L'influencer Francesco Zini è stato nel ristorante dell'ex vincitore di Masterchef a Milano: il conto finale è del tutto inaspettato, una vera sorpresa.
Francesco Zini, conosciuto sui social come @francesco_zini, è uno di quegli influencer che amano raccontare le loro esperienze con sincerità e un pizzico di ironia. Stavolta ha deciso di vivere un’esperienza gastronomica in uno dei ristoranti più chiacchierati di Milano: quello di Valerio Braschi, vincitore di MasterChef Italia nel 2017. Un locale elegante, affacciato su una delle viste più iconiche della città: il Duomo.
Fin dal suo arrivo, Zini ha notato un’atmosfera informale ma accogliente. Il servizio si è mostrato cordiale, anche se privo di quella rigidità tipica dei ristoranti stellati. Un approccio che lo ha messo subito a suo agio. Tuttavia, il giovane influencer non ha potuto non notare qualche dettaglio meno curato, come la toilette: la tavoletta un po’ smontata e lo sciacquone non funzionante gli hanno fatto storcere il naso. Piccole mancanze, ma che in un contesto così prestigioso spiccano.
Va al ristorante dell'ex vincitore di Masterchef a Milano: tutto quello che ha mangiato
L’idea iniziale di Zini era quella di provare il menù degustazione completo da dieci portate, proposto a 150 euro. Ma scopre che questa opzione è disponibile solo per la cena. A pranzo, invece, è possibile gustare un percorso ridotto da sei portate, in cui le scelte sono interamente affidate allo chef. Una formula che permette di farsi sorprendere, ma che toglie un po’ di controllo al cliente curioso. Il pranzo si apre con una sequenza di quattro piatti serviti quasi in contemporanea. La prima proposta è una sfera di amatriciana rivestita da pecorino: visivamente accattivante, ma per Zini un po’ troppo pastosa rispetto alle aspettative. Si aspettava un’esplosione di sapori più leggera, più “sferica” anche al palato.
Segue una tartelletta con crema di melanzane e uova di caviale, che invece conquista il suo favore. Un equilibrio riuscito tra morbidezza e sapidità, un piccolo boccone che racchiude personalità e finezza.
Poi arriva il finto pomodoro con foie gras e tartufo, una creazione d’effetto, coperta da un sottile colorante rosso per simulare la buccia del frutto. Lo definisce “molto goloso e dolce”, ma secondo lui sarebbe stato perfetto come apertura del menù, per la sua intensità e impatto visivo. A seguire, un piatto che lo sorprende: l’estratto di pane abbrustolito con pomodoro, una sorta di “bruschetta liquida” che trasforma un classico popolare in una creazione da degustazione. “Davvero interessante”, commenta, lodando la capacità dello chef di reinterpretare la tradizione in chiave moderna. Arriva poi un momento di pausa gustativa con una degustazione di oli, accompagnata da pane e grissini artigianali. Poco dopo, ecco il pesce gatto con una salsa di ispirazione scandinava, che Zini giudica riuscitissimo per la sua intensità equilibrata.

Successivamente, lo chef serve una quaglia con crema di funghi porcini e tartufo nero, seguita da un piatto di bottarga e funghi porcini abbinato a un brodo con muschio. Quest’ultimo non è pensato per essere bevuto, ma per evocare l’odore e l’atmosfera del bosco. Un’esperienza multisensoriale che colpisce Zini, coinvolgendo non solo il gusto, ma anche l’olfatto. Il viaggio prosegue con un gyoza al brodo di manzo, particolare perché preparato con pasta italiana anziché quella tradizionale asiatica. Un esperimento ben riuscito che fonde due culture gastronomiche in un unico boccone.
Un piatto che sa di casa e il conto finale
Poi arriva un piatto caldo e familiare: gamberi, pomodori e spaghetti. Una rivisitazione raffinata di un grande classico, ma eseguita in modo impeccabile. “Un piatto di casa, ma fatto benissimo”, commenta l’influencer, lodando la semplicità che non rinuncia all’eccellenza. Il percorso prosegue con un secondo di pesce Glacier 51, cotto alla perfezione e accompagnato da una salsa delicata che ne esalta la qualità.
Infine, il dessert: un riccio con crema bavarese, dolce e scenografico, che conclude il menù con una nota di freschezza e curiosità. Alla fine del pranzo, il conto di 118 euro per un menù degustazione da sei portate in una location del genere gli è sembrato più che onesto. Zini riconosce la genialità e la tecnica dello chef Valerio Braschi, ma non nasconde qualche riserva su alcune proposte, forse troppo dense o concettuali. Tuttavia, l’esperienza complessiva lo convince: un viaggio nel gusto, tra sperimentazione e creatività, che racconta quanto la cucina possa ancora stupire quando riesce a unire la tradizione a un tocco di follia.
