Chef prepara il dolce 'natalizio' dell'Antica Roma: puoi farlo anche tu

Premessa: l’aggettivo natalizio è stato messo tra due apici volutamente. Nell’Antica Roma, infatti, non si festeggiava il Natale. Praticamente nello stesso periodo dell'anno, però, si celebravano i Saturnalia, dunque feste pagane. Parliamo dell'arco temporale tra il 17 al 23 dicembre, che i Romani dedicavano a Saturno, dio dell’agricoltura, per festeggiare la fine della stagione di semina.

Com’è noto, tra il 21 e il 23 dicembre avviene il solstizio d’inverno, che segna il lento ma inesorabile inizio della rinascita della natura, con le giornate che lentamente si allungano fino all’apoteosi della primavera e dell’estate.

I Saturnalia erano momenti di festa vera e propria durante le quali venivano meno perfino le rigide gerarchie della Roma pre-cristiana e capitava anche che schiavi e padroni festeggiassero insieme. In certi casi, erano i padroni a servire gli schiavi.

Non solo: era un periodo dell’anno in cui gli eccessi erano accettati: sia in termini di consumo di cibo e di alcolici che di gioco d’azzardo. Il Natale, com’è noto, è una festa cristiana che celebra la nascita del Salvatore. Si festeggia nello stesso periodo dei Saturnalia e con essi condivide i momenti di convivialità, lo scambio di doni e i banchetti allargati. Possiamo definire i Saturnalia come una festa più sovversiva e disinibita rispetto al Natale, che per i religiosi è un momento di convivialità “ordinata” e durante la quale ci si dedica più che mai alla famiglia. Qual era il dolce ‘simbolo’ della festa pagana dei nostri antenati?

Il dolce 'natalizio' dell'Antica Roma

Lo chef statunitense che gestisce la pagina ‘Eats History’ ha annunciato la nascita di una rubrica sui cibi festivi della storia. Non poteva non iniziare con quello tipico dei Saturnalia, che è un dolce tutt’altro che difficile da replicare nel 2025. Il suo nome è ‘Dulcia Pipirata’. Sì, hai capito bene: è un dolce ma contiene il pepe nero.

Come si prepara? In primis gli ingredienti (per 4 persone): 200 grammi di farina di frumento 0 o 00; 100 grammi di miele non industriale; 50 ml di vino passito o dolce; pepe nero macinato fresco a piacere, 1 cucchiaino di semi di cumino o pestati (chi non lo gradisce può farne a meno, ma la ricetta tradizionale lo prevede); due uova e mandorle.

Per prima cosa bisogna mescolare mandorle, farina, pepe e spezie in una ciotola. Ottenuto l’impasto, va ‘annaffiato’ con un mix di due uova e un cucchiaino di vino dolce. Dev’essere morbido ma non appiccocoso. Formata una ‘pallina’, va fatto riposare per 20-30 minuti a temperatura ambiente.

‘Dulcia Pipirata’, il dolce festivo dell'Antica Roma
‘Dulcia Pipirata’, il dolce festivo dell'Antica Roma

A questo punto si può formare una torta o dividerlo in ciambelline. A prescindere dalla forma, l’impasto va cotto in forno a 180 gradi per 15-20 minuti, fino a quando diventa dorato. Uscito dal forno, il dolce è pronto: molti romani aggiungevano un ulteriore tocco di miele. Nel video si vedono anche dei melagrani e altre sfoglie di mandorle come guarnizione.

La temperatura ideale per consumare questo dolce? Tiepidi o temperatura ambiente; molti suggeriscono di mangiarli con il vino dolce (passito e simili). Chi ama i sapori decisi può aggiungere due cucchiaini rasi di pepe nero anziché uno e preferire il miele di castagno; chi preferisce la delicatezza, farebbe bene a usare pochissimo pepe e sostituire il miele di castagno con uno di acacia. Lo chef gli dà un voto alto: 8.4 su 10.

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