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Una vacanza in famiglia avrebbe dovuto iniziare con entusiasmo e relax, ma per i coniugi australiani Kriss e Kate Hardman il soggiorno si è trasformato in un incubo dopo una scoperta inquietante all’interno dell’Airbnb che avevano prenotato a Perth, in Australia. In pochi minuti, quella che sembrava una casa perfetta per loro e i tre figli è diventata un luogo da cui fuggire al più presto.
Una telecamera “invisibile” rovina il sogno di una vacanza tranquilla
La coppia di content creator aveva scelto una villa a quattro camere da letto per trascorrere qualche giorno in famiglia. Tutto appariva perfetto: ampi spazi, arredamento moderno e una posizione centrale nella capitale dell’Australia Occidentale. Ma appena entrati, qualcosa ha attirato l’attenzione di Kriss. Su una mensola bianca, tra alcuni oggetti decorativi, c’era una telecamera accesa. Non un semplice dispositivo di sicurezza esterno, bensì una videocamera interna che sembrava attiva e puntata verso il soggiorno. E non una microcamera camuffata con maestria: parliamo di un oggetto impossibile da non vedere, poggiato su un tavolo.

Nel video pubblicato su TikTok, Kriss ha raccontato il momento della scoperta, chiedendo ai suoi follower se fosse normale trovare una telecamera in una struttura privata affittata su Airbnb. La risposta del web è stata immediata e univoca: “Assolutamente no!”. Molti utenti hanno sottolineato come la piattaforma proibisca esplicitamente qualsiasi dispositivo di registrazione in spazi interni occupati dagli ospiti.
La reazione immediata: paura e fuga dalla casa
La famiglia, comprensibilmente scossa, ha deciso di non restare nemmeno una notte. In un secondo video, pubblicato solo poche ore dopo, Kate ha spiegato che la scoperta li aveva profondamente turbati: “Ci siamo sentiti vulnerabili, soprattutto per i nostri tre bambini. Non potevamo restare lì”.
Airbnb, contattata subito, avrebbe inizialmente mostrato disponibilità, offrendo di trovare un’altra sistemazione con caratteristiche simili e di coprire i costi di una notte in hotel. Tuttavia, come raccontato da Kriss, quando è emerso che la nuova sistemazione costava diverse migliaia di dollari in più, la comunicazione con l’assistenza clienti si sarebbe improvvisamente interrotta. “Sono spariti, non rispondevano più”, ha dichiarato il creator, chiedendo ai suoi follower di aiutarli a diffondere la vicenda.
Il potere dei social e l’intervento di Airbnb
La pressione online ha avuto effetto. Nelle ore successive, il video è diventato virale e ha attirato l’attenzione della stampa australiana. Solo allora, secondo quanto raccontato dalla coppia, Airbnb ha coperto interamente i costi e ha aiutato la famiglia a trovare una nuova casa senza spese aggiuntive. Kriss ha commentato: “Siamo grati ai nostri follower, ma mi chiedo cosa sarebbe successo se non avessimo avuto visibilità sui social. Non tutti possono contare su un pubblico per farsi ascoltare”.
Il caso ha aperto un dibattito acceso sul tema della privacy negli alloggi in affitto breve, un argomento che da anni genera preoccupazione. Anche se la piattaforma ha regole chiare, non sempre vengono rispettate, e controlli capillari risultano difficili da effettuare in modo costante.
Le regole di Airbnb sulle telecamere e la sicurezza degli ospiti
In risposta alla vicenda, un portavoce di Airbnb Australia e Nuova Zelanda ha ribadito quanto indicato sul sito ufficiale: “Non è consentito installare telecamere o dispositivi di registrazione negli spazi interni delle case, anche se sono spenti. Sono invece ammessi sistemi di sorveglianza esterni e sensori acustici, purché dichiarati e conformi alle leggi locali”.
La piattaforma dispone inoltre di un team dedicato alla sicurezza, contattabile 24 ore su 24 tramite la “Safety Line”. In caso di sospetti o problemi, gli utenti possono ricevere assistenza immediata e, se necessario, un rimborso completo o una ricollocazione.
Un episodio che accende i riflettori sulla fiducia digitale
L’esperienza della famiglia Hardman è diventata un esempio concreto di quanto sia delicato il confine tra sicurezza e invasione della privacy. Mentre le nuove tecnologie rendono sempre più semplice monitorare e proteggere le proprietà, gli ospiti chiedono garanzie chiare e trasparenza totale. Non è un caso che, negli ultimi mesi, diverse piattaforme di affitti brevi abbiano rafforzato i controlli e aggiornato le proprie linee guida.
Per chi prenota online, la vicenda rappresenta un promemoria: leggere attentamente le recensioni, verificare la reputazione dell’host e non esitare a segnalare comportamenti sospetti. Per Airbnb, invece, resta la sfida di bilanciare innovazione, sicurezza e rispetto della privacy — tre valori che, nel mondo digitale, devono convivere per non minare la fiducia degli utenti.
