È passata inosservata, ma è una delle storie più vere e commoventi di Netflix

Su Netflix c'è una serie tv sottovalutata, che deve essere vista assolutamente: vi emozionerà dall'inizio alla fine.

Tra le tante serie distribuite da Netflix negli ultimi anni, ce n’è una che merita più attenzione di quella che ha ricevuto. Si tratta de Il metodo Kominsky (The Kominsky Method), una piccola perla del genere comedy/dramedy creata da Chuck Lorre, lo stesso autore di successi come The Big Bang Theory e Two and a Half Men. Uscita tra il 2018 e il 2021, questa serie è composta da tre stagioni e racconta con grande ironia e delicatezza la terza età, l’amicizia e la difficoltà di accettare i cambiamenti della vita.

Il protagonista è Sandy Kominsky, interpretato da un eccezionale Michael Douglas. È un ex attore hollywoodiano che ha conosciuto un breve momento di fama, ma ora insegna recitazione a Los Angeles, cercando di trasmettere ai suoi allievi ciò che resta della sua esperienza. Accanto a lui c’è Norman Newlander, il suo agente e migliore amico, interpretato da Alan Arkin, che rappresenta il perfetto contrappeso alla sua personalità ironica e disillusa.

Su Netflix una serie che vi farà commuovere: troppo sottovalutata

La serie parte da un presupposto semplice: due uomini anziani che affrontano la vecchiaia e la vita quotidiana con sarcasmo e un pizzico di malinconia. Ma dietro l’apparente leggerezza si nasconde un racconto profondo, capace di toccare temi universali come la perdita, la malattia, l’amore e la solitudine. La morte della moglie di Norman segna uno dei momenti più toccanti, dando avvio a una riflessione sul lutto e sulla capacità di continuare a vivere.

douglas scena
Micheal Douglas in una scena della serie tv Netflix

Sandy, invece, deve fare i conti con il proprio corpo che non risponde più come un tempo, con la paura di invecchiare e con le difficoltà del mondo dello spettacolo. Al suo fianco c’è la figlia Mindy, una presenza costante e affettuosa che però spesso lo mette davanti ai suoi limiti. Anche Norman ha un rapporto complesso con la figlia Phoebe, che cerca di riprendersi da anni difficili segnati da dipendenze e fragilità.

Il metodo Kominsky riesce a trasformare tutto questo in una commedia brillante. Non perché ignori la sofferenza, ma perché la affronta con un umorismo elegante, a tratti pungente, sempre capace di far riflettere. Le battute tra Sandy e Norman sono il cuore pulsante della serie. La loro amicizia è costruita su anni di confidenze, sarcasmo e verità dette senza troppi giri di parole. Due uomini che si punzecchiano, ma che sanno di avere bisogno l’uno dell’altro per affrontare la vita.

Molto più di una commedia

La regia e la scrittura di Chuck Lorre mettono in scena un mondo realistico, fatto di ambienti familiari come case, ristoranti, studi di recitazione e cimiteri. Ogni luogo diventa un pretesto per parlare del tempo che passa, del corpo che cambia e delle relazioni che si trasformano. Anche le storie d’amore di Sandy, tra nuove conoscenze e ritorni inaspettati come quello della sua ex moglie Roz (introdotta nella terza stagione), mostrano quanto sia difficile ma possibile ricominciare, anche dopo una vita intera. L’umorismo del Metodo Kominsky è sofisticato, mai banale. Si ride delle piccole tragedie quotidiane, ma si esce da ogni episodio con la sensazione di aver imparato qualcosa. È una serie che parla agli adulti, ma anche ai più giovani, perché mostra con onestà ciò che spesso viene nascosto: la vecchiaia non è una condanna, ma una nuova fase piena di sfide e ironia.

La recitazione di Michael Douglas è straordinaria. L’attore, che ha costruito una carriera fatta di ruoli intensi e complessi, qui si concede un’interpretazione più intima e autoironica. Alan Arkin, con la sua mimica e la sua voce inconfondibile, completa la coppia in modo perfetto. La loro chimica è uno degli elementi che ha reso la serie tanto apprezzata dalla critica, tanto da vincere due Golden Globe, tra cui quello per il miglior attore a Douglas. Ogni episodio dura poco più di venti minuti, ma riesce a condensare dialoghi serrati e momenti di grande intensità. L’atmosfera di Los Angeles, con i suoi tramonti e le sue strade piene di sogni infranti, fa da cornice a un racconto umano e sincero.

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