Su RaiPlay c'è un film che arriva dritto al cuore: impossibile non emozionarsi guardandolo.
Su RaiPlay c'è un film che sta scalando la classifica dei più visti e che emoziona dal primo all'ultimo minuto. Stiamo parlando di Amleto è mio fratello, che lascia fin da subito un segno profondo e indelebile. Una storia che mescola commedia, viaggio e al tempo stesso riflessione sociale con un linguaggio che resta leggero, ma non sfocia mai nella superficialità. Uscito nel 2023, usa il tono dei road movie e lo fa parlando di tematiche molto importanti, come la disabilità, l'identità e la libertà. Spesso, argomenti di questo genere, vengono trattati con estremo pietismo o addirittura, esattamente all'opposto, ossia con troppo distacco. In questo caso non ci sono filtri e la narrazione prosegue con rispetto e curiosità.
Il film su RaiPlay che vi farà perdere tutte le lacrime: impossibile non emozionarsi
La storia nasce da un gesto semplice e rivoluzionario. Quattro uomini con diverse forme di disabilità mentale decidono di allontanarsi dalla loro routine protetta per inseguire un sogno che sembra impossibile. Paolo, Paolone, Andrea e Carlo si convincono che sia arrivato il momento di portare Amleto su un vero palcoscenico. Non vogliono assolutamente farlo in un teatrino di periferia, ma in un grande teatro di Napoli. Uno di quelli ricco di immagini, di pubblico nel quale riporre le loro dolci aspettative. Questo desiderio li spinge a salire su un pulmino sgangherato ea lanciarsi in un viaggio che attraversa l'Italia, tra imprevisti, scoperte e incontri tanto assurdi quanto rivelatori. Il film sceglie di farli muovere all'interno di un mondo che non sempre è pronto a guardarli per quello che sono.
Il furto delle medicine, ad esempio, diventa lo spunto per raccontare quanto possono essere vulnerabili, ma anche quanto siano capaci di reagire e adattarsi. L'incontro con una famiglia hippy norvegese apre a un confronto tenero e ironico con chi vive ai margini per scelta e non per necessità. C'è anche, tra le altre cose, la tappa con un giovane tossicodipendente. Ogni momento contribuisce a rendere il viaggio come una fuga dalla propria realtà che troppo spesso appare limitante. Non c'è una clinica da cui scappare, ma un vero e proprio mondo. Lo spettatore vede, dal suo canto, un contesto protetto che non basta più. Il bisogno di autodeterminazione dei protagonisti prende così il sopravvento.

Un cast d'eccezione
La forza del film è amplificata anche dalla scelta del cast. I quattro protagonisti non sono attori chiamati a interpretare la disabilità. Sono persone che la combattono ogni giorno, attivi da tempo nel Teatro Patologico di Roma, fondato e diretto da Dario D'Ambrosi. Paolo Vaselli, Andrea De Dominicis, Carlo Di Bartolomeo e Paolo Giliberti portano sullo schermo la loro esperienza, la loro sensibilità e la loro capacità di trasformare il disagio in espressione artistica. Le loro interpretazioni sono spontanee e prive di qualsiasi artificio. La loro presenza scenica costruisce un ritmo che tiene insieme comicità e delicatezza al tempo stesso. Accanto a loro ci sono anche volti più noti come Vincenzo Salemme e Claudia Gerini. Naturalmente il cuore del film resta, però, nelle mani dei quattro ragazzi protagonisti.
Perché non dovreste assolutamente perderlo
La regia di Giuffrè permette allo spettatore di entrare nella vicenda quasi in punta di piedi. In questo film si percepisce anche la presenza dell'ironia, ma non per suscitare il riso facile. La comicità nasce dai contrasti, dalle situazioni imprevedibili, dall'ingenuità lucida dei quattro protagonisti. Il risultato è una commedia che fa sorridere, ma che obbliga anche a pensare. Il film indaga concetti come identità e libertà, ponendo domande che non pretendono risposte immediate. Cosa significa essere considerati “normali”? Chi decide cosa è giusto e cosa è sbagliato per chi vive una condizione mentale diversa? Quanto può essere liberatorio un viaggio che rompe gli schemi e impone un nuovo sguardo sulla realtà?
“Amleto è mio fratello” è un film che trasforma tematiche fondamentali nel mondo, come la disabilità, in una lente con cui osservare il mondo. L'esperienza teatrale del regista Giuffrè emerge in ogni scena. Non solo, la si vede anche nel modo in cui valorizza i suoi attori e nella cura con cui tratta i loro personaggi. Il risultato è un film sincero, capace di raccontare la fragilità e la libertà. Su RaiPlay questo film continua a risuonare anche dopo i titoli di coda. Una piccola storia di ribellione e coraggio che ricorda quanto il desiderio di esprimersi possa diventare un motore potente, anche quando tutto sembra remare contro.
