Qual è una delle più grandi paure per una donna? Quella di essere pedinata, stalkerizzata, tracciata. La tecnologia è croce e delizia in tal senso: da una parte offre tutele, dall’altro crea rischi che venti anni fa non esistevano.
Un racconto diventato virale su TikTok ha messo in luce un episodio molto singolare avvenuto nei giorni scorsi, con protagonista una giovane donna di nazionalità inglese residente a Londra.
Dina Jalaf ha 27 anni e pochi giorni fa ha trovato un oggetto simile a un AirTag sulla sua automobile. Questi piccoli dispositivi Apple sono pensati per vari scopi di geolocalizzazione. Un esempio che spesso viene fatto è quello del bambino che visita un luogo affollato con i genitori. Basta mettergli un AirTag in tasca per sapere in tempo reale dove si trova in caso di distrazioni o di incontri con malintenzionati.
Purtroppo, però, esistono usi decisamente più pericolosi di questo dispositivo. Sui social sono aumentate le segnalazioni di donne stalkerizzate tramite AirTag: qualcuna, come la 27enne, l’ha trovato sulla sua auto, altre nella borsetta. La buona notizia per chi possiede un iPhone è che è possibile rilevare la presenza di AirTag nelle immediate vicinanze, in modo da poter segnalare immediatamente quei dispositivi non riconosciuti che sono stati nascosti nella parte inferiore del proprio veicolo o messi a tradimento in una tasca anteriore della propria borsa.
Il geolocalizzatore in auto e il colpevole a sorpresa
Proprio il ritrovamento di un dispositivo simile a AirTag ‘sconosciuto’ ha dato l’inizio alla storia di Dina. “Sono andata a prendere la cena da McDonald’s e improvvisamente il mio cellulare mi ha avvisato che c’era un Loshall a pochi centimetri da me”. Il Loshall è un dispositivo identico nel funzionamento all’AirTag, con la differenza che è più economico e si può controllare da dispositivi Android.
Non riuscendo a trovarlo, Dina è andata nel panico e si è recata in una stazione di polizia poco lontana da casa prima di fare rientro. Qui la persona alla reception le ha suggerito di portare l’auto nella concessionaria dove l’aveva comprata, in modo che un meccanico esperto potesse localizzare e rimuovere il dispositivo di tracciamento. “Nessuno, a parte mia madre e mio padre, ha accesso all’auto. Non capisco come abbiano fatto a nascondere il tracker dentro la macchina”.
Poche ore dopo, la 27enne ha pubblicato un secondo video per annunciare una novità tanto importante quanto clamorosa: “Sono stati i miei genitori a mettere quel dispositivo nell’auto. Nessuno sconosciuto, nessuno stalker, a meno che non vogliamo considerare stalker i miei genitori”.

Malgrado il pericolo scampato, il finale della storia non è del tutto lieto. “Mi hanno chiamato per spiegarmi, ma non ho voluto ascoltare. Credo di aver chiuso per sempre con loro”. Nei commenti, 7 utenti su 10 si sono schierati dalla sua parte. Uno dei commenti con più 'Mi piace' recita: “Io sono genitore, ma non farei mai una cosa del genere a una figlia di 27 anni. È pura follia”. Un altro utente rincara la dose: “Ti hanno fatto prendere uno spavento clamoroso. È curioso che l'abbiano ammesso solo dopo che hai menzionato la polizia. Mi dispiace per te”. Tra i pochi commentatori a favore dei genitori, ce n’è uno che scrive: “Magari non l’hanno messo per seguire per te ma per paura che la macchina venisse rubata”.
