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Alcune persone, pur provando sincera stima per gli altri, faticano a esprimere un complimento anche nei contesti più naturali. Può capitare nelle relazioni sentimentali, tra colleghi di lungo corso o perfino tra amici stretti. Questa resistenza non è quasi mai legata alla maleducazione, ma spesso ha radici psicologiche, culturali o relazionali molto profonde.
Capire cosa trattiene qualcuno dal verbalizzare un apprezzamento permette non solo di leggere meglio le dinamiche umane, ma anche di evitare interpretazioni errate della loro distanza apparente. Nei paragrafi seguenti analizziamo cinque motivi frequenti — diversi tra loro, ma spesso intrecciati — che spiegano perché alcune persone non riescano a fare complimenti, anche quando vorrebbero farli.
1. Origini culturali e codici sociali diversi
In numerose culture, specialmente in alcune aree dell’Europa orientale o dell’Asia orientale, l’abitudine di elogiare apertamente qualcuno non è socialmente prevista. Talvolta viene associata a un eccesso di confidenza, a un tentativo di manipolazione o addirittura a un segnale di debolezza. In Italia e nei Paesi anglosassoni la lode ha spesso un valore relazionale positivo, mentre altrove può essere percepita come sconveniente.
Quando un individuo cresce in un contesto dove il riconoscimento esplicito non è la norma, farà fatica a cambiare registro anche vivendo all’estero. Non eviterà il complimento per freddezza, bensì perché abituato ad altre forme di approvazione, spesso non verbali o più sottili.
2. Paura di essere fraintesi o considerati invadenti
Nel mondo contemporaneo, specialmente negli ambienti professionali regolati da policy stringenti, anche un complimento innocuo, specialmente se rivolto a una donna, può essere interpretato come inopportuno. Chi teme conseguenze reputazionali tende a tacere. Non si tratta di disinteresse: è una strategia difensiva.

Basta che un singolo commento — sebbene inteso come genuino incoraggiamento — venga percepito come troppo personale, e la persona cauta deciderà di non esporsi più. Il silenzio diventa così una forma di protezione, non di mancanza di sensibilità.
3. Insicurezze personali e confronto interiore
Un meccanismo molto più comune di quanto si creda riguarda l’autostima. Fare un complimento significa riconoscere apertamente un valore nell’altro; chi vive con l’ansia del confronto potrebbe percepirlo come un’ammissione di inferiorità. In alcuni casi emerge perfino una lieve invidia, non necessariamente ostile ma capace di bloccare la parola.
Chi non si sente abbastanza, teme che lodare qualcuno possa evidenziare i propri limiti. Per evitare di alimentare questo senso di mancanza, preferisce restare in silenzio: un silenzio che all’esterno appare freddo, ma nasce da vulnerabilità.
4. Timore di creare aspettative future
Non tutti vedono il complimento come un atto neutro. Alcune persone credono che dire “hai fatto un ottimo lavoro” implichi automaticamente che chi lo riceve si aspetterà lo stesso livello di performance ogni volta. Da qui nasce la scelta di elogiare raramente, solo in casi eccezionali.
Più il contesto è competitivo, più questa dinamica si rafforza. Il complimento viene dosato con attenzione: non perché manchi sincerità, ma per evitare che venga interpretato come un implicito patto di qualità sempre costante.
5. Disagio comunicativo e paura di risultare goffi
Può sembrare sottovalutato, ma per molte persone pronunciare un complimento è semplicemente imbarazzante. Alcuni non sanno quale tono adottare, temono di usare parole sbagliate o di generare un momento di silenzio indesiderato. L’ansia sociale porta a preferire la neutralità.
Il paradosso è che spesso queste persone pensano davvero qualcosa di positivo, ma finiscono per rinunciare a esprimerlo a causa della tensione su “come” farlo, non del “perché”. Il blocco è espressivo, non emotivo.
Comprendere che dietro l’assenza di un complimento può esserci prudenza, timore, educazione diversa o insicurezza aiuta a non interpretare quel silenzio come disinteresse. In molti casi la stima esiste, semplicemente non trova la strada per diventare voce.
