Nuova Zelanda, lavora per 17 giorni in una fabbrica di kiwi: quanto ha guadagnato

Dopo tre anni (2020, 2021 e buona parte del 2022) in cui le restrizioni dovute alla pandemia avevano reso quasi impossibile entrare in Australia o in Nuova Zelanda, nel 2025 la situazione è completamente cambiata. Il flusso di giovani migranti economici, provenienti soprattutto da Europa e Sud America, è tornato ai livelli pre-Covid. Molti di loro cercano un’occasione per mettere da parte qualche risparmio lavorando nelle farm della Nuova Zelanda, un Paese che negli ultimi mesi sta diventando una delle mete preferite grazie a stipendi più alti rispetto alla media dei Paesi d’origine.

L’esperienza di Lauti Soruco: 17 giorni senza sosta in una fabbrica di kiwi

Lauti Soruco, un giovane content creator argentino, ha raccontato la sua esperienza di lavoro in una fabbrica di kiwi neozelandese. Ovviamente i kiwi non si fabbricano: lui era l'addetto al controllo, lo smistamento e il posizionamento nelle cassette. Ha deciso di lavorare per 17 giorni consecutivi, senza mai prendere un giorno di riposo, per sfruttare al massimo l’occasione. “Non è normale, però ho colto l’opportunità – ha spiegato – in totale ho guadagnato 4171 dollari neozelandesi”, circa 2054 euro.

Un momento della giornata lavorativa di Lauti in una fabbrica di kiwi in Nuova Zelanda
Un momento della giornata lavorativa di Lauti in una fabbrica di kiwi in Nuova Zelanda

Secondo Soruco, la fatica è stata enorme, ma la motivazione economica lo ha spinto ad andare avanti: “Ogni volta che ricevevo la paga settimanale, la stanchezza passava. In Argentina ho fatto un lavoro simile, ma guadagnavo meno della metà”. Le sue parole riflettono una realtà comune a molti giovani sudamericani: la Nuova Zelanda rappresenta una meta concreta per chi desidera lavorare duramente e ottenere un reddito che, rapportato al potere d’acquisto del proprio Paese, risulta molto competitivo. Nei commenti, Lauti ha detto che spende il 60% dello stipendio e ne mette da parte il 40, ma anche che "non si fa mancare niente" nei giorni in cui non lavora.

Nuova Zelanda e Australia: due mondi vicini, due approcci diversi

Molti migranti economici valutano sia l’Australia sia la Nuova Zelanda, due Paesi simili per cultura e lingua, ma differenti per quanto riguarda le politiche di immigrazione e le opportunità di lavoro. Entrambi puntano a trattenere lavoratori qualificati attraverso programmi come il Working Holiday Visa e i visti per migranti qualificati (skilled migrants), ma la burocrazia e i requisiti cambiano.

In Australia, la domanda di personale e la retribuzione media restano più alte, anche a causa del maggiore costo della vita. Tuttavia, la Nuova Zelanda offre un ambiente meno competitivo e procedure di ingresso più snelle. Dal 2026 introdurrà nuovi percorsi di residenza, come l’Esperienza lavorativa qualificata e i Mestieri e tecnici, rivolti a chi possiede esperienza concreta e qualifiche riconosciute. Un passo importante verso una maggiore stabilità per chi decide di rimanere a lungo termine. Va anche detto che l'Australia è oggettivamente isolata ma ben collegata con il resto del mondo, mentre le compagnie aeree investono pochissimo in voli da e per la Nuova Zelanda.

Dove si lavora di più in Nuova Zelanda nel 2025

Nel 2025, i settori che offrono più opportunità lavorative in Nuova Zelanda sono l’hospitality (bar, ristoranti, hotel), l’agricoltura e la viticoltura, l’edilizia, la sanità e l’<strong’informatica. Le farm e le fabbriche agricole continuano ad attrarre giovani in cerca di esperienze stagionali ben retribuite, soprattutto nei periodi di raccolta.

Le condizioni di lavoro, però, possono essere impegnative. Molti operai raccontano turni di 10-12 ore al giorno, con un salario che varia tra i 23 e i 27 dollari neozelandesi l’ora. Chi lavora a ritmo continuo, come Soruco, può arrivare facilmente a superare i 4000 dollari neozelandesi in due settimane, una cifra che per molti europei o sudamericani rappresenta un mese di stipendio nel proprio Paese.

Il fascino e la fatica del lavoro stagionale in Nuova Zelanda

L’esperienza neozelandese attrae per il paesaggio, la natura incontaminata e la sensazione di vivere un’avventura, ma il rovescio della medaglia è la fatica fisica. Le fabbriche di frutta, come quelle di kiwi, mele o uva, richiedono resistenza, velocità e precisione. Chi riesce a reggere il ritmo può ottenere guadagni importanti in poco tempo, ma la maggior parte dei lavoratori sceglie di alternare periodi di lavoro intenso a giorni di riposo per evitare infortuni e stress.

Molti giovani approfittano del Working Holiday Visa per esplorare il Paese dopo aver messo da parte qualche migliaio di dollari. Altri, invece, restano più a lungo, attratti da nuove opportunità in settori tecnici o sanitari, dove la carenza di personale qualificato continua a essere una priorità nazionale.

Perché la Nuova Zelanda sta diventando la nuova meta dei migranti economici

La combinazione di salari competitivi, qualità della vita e politiche migratorie più accessibili ha reso la Nuova Zelanda una delle destinazioni più ambite del 2025. Se l’Australia rimane il colosso economico dell’Oceania, la Nuova Zelanda si sta ritagliando il ruolo di alternativa sostenibile, capace di offrire lavoro, stabilità e, per molti, una nuova prospettiva di vita.

Lauti Soruco, con i suoi 17 giorni no stop tra cassette di kiwi e turni infiniti, rappresenta simbolicamente questa nuova generazione di lavoratori globali: disposti a sacrificarsi, ma anche capaci di costruire esperienze e risparmi che altrove sarebbero impensabili. E la sua storia, diffusa sui social e ripresa da media internazionali, continua a ispirare migliaia di giovani pronti a partire per la loro prossima avventura neozelandese.

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