Non c'entra solo la cultura: ecco perché gli spagnoli mangiano così tardi

Chiunque abbia vissuto in Spagna lo sa: pranzare alle 15 e cenare alle 22 non è un’eccezione, ma la norma. Mentre in Italia, soprattutto al Nord, si apparecchia la tavola già verso le 19, gli spagnoli iniziano a pensare alla cena quando molti italiani sono in piena fase digestiva post-cena. Una differenza che, a prima vista, sembra solo culturale. Ma dietro c’è molto di più: la risposta affonda le sue radici nella storia, nella politica e persino nel cielo sopra la penisola iberica. Ne ha parlato Ben Grounwater in un video su Instagram, da cui abbiamo preso ispirazione per questo video, aggiungendo ulteriori informazioni.

Un’abitudine che ha a che fare con il sole

Molti stranieri restano stupiti nel vedere che in estate, a Madrid o a Barcellona, il sole tramonta quasi alle 22. Gli orari dei pasti, quindi, si spostano naturalmente in avanti: si lavora più tardi, si pranza più tardi, si cena quando l’aria si fa fresca. Questo ritmo, scandito più dal sole che dall’orologio, è diventato parte integrante dello stile di vita spagnolo. Eppure, non è sempre stato così.

Ben Groundwater fa notare che la Spagna dovrebbe avere lo stesso fuso orario del Regno Unito, come d'altronde lo ha avuto per diversi decenni, fino al 1941.
Ben Groundwater fa notare che la Spagna dovrebbe avere lo stesso fuso orario del Regno Unito, come d'altronde lo ha avuto per diversi decenni, fino al 1941.

Fino al 1941, infatti, la Spagna aveva lo stesso fuso orario del Regno Unito e del Portogallo e non quello di Italia, Francia e Germania. Ciò significava che il sole sorgeva e tramontava in un momento più coerente con la posizione geografica del Paese. Poi, un evento politico cambiò tutto.

Il fuso orario voluto da Francisco Franco

Nel 1941, in piena Seconda guerra mondiale, il dittatore Francisco Franco decise di allineare l’orario spagnolo a quello della Germania nazista. L’obiettivo era mostrare vicinanza al regime di Adolf Hitler e al resto dell’Europa centrale. Da allora, la Spagna è rimasta un’ora avanti rispetto al tempo solare naturale del suo territorio. Se geograficamente dovrebbe trovarsi nello stesso fuso di Londra, oggi segue quello di Berlino.

Questo cambiamento, rimasto in vigore per oltre ottant’anni, ha avuto conseguenze profonde. Quando in Spagna sono le otto del mattino, la luce del sole è quella delle sette. Il risultato? Le giornate iniziano e finiscono più tardi. Le persone si svegliano quando altrove è già pieno giorno, lavorano fino a sera inoltrata e cenano dopo le 21. È come se la vita scorresse in ritardo di un’ora rispetto al resto d’Europa.

Una società che ruota intorno alla luce

La spiegazione, dunque, non è solo culturale ma astronomica. Gli spagnoli si sono adattati a un tempo percepito diverso. Quando il sole tramonta più tardi, il cervello tende a spostare in avanti le abitudini quotidiane: l’appetito arriva più tardi, la voglia di dormire pure. Gli studi condotti dall’Instituto Geográfico Nacional mostrano che la Spagna gode di una delle durate di luce serale più lunghe d’Europa, soprattutto d’estate. Ciò favorisce attività all’aperto e un ritmo di vita più rilassato nelle ore serali.

Non è raro, infatti, vedere ristoranti pieni alle 23, famiglie con bambini ancora svegli e strade vive anche a mezzanotte. La cosiddetta vida española è figlia di una scelta politica, ma anche di una risposta spontanea alla luce e al clima mediterraneo.

Effetti sulla vita quotidiana e sul lavoro

Negli ultimi anni, diversi economisti e sociologi hanno proposto di riportare la Spagna al suo fuso orario naturale. Secondo i dati del Centro de Investigaciones Sociológicas, una riallineazione potrebbe migliorare la qualità del sonno, la produttività e l’equilibrio tra vita privata e lavoro. Alcune aziende, specialmente a Madrid, hanno iniziato a sperimentare orari più flessibili per adeguarsi ai ritmi biologici reali, ma il cambiamento culturale rimane lento.

La realtà è che, dopo oltre ottant’anni, la “cena alle dieci” è diventata parte dell’identità nazionale. Anche i turisti, dopo qualche giorno, si abituano: il tempo di un viaggio basta per comprendere che in Spagna il giorno finisce più tardi, ma anche che questa lentezza ha il suo fascino.

Quando la storia cambia le abitudini

Dietro la scelta di Franco, dunque, non si nasconde solo un gesto politico, ma una decisione che ha plasmato la vita quotidiana di un intero Paese. La Spagna vive in un fuso orario sbagliato, eppure ha costruito su questa “anomalia” una parte del suo carattere. Il pranzo alle tre, la siesta, la cena alle dieci, le strade piene fino a notte fonda: tutto nasce da quell’ora rubata al sole nel 1941.

Oggi gli spagnoli continuano a vivere “un’ora avanti”, ma non sembrano averne sofferto troppo. Anzi, quella che un tempo fu una decisione autoritaria è diventata una delle peculiarità più riconoscibili della cultura spagnola. Una prova che anche un piccolo spostamento delle lancette può cambiare per sempre il ritmo di un popolo.

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