Ti sei mai chiesto/a perché il punto interrogativo abbia la forma che ha? Tutto inizia nel Medioevo e dall'esigenza di risparmiare sulla pergamena.
Ognuno di noi scrive migliaia di parole al giorno, tra smartphone e computer. Con il passare degli anni, è diventato sempre più raro scrivere a mano, attività oramai quasi esclusivamente limitata all'ambiente scolastico. Tra "fiumi di parole" (cit.) spicca qualcosa che non è un vocabolo ma è un marcatore del discorso importantissimo: il punto interrogativo. Un mistero, nel vero senso della parola, perché apre a tante possibilità.
Una domanda legata al segno di interpunzione che crea domande è: com’è nato? Perché ha questa forma semicircolare con un puntino nella parte inferiore? È presente, oggi, in moltissime lingue mondiali anche molto lontane tra loro. Chi ha studiato spagnolo sa che è l’unica lingua europea dove, in teoria, va messo all’inizio e alla fine della domanda, con questo simbolo curioso che altro non è che un punto interrogativo capovolto: ¿.
Com'è nato (e perché) il punto interrogativo
Il content creator milanese Flavio.Design_ ha provato a rispondere alla domanda su perché esista questo simbolo e come sia nato. “Perché un uncino sopra un punto dovrebbe rappresentare una domanda?”, si chiede. “Per rispondere devo sfoderare sia i miei studi classici che di design”, aggiunge. La prima forma di punto interrogativo compare nel greco antico, che però assomigliava di più all’attuale “punto e virgola” per segnalare una frase con una intonazione di domanda. “Questo si usa anche nel greco moderno, in cui c’è un punto alto che ha sia la funzione di due punti che di punto e virgola”. Tuttavia, il greco antico ha poco a che vedere con l’odierno punto interrogativo.
Bisogna far passare molti anni e arrivare al primo Medioevo, quando gran parte d’Europa parlava latino. “In questo periodo gli scribi iniziarono a usare una parola a fine frase, per segnalare che andava letta con tono di domanda. La parola è quaestio, letteralmente questione, che segnalava al lettore che quella frase andava letta con tono interrogativo”. Non a caso in inglese "domanda" si dice "question". Tuttavia la pergamena costava molto e scrivere ogni singola volta “quaestio” ne faceva utilizzare un bel po’ in eccesso. Da qui la decisione di abbreviare quaestio solo con la prima e l’ultima lettera: qo. Esistevano tuttavia altre abbreviazioni nel latino scritto, motivo per cui si decise di rimpicciolirle e mettere la ‘Q’ al di sopra della ‘O’ in un unico spazio.

Dopo l’ottavo secolo, la o diventa un puntino stilizzato e la q un piccolo ricciolo. Con il passare degli anni, verranno fatte piccole modfiche stilistiche e il ‘ricciolo’ diventerà sempre più elegante, mentre quella che un tempo era una ‘o’ si riduce a una 'puntina' di inchiostro. Quando la stampa diventa diffusa a livello capillare, si decide di applicare degli standard, stabilendo ufficialmente che il “punctus interrugativus” era il segno grafico che indicava un tono di domanda. “Questa storia è durata più di 1000 anni, però almeno ora sai rispondere alla domanda sull’origine del punto interrogativo”, conclude Flavio.
