Su RaiPlay c'è un film con lo straordinario Sergio Castellitto nei panni di un grande intellettuale e poeta: da non perdere.
Su RaiPlay c'è un film che mostra tutta la bravura di Sergio Castellitto. Il cattivo poeta è tratto da una storia vera, quella di Gabriele D'Annunzio. Uscito nel 2020 e diretto da Gianluca Jodice, narra nel dettaglio gli ultimi anni del poeta, durante il regime fascista. Ha ottenuto importanti riconoscimenti in Italia, tra cui due Nastri D'Argento. Ha riscosso anche un buon successo al cinema, con validi incassi. Il film, inoltre, ha esordito al primo posto al box office italiano nel maggio 2021.
Tenendo conto delle restrizioni post-pandemia le vendite sono state molto buone. L'opera ha totalizzato, infatti, più di settecentomila euro. Dopo il successo, il film arriva su RaiPlay e trova una nuova vita. La piattaforma lo accoglie proprio come un'opera tutta da riscoprire. Del resto, racconta un pezzo di identità nazionale senza filtri né compiacimenti. Un'occasione praticamente perfetta per riscoprire la figura di D’Annunzio al di là dello stereotipo, osservando un uomo in bilico tra genio e fragilità, immerso in un’Italia che cambia e che si prepara a una tragedia annunciata.
Il capolavoro con Sergio Castellitto su RaiPlay: una storia vera da riscoprire
La storia che racconta il film Il cattivo poeta, inizia nel 1936 e ad accompagnare lo spettatore in questo universo è Giovanni Comini, un giovane federale interpretato da Francesco Patané. Sarà lui a ricevere un incarico che cambia definitivamente tutto. Mussolini lo manda al Vittoriale per osservare e soprattutto sorvegliare il Vate. Teme, infatti, che le sue posizioni sempre più critiche, possano ostacolare i piani di alleanza che ha instaurato con Hitler.
L'arrivo di Comini in quella casa diventa un vero e proprio luogo di ombre e memorie e inizia un contrasto molto potente. Da un lato il giovane funzionario mostra tutto il suo fervore, convinto di servire lo Stato. Dall'altro, si vede un D'Annunzio ormai distante dalla retorica fascista. Un uomo diverso, deciso a non piegare assolutamente la sua visione politica né quella estetica. Il rapporto tra i due nasce e si sviluppa prima in modo delicato, ma poi mette i mostra tutto il conflitto interiore di entrambi. Comini è inizialmente fedele alla linea fascista, ma il poeta lo trascinerà lontano.

Lo vedremo in un tempo estremo, fatto di rituali, malinconie e lampi improvvisi di lucidità. Inizia a vedere le crepe del regime e dubita di un'ideologia che gli è sempre stata mostrata come la verità assoluta dei fatti. D'Annunzio, dal suo canto, riconosce nell'interlocutore un uomo col quale poter parlare e per questo gli affida tutte le sue riflessioni, anche quelle più amare. Ormai è un uomo stanco, consapevole della deriva della guerra verso la quale il Paese sta correndo sempre di più. Eppure negli ultimi anni della sua vita è quasi incapace di cambiare rotta. Tenta anche di dissuadere Mussolini, ma lo fa senza la forza di un tempo. Un tentativo che rimane, quindi, quasi sospeso.
