Cosa pensano i gatti dei loro padroni? I risultati di una ricerca scientifica

Il creator “Gatto con Personalità” ha riportato un’idea cara all’etologia felina: i gatti non ci percepiscono come una specie a parte, ma ci trattano con codici che riservano ai loro simili. Questa lettura trova sponde autorevoli nel lavoro dell’antrozoologo John Bradshaw (Università di Bristol), autore di Cat Sense, il cui approccio è stato raccontato anche da National Geographic: molti comportamenti verso di noi ricalcano quelli diretti ad altri gatti. Non significa che ci scambino davvero per felini, ma che applicano lo stesso “vocabolario sociale” perché funziona con noi come con loro.

Il “regalo” di lucertole e topolini: una lezione materna (per umani poco abili a cacciare)

Chi vive fuori città conosce bene la scena: il gatto rientra e deposita una lucertola o un topolino. La spiegazione più accreditata nella letteratura scientifica rimanda a un comportamento di origine materna: le madri portano prede ai piccoli per nutrirli e per farli esercitare nella caccia. Applicato alla vita con noi, il messaggio è chiaro: ci considerano “cuccioli imbranati” che necessitano di aiuto. L’ecologa urbana Emmanuelle Baudry (Université Paris-Saclay) lo ha ribadito in un’intervista riportata da Live Science, sintetizzando così un’ipotesi nota agli etologi: nel contesto domestico l’offerta di prede verso l’umano mima la cura parentale.

Anche gli studi storici sul comportamento predatorio delle madri nei gatti domestici descrivono come la fase di “insegnamento” si moduli nel tempo, in parallelo allo sviluppo dei piccoli (es. ricerche classiche sul predatory behaviour delle regine). L’interpretazione materna risulta quindi coerente con ciò che osserviamo ogni giorno in casa.

Perché il miagolio è (quasi) solo per noi: cosa dice la ricerca

Il miagolio risulta la vocalizzazione più tipica del gatto verso gli umani, mentre tra adulti è raro e lascia spazio a trilli, soffi, ringhi, fusa e segnali corporei. Uno studio pubblicato su Animals (Università di Milano) definisce i miaovocalizzazioni dirette all’uomo” e mostra che noi non sempre ne decodifichiamo bene il contesto (pr. Prato-Previde et al., 2020).

In estrema sintesi, i gatti pensano che noi siamo grandi gatti imbranati. Credits: Gatto con Personalità
In estrema sintesi, i gatti pensano che noi siamo grandi gatti imbranati. Credits: Gatto con Personalità

Non solo: ricerche su Applied Animal Behaviour Science hanno analizzato intonazione, durata e frequenze di 969 miagolii registrati in contesti quotidiani (cibo, saluti, gioco, trasportino, ecc.), trovando pattern prosodici diversi a seconda della situazione (Anikin, Reber & colleghi, 2024). In pratica i gatti modulano come miagolano in base a cosa chiedono o provano.

E poi c’è la celebre “fusa di richiesta”: su Current Biology, il team di Karen McComb ha mostrato che alcuni gatti inseriscono un “pianto” ad alta frequenza dentro la fusa per sollecitare cibo, sfruttando la nostra sensibilità ai richiami “infantili” (McComb et al., 2009). È un capolavoro di comunicazione interspecifica: noi capiamo e reagiamo, loro imparano che funziona.

Testatine, allogrooming e feromoni: perché ci “marcano” come altri gatti

Le testatine non sono solo carezze: il gatto deposita feromoni facciali grazie alle ghiandole su fronte e guance. Questi segnali chimici, in particolare la frazione F3, sono associati a familiarità e sicurezza e spiegano perché, quando un gatto si strofina su di noi o sugli oggetti di casa, “firma” l’ambiente come confortevole e “di famiglia”. La letteratura clinica sui feline facial pheromones documenta anche utilizzi pratici in veterinaria per ridurre stress situazionale.

C’è poi l’allogrooming (toelettatura reciproca): quando un gatto ci lecca i capelli o le mani, riproduce un rituale sociale tipico tra conspecifici. Gli studi etologici lo collegano a gestione della tensione e legame all’interno del gruppo; in alcune condizioni può persino reindirizzare l’aggressività latente, riducendo i conflitti. Ricerche osservazionali più recenti confermano che l’allogrooming svolge funzioni multiple nella dinamica sociale dei gatti di casa.

Cosa ci dicono davvero i gatti (e come rispondere da “bravi conspecifici”)

Mettendo insieme questi tasselli, il quadro è coerente: i gatti riusano con noi il loro linguaggio—olfattivo, tattile, vocale—perché noi rispondiamo. Da qui alcuni consigli pratici, utili e rispettosi della scienza:

  • Premia i “regali” senza rinforzare la caccia: evita rimproveri, sposta l’attenzione su gioco predatorio controllato (cannette, bacchette) e valuta collari con campanellino o Birdsbesafe per proteggere la fauna, soprattutto in campagna.
  • Ascolta il miagolio, osserva il contesto: i pattern cambiano se chiede cibo, se saluta o se è stressato (trasportino). Mantieni routine prevedibili e arricchimento ambientale.
  • Accetta le testatine e l’allogrooming con misura: sono marcature positive. Se diventano insistenti, offri pause e alternative (tappetini, superfici da strofinare).
  • Usa i feromoni quando servono davvero: i prodotti a base di F3 hanno evidenze moderate per lo stress situazionale; funzionano meglio insieme a gestione, routine e spazi di fuga.

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