Premessa: questo articolo non è un trattato psicologico. È una raccolta di dichiarazioni di studi scientifici di esperti accreditati adattato al pubblicato di Google Discover. Chi scrive non è uno psicologo e non può emettere diagnosi di alcun tipo, ma solo fornire spunti di riflessione.
Amare il Natale secondo la psicologia
Siamo al 7 dicembre. Alcun hanno già decorato l’albero e messo il Presepe, altri lo faranno in queste ore sfruttando il weekend lungo festivo dell’Immacolata. Per citare una canzone famosa, è “il periodo più meraviglioso dell’anno”. Per alcuni, chiaramente, non per tutti. C'è chi attende il Natale con enorme entusiasmo e chi no. Non tutti vivono questo periodo con la stessa intensità: nella tua cerchia di amici e familiari probabilmente c'è il soggetto che non ne è affatto entusiasta. La psicologia e le neuroscienze spiegano che amare il Natale nel senso stretto della parola può avere vari significati nascosti. Dietro tanta affezione possono esserci bisogni emotivi profondi, ricordi radicati, ricerca di stabilità.

Per molti, il Natale rappresenta un’occasione per rafforzare i legami affettivi e il senso di appartenenza. I rituali condivisi, come le cene in famiglia e i giochi da tavola agiscono come un vero e proprio collante. Partecipare a questi appuntamenti permette di sentirsi parte di qualcosa di più grande. Non a caso, diversi studi certificano che i rituali, anche quelli più semplici, aumentano il benessere psicologico. E quelli natalizi sono particolarmente importanti.
Il ruolo della nostalgia
Allo stesso tempo, la nostalgia gioca un ruolo centrale. Il neuroscienziato spagnolo Francisco Ceric spiega che gli stimoli natalizi, come profumi, suoni, luci, cibi tradizionali, attivano aree del cervello legate alla memoria e alle emozioni, favorendo il rilascio di serotonina e dopamina, neurotrasmettitori associati a benessere e gratificazione. Tornare con la mente ai ricordi d’infanzia o a momenti felici del passato crea un rifugio emotivo, un luogo interiore in cui ci si sente protetti dal mondo che inevitabilmente cambia, non sempre in positivo. Questa dimensione nostalgica, lontana dall’essere un semplice “sentimentalismo”, può diventare una risorsa psicologica che aiuta a riscoprire la propria identità.
Il Natale, inoltre, può essere un rifugio emotivo non da poco, perché è una certezza in un oceano di variabili. In molti hanno la sensazione di vivere in un mondo frenetico e imprevedibile. Le tradizioni, dunque, funzionano come un’àncora: suggeriscono una rinascita simbolica e regalano un momento di pausa dopo undici mesi di alti e bassi. Per chi vive periodi particolarmente stressanti, la presenza di rituali prevedibili può diventare un modo per riprendere fiato, ristabilire un equilibrio e sentirsi nuovamente connessi ai propri valori e ai propri affetti.
Tutto rose e fiori (ghirlande)? No. La ricerca ricorda che il Natale può portare anche stress, aspettative impossibili da mantenere, maggiori esborsi economici (per chi è in difficoltà, una nota tutt'altro che positiva), tensioni familiari o senso di solitudine per chi vive lontano dalla famiglia. In alcuni casi, può succedere l’opposto: il Natale non consola e festeggiarlo da soli accentua mancanze e ferite del passato. Questo dimostra quanto l’esperienza natalizia sia qualcosa di soggettivo e complesso a livello psicologico: ciò che per alcuni motivo di entusiasmo, per altri può essere un insieme di emozioni negative, che mescolano nostalgia per un passato che non c'è più e la certezza che i tempi belli sono andati.
