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Gli italiani amano il caffè, ma non quanto pensiamo. Nonostante la tradizione radicata del “caffè al bar” o della moka casalinga, il nostro Paese non compare nemmeno nella top 10 mondiale per consumo di questa bevanda. In Europa, nazioni come Finlandia, Norvegia, Svezia e anche Lussemburgo o Austria consumano quasi il doppio del nostro caffè pro capite. Tuttavia, la vera questione non riguarda la quantità, ma il momento in cui lo beviamo. Molti italiani, infatti, iniziano la giornata con una tazzina appena svegli, a stomaco vuoto. Un’abitudine diffusa ma, secondo la biologa nutrizionista Denise Caneparo, della provincia di Torino, profondamente sbagliata.
Il ruolo del cortisolo e perché il caffè può alterare la glicemia
In un suo video divulgativo, Denise Caneparo ha spiegato con chiarezza scientifica cosa accade al nostro corpo quando assumiamo caffè a digiuno. «Il caffè – ha precisato – fa alzare la glicemia perché fa alzare il cortisolo». Questo ormone, prodotto dalle ghiandole surrenali, è spesso definito “ormone dello stress”, ma il suo ruolo fisiologico è molto più complesso. Si tratta infatti di una risposta atavica: nell’uomo preistorico, l’aumento del cortisolo avveniva in situazioni di pericolo, ad esempio di fronte a un predatore. L’organismo, percependo la minaccia, liberava rapidamente zuccheri nel sangue per fornire energia immediata ai muscoli, utile alla fuga o alla difesa.

Il meccanismo, pur essendo antico, continua ad attivarsi oggi ogni volta che assumiamo sostanze stimolanti come la caffeina. Anche se ci troviamo tranquillamente in cucina o davanti alla macchina del caffè in ufficio, il corpo reagisce come se stesse affrontando una situazione di allerta. Il risultato? Un aumento temporaneo di cortisolo e di glicemia, che può diventare problematico per chi soffre di insulino-resistenza o di ipoglicemia reattiva.
Bere caffè a stomaco vuoto: cosa succede davvero
Quando beviamo caffè senza aver mangiato nulla, la caffeina raggiunge il flusso sanguigno in pochi minuti. L’organismo, stimolato dal cortisolo, libera zuccheri nel sangue e aumenta la frequenza cardiaca. A breve termine ci sentiamo più svegli, più energici, ma questa sensazione è un’illusione temporanea. Dopo un’ora circa, soprattutto nei soggetti predisposti, i livelli di glicemia calano bruscamente, generando debolezza, irritabilità, fame improvvisa o mal di testa. È per questo che molti pensano di “risolvere” con un secondo caffè, alimentando un circolo vizioso che mette sotto stress il sistema endocrino.
La biologa Caneparo sottolinea che questo effetto si amplifica in chi presenta già una sensibilità insulinica alterata. In tali casi, l’assunzione di caffè a digiuno non solo non aiuta a “svegliarsi meglio”, ma peggiora il controllo glicemico e può favorire, a lungo termine, squilibri metabolici. Il consiglio è semplice ma fondamentale: bere il caffè solo dopo aver mangiato qualcosa, anche una piccola fonte di carboidrati o proteine, per evitare il picco ormonale e mantenere stabile la glicemia.
Il caffè dopo la colazione: come cambia la risposta del corpo
Assumere il caffè dopo aver fatto colazione produce effetti molto diversi. La presenza di cibo nello stomaco rallenta l’assorbimento della caffeina e attenua la risposta del cortisolo. Questo significa meno stress metabolico e una stimolazione più graduale. Inoltre, l’abbinamento con alimenti contenenti grassi “buoni” e proteine – come yogurt, frutta secca o pane integrale – aiuta a mantenere costante l’energia e la concentrazione per tutta la mattina.
Al contrario, bere il caffè appena svegli, magari per “saltare” la colazione, può alterare i ritmi ormonali quotidiani. Il cortisolo, che fisiologicamente raggiunge il picco tra le 7 e le 9 del mattino per poi ridursi gradualmente, riceve un’ulteriore spinta dalla caffeina, con un effetto cumulativo che può disturbare il sonno serale o aumentare stati d’ansia. Per questo, gli esperti di nutrizione consigliano di posticipare la prima tazzina di almeno 30-45 minuti dopo il risveglio, preferibilmente dopo un pasto leggero.
Una questione di abitudine e consapevolezza
Il caffè rimane una delle bevande più amate al mondo e, se assunto con moderazione, non rappresenta un pericolo per la salute. Tuttavia, come spiega la biologa Denise Caneparo, la consapevolezza del momento in cui lo beviamo fa la differenza. Un gesto automatico, come il caffè appena svegli, può sembrare innocuo, ma a livello ormonale e metabolico racconta un’altra storia. Bere consapevolmente significa rispettare i tempi del nostro corpo, che non ha bisogno di uno stimolo di cortisolo al mattino presto, ma piuttosto di energia equilibrata e stabile.
La prossima volta che ti preparerai il tuo espresso o il tuo cappuccino, ricordalo: il caffè va gustato, non subito appena aperti gli occhi. Bastano pochi minuti e una colazione bilanciata per trasformare un’abitudine rischiosa in un rito sano e benefico.
