Non solo carne di maiale: Ebrea indica cosa non può mangiare (e perché)

Le regole alimentari delle religioni monoteiste hanno sempre affascinato studiosi e curiosi. Se il Cristianesimo cattolico non ha mai imposto divieti stringenti a tavola, Islam ed Ebraismo hanno invece elaborato norme precise che definiscono ciò che è permesso e ciò che è vietato. Entrambe le fedi proibiscono la carne di maiale, ma l’Ebraismo va molto oltre. Sasha Margot, giovane argentina di fede ebraica che vive in Israele, ha raccontato quali sono i cibi che non ha mai assaggiato in vita sua, spiegando le ragioni di queste regole millenarie.

Perché l’Ebraismo vieta il maiale e il mix carne-latte

La prima categoria è proprio la carne di maiale. Sasha spiega di non aver mai assaggiato né prosciutto né salame, tanto meno un panino con affettati di maiale e formaggio. La Torah e la tradizione ebraica considerano il maiale un animale impuro, non idoneo al consumo. Oltre a questo divieto, l’Ebraismo vieta di mescolare carne e latte. La regola si fonda su un passo biblico (“Non cuocerai il capretto nel latte di sua madre”), interpretato nei secoli come un monito ad evitare ogni combinazione tra i due alimenti. Di conseguenza, piatti molto diffusi altrove – come hamburger con formaggio, lasagne alla bolognese o pasta con ragù e Parmigiano – risultano proibiti.

La content creator Ebrea ha elencato alcune categorie di cibi che lei non può mangiare.
La content creator Ebrea ha elencato alcune categorie di cibi che lei non può mangiare.

Frutti di mare: crostacei e molluschi esclusi dalla tavola

La seconda categoria di alimenti vietati riguarda i frutti di mare. Crostacei come gamberi e granchi, molluschi come cozze, vongole e calamari, ma anche polpi, non possono entrare nella dieta kasher. La regola si basa sul libro del Levitico: solo i pesci che hanno sia pinne sia squame possono essere consumati. I frutti di mare, privi di queste caratteristiche, sono quindi banditi. Sasha racconta che, vivendo in Argentina prima e in Israele poi, non ha mai avuto occasione di sperimentare quei sapori che invece sono comuni nella tradizione mediterranea.

Il divieto di consumare sangue

Un altro punto fondamentale riguarda il sangue. L’Ebraismo lo considera simbolo della vita e pertanto non deve essere ingerito. Per questo motivo, le carni devono subire un processo di dissanguamento molto accurato, mentre pietanze come il sanguinaccio non trovano spazio nella cucina ebraica. Sasha ricorda come in Argentina, patria dell’asado, molte famiglie preparino piatti a base di sangue, ma nella sua casa tali preparazioni non siano mai esistite.

Insetti e parassiti: controlli minuziosi su frutta e verdura

Non solo carne e pesce: anche gli insetti rientrano tra gli alimenti proibiti. Per questa ragione molte famiglie ebree adottano strumenti specifici molto precisi per verificare che verdure e frutta non contengano parassiti invisibili a occhio nudo. Broccoli, cavolfiori, insalate e altri ortaggi vengono lavati e controllati con estrema attenzione. Sasha racconta che in casa sua è normale avere macchinari dedicati a questi controlli minuziosi, proprio per rispettare le regole kasher e garantire che nessun insetto finisca accidentalmente nel piatto.

Pesci senza pinne o squame: un’altra categoria vietata

L’ultimo gruppo comprende i pesci che non presentano sia pinne sia squame. Anguilla, squalo e pesce spada rientrano tra questi. Anche qui, il riferimento è sempre il Levitico: ciò che non ha entrambe le caratteristiche non può essere consumato. Questo porta ad una selezione molto rigorosa di ciò che è permesso, influenzando inevitabilmente le abitudini alimentari quotidiane.

Nel suo racconto, Sasha confessa di non sentire la mancanza di questi cibi, perché non li ha mai provati. “Non può mancarti ciò che non hai mai assaggiato”, dice sorridendo. L’unica eccezione riguarda i taglieri di affettati, che l’attirano visivamente, ma per il resto afferma di essere cresciuta serenamente senza quegli alimenti e di non provare alcun desiderio particolare di assaggiarli.

Il suo racconto dimostra come le regole alimentari non siano soltanto norme religiose, ma anche parte integrante dell’identità culturale e familiare. Seguendo queste regole, Sasha ha sviluppato un rapporto con il cibo diverso da quello di molti coetanei, imparando a costruire abitudini che rispettano la tradizione ebraica e che ancora oggi definiscono la sua quotidianità.

Lascia un commento