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Sugli scaffali di alcuni supermercati italiani è comparso un nuovo prodotto che ha incuriosito molti consumatori: il latte di riso Vemondo con la dicitura “coltivato con pesci in risaia”. L’immagine dell’etichetta, diventata virale dopo la segnalazione della pagina Facebook No signal – Comunicare male, ha suscitato reazioni contrastanti e un certo disorientamento. In molti si sono chiesti cosa significhi esattamente quella frase e se si tratti di una scelta di marketing o di un reale metodo produttivo.

In realtà, dietro quell’indicazione si nasconde una pratica agricola ben precisa e sempre più diffusa in ambito biologico: la risipiscicoltura, un metodo sostenibile che unisce la coltivazione del riso all’allevamento di pesci all’interno della stessa risaia. L’obiettivo è duplice: ridurre l’uso di prodotti chimici e favorire un equilibrio ecologico naturale.
Cos’è la risipiscicoltura e perché si parla di “coltivato con pesci”
La risipiscicoltura non è un’invenzione recente, anche se in Italia è arrivata da pochi anni. In Asia, soprattutto in Cina e in Vietnam, viene praticata da secoli. Il principio è semplice ma efficace: i pesci vengono introdotti nelle risaie dopo la semina e convivono con le piante di riso per tutta la durata del ciclo vegetativo.
Questi pesci – spesso carassi, carpe o altre specie d’acqua dolce compatibili con l’ambiente della risaia – svolgono un ruolo cruciale. Si nutrono di larve di insetti, di alghe e di piccoli organismi dannosi per il riso, sostituendo così l’uso di pesticidi e erbicidi. Le loro deiezioni, inoltre, fungono da fertilizzante naturale, arricchendo il terreno di sostanze organiche e migliorandone la fertilità.
Il risultato è un ecosistema autosufficiente in cui ogni elemento contribuisce alla salute dell’altro: il riso fornisce ombra e microhabitat, i pesci tengono pulita l’acqua e la rendono più ricca di nutrienti. Per questo motivo, indicare in etichetta “coltivato con pesci” non è un vezzo linguistico, ma un’informazione tecnica che racconta il metodo di produzione sostenibile del riso utilizzato.
I benefici ambientali ed economici della risipiscicoltura
Il primo vantaggio evidente riguarda la riduzione dei fitofarmaci. Le risaie tradizionali necessitano spesso di trattamenti per controllare alghe e parassiti, ma la presenza dei pesci riduce drasticamente la necessità di intervenire chimicamente. Questo si traduce in un impatto ambientale più basso e in un prodotto finale più naturale.
Un altro beneficio rilevante è il miglioramento della biodiversità. L’ambiente della risaia “abitata” dai pesci diventa un rifugio per anfibi, insetti utili e uccelli acquatici, creando un microcosmo vitale che rafforza l’equilibrio ecologico del territorio. L’acqua rimane più pulita, la terra più fertile e le coltivazioni successive ne traggono vantaggio.
Dal punto di vista economico, la risipiscicoltura permette di ottenere una doppia produzione: il riso e i pesci. Gli agricoltori possono quindi contare su un’ulteriore fonte di reddito, rendendo la pratica interessante anche per le piccole aziende agricole che puntano sulla multifunzionalità e sulla sostenibilità.
Le sfide e i limiti di una pratica complessa
Nonostante i numerosi vantaggi, la risipiscicoltura non è una tecnica adatta a tutti i contesti. Richiede una gestione attenta e competenze specifiche. I tempi di crescita dei pesci devono essere coordinati con quelli del riso, e l’acqua deve mantenere un livello costante per non danneggiare né le piante né gli animali.
In alcune regioni italiane sono necessarie autorizzazioni specifiche per avviare la pratica, e la burocrazia può rappresentare un ostacolo per gli agricoltori. Inoltre, il rischio di malattie ittiche o di squilibri ecologici, in caso di specie non autoctone, impone controlli accurati e un monitoraggio continuo. Anche le condizioni climatiche influenzano i risultati: estati troppo calde o periodi di siccità possono compromettere l’equilibrio dell’ecosistema.
Un futuro più sostenibile per le risaie italiane
La diffusione di prodotti come il latte di riso “coltivato con pesci” rappresenta un segnale positivo di cambiamento nel panorama agroalimentare italiano. Significa che i consumatori stanno iniziando a valorizzare non solo il prodotto finale, ma anche le pratiche agricole che ne stanno alla base. Le aziende, dal canto loro, stanno investendo in metodi produttivi che rispettano l’ambiente e promuovono la biodiversità.
In prospettiva, la risipiscicoltura potrebbe diventare un modello virtuoso di agricoltura rigenerativa, capace di coniugare produttività, sostenibilità e innovazione. La sfida sarà quella di diffondere conoscenze e formazione tra gli agricoltori, così da rendere questa tecnica una risorsa concreta per il futuro dell’agricoltura italiana.
Il messaggio riportato sull’etichetta della bevanda Vemondo, dunque, non ha nulla di strano: è l’espressione di un metodo agricolo che rispetta l’ambiente e che racconta una storia di armonia tra uomo, acqua e natura. Un piccolo esempio di come il cambiamento possa partire anche da un semplice cartone di latte di riso.
