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Un assegno di mantenimento per i gatti: il caso turco che sorprende
Nel documento di divorzio, l’uomo si è impegnato a pagare alla sua ex moglie 10.000 lire turche al mese (poco più di 200€) per la cura e il mantenimento dei due felini. Il pagamento dovrà essere effettuato ogni tre mesi e aggiornato ogni anno in base all’indice dei prezzi al consumo definito dal TÜİK, l’istituto statistico nazionale turco, l'equivalente del nostro ISTAT. L’accordo resterà valido per un massimo di dieci anni.

Una decisione che i media locali hanno già definito come una forma di “nuovo tipo di assegno di mantenimento”, destinata a creare un precedente. Il tribunale turco ha infatti riconosciuto l’importanza del legame affettivo con gli animali domestici e il diritto di garantire loro cure e benessere anche dopo la separazione dei proprietari.
In Italia ci sono precedenti: i casi di Modena e Sciacca
Il tema dell’affidamento e del mantenimento degli animali dopo un divorzio non è nuovo in Italia. Nel 2017 il Tribunale di Modena ha stabilito che un ex marito dovesse versare 50 euro al mese per il mantenimento del cane condiviso con l’ex moglie. L’obiettivo era garantire all’animale una vita dignitosa, paragonando la spesa a quella per le esigenze ordinarie dei figli minori.
Un altro caso è arrivato dal Tribunale di Sciacca, dove un giudice ha regolato l’affidamento congiunto di un cane e un gatto, riconoscendo spese specifiche per la loro cura, oltre a quelle destinate all’ex coniuge. Anche in questo caso è stato sottolineato che gli animali non possono essere trattati come semplici beni materiali, ma come esseri viventi che fanno parte della famiglia.
Gli assegni di mantenimento non convenzionali
Il caso turco rientra tra gli assegni di mantenimento non convenzionali, ossia quei contributi economici stabiliti in seguito a un divorzio che non riguardano i classici mantenimenti per figli o per il coniuge economicamente più debole. Si tratta di accordi particolari, personalizzati e legati a circostanze specifiche della vita familiare.
Tra le principali tipologie troviamo:
- Assegni una tantum: un versamento unico che chiude ogni rapporto economico tra gli ex coniugi.
- Assegni legati a spese specifiche: per la cura di animali, piante rare o collezioni condivise.
- Assegni compensativi: riconosciuti a chi ha rinunciato a opportunità lavorative o di crescita personale per la famiglia.
- Contributi per beni mobili: previsti per cavalli, moto d’epoca o strumenti musicali che avevano un valore affettivo durante il matrimonio.
Non mancano poi gli accordi “creativi”, che includono il pagamento di corsi di formazione, viaggi, abbonamenti culturali o spese per la crescita personale dei figli adulti. Tutto nel rispetto del principio di equità e libertà contrattuale tra le parti.
La vicenda di Buğra ed Ezgi, iniziata come un semplice divorzio, ha aperto una riflessione più profonda: cosa significa oggi “famiglia”? In molte case, gli animali non sono più solo compagni di gioco o presenze di contorno, ma veri componenti del nucleo familiare. Il loro benessere, quindi, diventa un dovere morale e – sempre più spesso – anche legale. Un segnale dei tempi che cambiano, e che probabilmente porterà a nuove norme anche in Italia. Forse un giorno non sarà più sorprendente leggere di un assegno di mantenimento per un gatto o un cane, ma sarà considerato un atto di responsabilità verso chi, silenziosamente, ci accompagna ogni giorno.
