Si dice spesso che le persone intelligenti 'soffrano' di più. Ma è davvero così? Uno psicologo italiano molto seguito sui social, Francesco Boz, ha risposto alla domanda, argomentando e andando oltre i luoghi comuni.
"C'è questo luogo comune che circola da tempo, secondo cui le persone intelligenti soffrono di più, sono più tristi. Ma è davvero così?", esordisce l'autore del video. "Non è l'intelligenza in sé a generare tristezza, ma è ciò che accompagna spesso le persone con un alto funzionamento cognitivo", aggiunge. La prima parola chiave è: ipersensibilità. Le persone che tendono ad analizzare di più, anticipare di più, prevedere di più sono coloro che la psicologia considera ipersensibili.
Le ricerche scientifiche sulla ruminazione dimostrano che chi ha una mente più attiva rispetto alla media rischia più facilmente di entrare in cicli di ruminazione, amplificando quindi l'ansia e la tristezza, spiega lo psicologo. Tuttavia non c'è solo la ruminazione. Boz spiega che c'è anche la questione sociale. Se spesso ti senti 'fuori luogo', non sei solo/a: "Studi classici come quello di Hollingworth dimostrano che le persone molto intelligenti dimostrano spesso senso di isolamento perché faticano a trovare pari con cui condividere pensieri, interessi e profondità emotiva".
Le persone intelligenti soffrono di più? Di base sì, anche se ci sono parecchie sfumature
Un altro elemento importante in questo contesto è l'intensità emotiva stessa. Kazimierz Dąbrowski, psicologo polacco, ha elaborato la teoria delle sovraeccitabilità. L'esperto spiegava che le persone molto intelligenti presentano una maggiore reattività emotiva, immaginativa e sensoriale. Detto in altri termini: pensano di più, sentono di più, pensano di più e reagiscono di più. Questo a volte - non sempre - significa anche soffrire di più.
"Le persone con un alto funzionamento cognitivo colgono sfumature, dissonanze, incoerenze, ingiustizie che altre persone semplicemente non vedono", prosegue Boz. "Come dimostrano gli studi di Aron sulle persone altamente sensibili, una maggiore sensibilità di elaborazione può rendere la vita più ricca ma anche più faticosa", puntualizza. A fine video, evidenzia un paradosso: "Più capisci il mondo, più ti accorgi di ciò che non puoi controllare. Ciò aumenta la vulnerabilità emotiva".

Un messaggio, quello delle teorie psicologiche, che non è da non prendere come una sentenza di condanna: "Questo non vuol dire che chi è intelligente e sensibile debba vivere una vita di sofferenza. La stessa profondità che ci fa soffrire ci permette anche di avere una comprensione più ricca, relazioni più intense, creatività profonda e una maggiore capacità di dare un senso alla propria esperienza". Nei commenti c'è chi ricorda come, nella saggezza popolare italiana, esistano molti detti che, in estrema sintesi, esprimono il concetto secondo cui le persone più semplici vivano una vita più felice.
E cosa vuol dire quando una persona ha pochi amici? Lo stesso psicologo ne ha parlato in un altro video.
