Su Netflix c'è un vero e proprio capolavoro del cinema contemporaneo che ha avuto un grande successo: 4 Premi Oscar e un Golden Globe.
Disponibile su Netflix, Birdman, è uno di quei film che non si dimenticano. Diretto da Alejandro González Iñárritu nel 2014, ha segnato un punto di svolta nel cinema contemporaneo per la sua originalità, la regia visionaria e la capacità di mescolare realtà e immaginazione in un unico flusso narrativo.
Su Netflix un capolavoro del cinema: 4 Premi Oscar e un Golden Globe
Il protagonista, interpretato magistralmente da Michael Keaton, è Riggan Thomson, un attore che ha conosciuto la gloria grazie al ruolo del supereroe Birdman, ma che oggi si ritrova sull’orlo del fallimento. Ossessionato dal bisogno di essere riconosciuto come un vero artista e non solo come una vecchia star dei film d’azione, Riggan decide di rischiare tutto mettendo in scena a Broadway un adattamento del racconto Di cosa parliamo quando parliamo d’amore di Raymond Carver.
Dietro le quinte, però, il progetto si trasforma presto in un incubo. Le tensioni con il cast, i problemi di produzione e le sue insicurezze fanno vacillare ogni certezza. Edward Norton, Emma Stone e Naomi Watts interpretano i personaggi che orbitano attorno a Riggan, ognuno con i propri desideri e fragilità. Ma il vero conflitto è dentro di lui. La voce di Birdman, il personaggio che lo ha reso famoso, continua a perseguitarlo. È il suo ego che parla, lo deride, lo tenta, lo spinge a credere di avere ancora dei poteri straordinari.

In bilico tra sogno e realtà, Riggan perde il controllo. Il confine tra la sua mente e il mondo esterno diventa sempre più sottile, fino alla scena clou, durante la prima teatrale, quando si spara sul palco davanti a tutti. L’esito resta sospeso: è sopravvissuto o ha raggiunto una forma di libertà assoluta? Il finale, con la figlia che lo guarda scomparire nel cielo, lascia volutamente ogni interpretazione aperta.
Perché vale assolutamente la pena recuperarlo
Birdman è un film che parla della crisi d’identità, della paura di invecchiare e del bisogno disperato di essere amati. È anche una riflessione amara sul mondo dello spettacolo, dove la celebrità può diventare una prigione. Riggan è il simbolo dell’artista moderno, un Don Chisciotte che lotta contro mulini a vento fatti di aspettative e di egocentrismo. Cerca la purezza dell’arte, ma resta imprigionato nella maschera del personaggio che lo ha reso famoso.
Iñárritu costruisce questa parabola esistenziale con una regia rivoluzionaria. L’intero film sembra girato in un unico, lunghissimo piano sequenza, una scelta che trasforma ogni scena in un flusso continuo e ipnotico. La fotografia di Emmanuel Lubezki, vincitore dell’Oscar, accompagna lo spettatore nei corridoi del teatro St. James di New York, creando una sensazione di claustrofobia e immedesimazione totale. La macchina da presa non si ferma mai, come se anche lo spettatore fosse intrappolato nella mente del protagonista.
A rendere tutto ancora più potente è la colonna sonora, costruita quasi interamente su un ritmo di batteria jazz. È frenetica, improvvisata, come i pensieri di Riggan, e scandisce il tempo di un uomo che cerca disperatamente di non affondare. Il film, costato circa 16,5 milioni di dollari e girato in appena trenta giorni, è diventato un trionfo internazionale. Ai Premi Oscar del 2015 ha conquistato quattro statuette: miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale e miglior fotografia. Michael Keaton, tornato al centro della scena dopo anni di silenzio, ha vinto anche il Golden Globe come miglior attore in un ruolo drammatico.
