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L’Australia rappresenta, per molti europei, un luogo affascinante e misterioso. Colonizzata dai britannici solo in tempi relativamente recenti, è oggi un Paese multiculturale abitato in gran parte da discendenti di europei, ma anche da un numero crescente di immigrati asiatici, soprattutto cinesi e provenienti dal subcontinente indiano. Tuttavia, la storia e l’anima più autentica del continente appartengono agli aborigeni australiani, i primi abitanti di queste terre. La loro presenza, oggi, si concentra soprattutto nelle zone desertiche e remote, ambienti estremi nei quali l’adattamento difficile ha forgiato tradizioni uniche, comprese quelle alimentari.
A raccontare queste usanze è stato Matteo Segattini, content creator italiano residente in Australia e molto seguito su TikTok. In uno dei suoi video più recenti ha mostrato al pubblico europeo alcuni dei piatti più tipici della tradizione aborigena. Le sue parole hanno attirato l’attenzione perché descrivono una dieta tanto sorprendente quanto distante dalle abitudini mediterranee: «La dieta degli aborigeni è sconvolgente, specialmente per un italiano», ha dichiarato.
La sopravvivenza nel deserto australiano
La vita nelle regioni desertiche dell’Australia non ha mai offerto grandi risorse. Per questo motivo gli aborigeni, nel corso dei secoli, hanno sviluppato un rapporto diretto con l’ambiente, sfruttando ciò che la natura metteva loro a disposizione. L’alimentazione tradizionale, che oggi resiste in parte nelle comunità più isolate, rispecchia la necessità di sopravvivere in condizioni climatiche e ambientali estreme.
Segattini ha ricordato che, nonostante la modernità abbia modificato molte abitudini, le tracce della dieta nomade rimangono evidenti. Per secoli, infatti, gli aborigeni hanno basato il loro sostentamento su animali e insetti reperibili direttamente sul territorio. Alcuni cibi, agli occhi degli occidentali, risultano bizzarri, ma possiedono un grande valore nutritivo e culturale.
Goanna: il varano sotto le braci
Tra le pietanze più sorprendenti citate da Segattini c’è il Goanna, un grande varano molto diffuso nel continente australiano. Questo rettile può raggiungere dimensioni notevoli, ma la tradizione aborigena privilegia gli esemplari giovani, considerati più teneri e saporiti. La preparazione è semplice e diretta: il goanna viene cucinato sotto le braci, mantenendo intatti i suoi valori nutritivi. Per un italiano, abituato a piatti di pasta o a carni cucinate con condimenti complessi, l’idea di mangiare un rettile può sembrare estrema. Tuttavia, per le popolazioni locali, rappresenta un’autentica prelibatezza.

Honeyants: le formiche dal “sapore dolce”
Un altro alimento che fa mettere le mani nei capelli a chi non conosce la cultura aborigena sono le honeyants, conosciute anche come formiche del miele. Questi insetti vivono nel sottosuolo e vengono raccolti scavando nel terreno, soprattutto dopo le piogge. Sono molto apprezzati dai bambini, che le consumano come una sorta di dolce naturale. Segattini ha raccontato di averle assaggiate personalmente, descrivendole come sorprendentemente simili al miele tradizionale. Un’esperienza che ribalta completamente l’idea occidentale di dessert e che dimostra la capacità umana di trovare zuccheri e energia in contesti ostili.
Witchetty Grubs: le larve bianche ricche di proteine
Forse l’alimento più emblematico della tradizione aborigena rimane il Witchetty Grub, una grossa larva bianca che si nutre di legno e si trova nelle radici di alcune piante del deserto. Per gli aborigeni non rappresenta un cibo insolito, ma una preziosa fonte di proteine. Viene consumata sia cotta che cruda: la prima modalità la rende più digeribile, la seconda è considerata una scelta da intenditori. Segattini ha sottolineato come questa abitudine risulti scioccante per molti europei, ma allo stesso tempo sia fondamentale per comprendere la logica di un popolo che ha imparato a sopravvivere grazie a risorse essenziali e poco appariscenti.
Un patrimonio culturale che sorprende gli italiani
Al termine del suo video, il content creator italiano ha spiegato che ciò che per noi appare come “bizzarro” è in realtà il risultato di un percorso di adattamento millenario. Per gli aborigeni australiani, questi alimenti non sono curiosità folkloristiche, ma parte integrante di una cultura che ha permesso loro di prosperare in un ambiente ostile. «La fame è la migliore cuoca», ha ricordato Segattini, sottolineando come l’uomo, in ogni angolo del mondo, abbia saputo trasformare la necessità in tradizione.
Oggi, con il diffondersi dei contenuti digitali, sempre più italiani entrano in contatto con queste storie. E la testimonianza diretta di chi vive in Australia offre un’occasione preziosa per scoprire come le tradizioni alimentari aborigene, considerate sconvolgenti per la mentalità occidentale, rappresentino invece una lezione di resilienza e di rispetto per la natura.
