete perdere in streaming.

Se avete amato “Adolescence” e state cercando un’altra serie che riesca a trasmettere lo stesso impatto emotivo, “Tredici” su Netflix è il titolo perfetto da scoprire. Due serie molto diverse nella forma, ma simili nella sostanza. Entrambe, infatti, affrontano i lati più bui e dolorosi dell’adolescenza. Mettono al centro il disagio dei ragazzi, il senso di colpa, la violenza e la pressione sociale. Quest'ultima, molto spesso segna in maniera irreversibile la crescita.

Se hai amato Adolescence c'è un'altra serie tv su Netflix che devi guardare

Tredici” (13 Reasons Why) ha debuttato su Netflix nel 2017, diventando subito un fenomeno globale. Creata da Brian Yorkey e basata sul romanzo di Jay Asher, la serie si apre con Clay Jensen, un liceale che riceve una scatola di cassette registrate da Hannah Baker, una compagna di scuola che ha deciso di togliersi la vita. In ogni nastro Hannah spiega i motivi che l’hanno portata a compiere quel gesto estremo, raccontando episodi di bullismo, abusi, tradimenti e indifferenza.

tredici scena
Una scena della serie tv Tredici, disponibile su Netflix

La prima stagione è stata acclamata per il coraggio con cui ha portato in scena il suicidio adolescenziale, senza filtri e con un approccio crudo e realistico. Ha aperto un dibattito internazionale sull’impatto delle pressioni sociali sui ragazzi, sul ruolo della scuola e sulla responsabilità delle famiglie. Le stagioni successive, inoltre, hanno diviso la critica: molti spettatori hanno ritenuto che i nuovi intrecci non fossero all’altezza della forza narrativa iniziale. Nonostante questo, “Tredici” resta una serie capace di lasciare un segno profondo, soprattutto per chi vive o ha vissuto le difficoltà della crescita.

Se “Tredici” si concentra sulla voce di una ragazza che non c’è più, “Adolescence” sceglie un approccio diverso, ma altrettanto potente. Diretta da Philip Barantini, la miniserie britannica racconta la storia di Jamie, un tredicenne arrestato con l’accusa di aver ucciso una compagna di scuola. La vicenda viene narrata da più punti di vista: la famiglia del ragazzo, la polizia, la scuola e persino la psicologa forense che deve analizzare il caso.

Questa struttura corale permette di vedere la tragedia da angolazioni diverse, offrendo un ritratto complesso e doloroso della società. Oltre a raccontare il dramma personale, la serie affronta temi di enorme attualità come la cultura “incel”, i pericoli dei social media, l’alienazione digitale e la fragilità delle nuove generazioni. Ogni episodio diventa una riflessione non solo sull’adolescenza, ma anche sul ruolo delle istituzioni e degli adulti che spesso non riescono a intercettare i segnali di disagio.

I punti di contatto tra Tredici e Adolescence

Pur con storie e personaggi diversi, le due serie condividono la stessa missione: scuotere lo spettatore e costringerlo a guardare in faccia realtà scomode. In entrambe i protagonisti sono ragazzi comuni, che improvvisamente si trovano a vivere tragedie estreme come il suicidio o l’omicidio tra coetanei.

Le famiglie e la scuola non sono solo sfondi narrativi, ma diventano veri e propri personaggi collettivi. Da un lato, rappresentano il fallimento di una comunicazione spesso assente; dall’altro, mostrano quanto senso di colpa e responsabilità possano ricadere sugli adulti di fronte a drammi simili. In più, la pressione dei social media è una presenza costante: sia Hannah in “Tredici” che Jamie in “Adolescence” sono intrappolati in un contesto iperconnesso che amplifica ogni fragilità.

Entrambe le serie scelgono uno stile narrativo crudo, diretto, senza concessioni al sentimentalismo. Non cercano di edulcorare la realtà, ma preferiscono metterla a nudo, invitando lo spettatore a riflettere su quanto le parole, i silenzi e le azioni quotidiane possano avere conseguenze devastanti.

Perché guardarle oggi

“Tredici” e “Adolescence” non sono serie leggere né pensate solo per l’intrattenimento. Sono racconti che aprono ferite, ma al tempo stesso permettono di comprendere meglio il mondo adolescenziale. Guardarle significa mettersi in discussione, capire quanto fragile possa essere il confine tra una vita normale e un abisso di dolore. Il loro valore non è soltanto artistico, ma sociale. Spingono genitori, insegnanti e ragazzi a parlare, a non ignorare i segnali di disagio, a non minimizzare la sofferenza interiore.

In questo senso, “Tredici” è la scelta ideale per chi ha apprezzato “Adolescence”, perché ne raccoglie lo spirito e lo porta avanti con una storia nuova, altrettanto intensa e capace di far discutere. Chi ama i drammi psicologici troverà in queste due serie un’esperienza che va oltre la visione. Non si tratta di semplici intrighi adolescenziali, ma di veri specchi che riflettono paure, errori e fragilità della nostra società.

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