Come si riscaldavano i castelli nel Medievo? Sembravano imponenti, ma dentro si gelava

I castelli medievali (soprattutto nel Nord Europa) potevano apparire maestosi, ma nelle notti più dure gelavano le ossa di chi ci abitava. Lo raccontano anche divulgatori sui social, come il canale TikTok in spagnolo “Un minuto de historia”, e lo confermano le fonti storiche: strutture di pietra, spifferi, finestre piccole e fuochi poco efficienti rendevano molti ambienti freddi per mesi.

Focolare centrale e foro di fumo: la realtà del primo Medioevo

Nel primo Medioevo la maggior parte degli spazi d’onore — la Grande Sala — veniva riscaldata da un focolare centrale, con il fumo che usciva da una fessura nel tetto o da un louvre. Funzionava per cucinare e dare luce, ma disperdeva gran parte del calore e riempiva l’aria di fumo; il comfort si percepiva solo a pochi passi dal fuoco. Musei e ricostruzioni storiche hanno documentato quanto fosse, dal punto di vista dell'uomo moderno, inefficiente questo sistema nelle sale ampie, dove il calore irradiato veniva divorato dall’altezza degli ambienti e dalle correnti.

Il salto dei camini (XI–XIII secolo): più stanze calde, più privacy

Tra fine XI e XIII secolo in Europa occidentale si diffuse una vera “rivoluzione domestica”: camini e canne fumarie sostituirono gradualmente il focolare libero. Documenti regali inglesi citano camini in camere e uffici già negli anni 1220–1240 (Havering, Windsor, Clarendon), mentre le miniature del XIII secolo mostrano hoods e condotti che attraversano il tetto. Il camino rese possibile riscaldare stanze più piccole e private, e incoraggiò la compartimentazione degli spazi: meno tempo nella Sala comune, più vita in camere riservate.

Gli enti di tutela britannici ricordano che, nonostante l’adozione del camino, i castelli restarono ambienti difficili da scaldare: pietra spessa, finestre minute e fuochi poco efficienti. Gli arazzi — oltre al pregio decorativo — aggiungevano un velo d’isolamento sulle pareti fredde.

Forni in maiolica (Kachelofen): la “tecnologia calda” del Trecento

Dal XIV secolo l’Europa centrale passò a una soluzione molto più efficiente: il Kachelofen, il forno in maiolica/piastrelle. La massa refrattaria e il rivestimento ceramico accumulavano calore per ore, rilasciandolo lentamente e riscaldando intere stanze con una combustione breve. La letteratura archeologica considera il Kachelofen il vero “calorifero del Medioevo” nel mondo germanofono (Svizzera, Germania, Austria): un’evoluzione che trasformò le stube in ambienti davvero confortevoli. Oggi molti castelli e residenze storiche di area tedesca e alpina conservano tracce o ricostruzioni di questi impianti.

Ipocausto: l’eredità romana che qualche castello riprese

L’ipocausto era un sistema romano di riscaldamento a pavimento che convogliava aria calda sotto i pavimenti e nelle pareti tramite flue verticali. Nell’alto medioevo l’uso su vasta scala declinò, ma in alcune aree d’Europa si conservarono (o si reinventarono) impianti “a camera calda” per bagni, cucine e ambienti di servizio, specie dove la tradizione costruttiva romana restò viva. È una tecnologia energivora rispetto ai forni a massa, ma testimonia la varietà delle soluzioni medievali.

Vivere il freddo: cucine, bracieri, letti a baldacchino, abiti pesanti

Quando l’inverno mordeva, non bastava il camino. Le comunità aristocratiche e servili sfruttavano il calore “di servizio”: le cucine lavoravano per ore con grandi focolari e forni; il calore (e gli odori…) saliva verso i piani superiori. Nelle stanze si ricorreva a bracieri portatili, a tendaggi e cortine che tagliavano gli spifferi, a letti a baldacchino foderati di panni di lana.

Nei castelli medievali, le cucine erano sempre ai piani inferiori e il calore saliva verso quelli superiori.
Nei castelli medievali, le cucine erano sempre ai piani inferiori e il calore saliva verso quelli superiori. Credits: Un Minuto de Historia - TikTok

Le pareti venivano coprite con arazzi, che aggiungevano una percepibile barriera termica. Malgrado tutto, molte ali dei castelli restavano gelide di notte, e la gente comune indossava strati di lana e pelli anche in casa.

Perché i castelli “gelavano” nonostante tutto

Le cause principali erano strutturali: inerzia termica della pietra, dispersioni attraverso feritoie e finestre non vetrate, camini poco efficienti che aspiravano aria calda, volumetrie interne enormi e scarsa compartimentazione fino al pieno affermarsi dei camini tardo-medievali. Da qui il paradosso: fortezze imponenti all’esterno, ma comfort termico limitato all’intorno del fuoco. Gli studi e le prove sperimentali su case e sale storiche mostrano quanto fosse difficile mantenere temperature uniformi con focolari aperti, rispetto ai forni a massa.

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