L’avvocato Francesca Gritti, molto attiva sui social e specializzata in diritto civile, ha affrontato l’argomento rispondendo a una domanda frequente tra i suoi seguaci: è reato usare la tessera fedeltà di un’altra persona? La risposta, come spesso accade in ambito giuridico, è “dipende”.
Per comprendere il tema, bisogna partire da un punto fondamentale: la tessera fedeltà è uno strumento personale. Quando viene rilasciata, il richiedente fornisce i propri dati personali e accetta i termini e le condizioni del programma fedeltà. Questo include anche la sottoscrizione di un consenso per il trattamento dei dati personali, ai sensi delle normative sulla privacy. In base a queste condizioni, la tessera non è pensata per essere ceduta a terzi, se non a membri del proprio nucleo familiare. L’idea alla base è che i vantaggi, come i punti spesa o gli sconti personalizzati, debbano essere riservati esclusivamente al titolare della tessera, che ha accettato i termini contrattuali con il supermercato.
È un reato cedere la tessera a terzi?
Secondo l’avvocato Gritti, cedere la tessera fedeltà a un membro della propria famiglia è generalmente accettato e non viola le condizioni contrattuali. Tuttavia, se viene ceduta a una persona esterna al nucleo familiare, si configura una potenziale violazione dei termini del contratto sottoscritto con il supermercato. La giurista spiega che questa pratica potrebbe integrare una fattispecie di reato, come quello di truffa ai danni del supermercato. Ciò avviene perché si consente a una persona diversa dal titolare di ottenere vantaggi economici (come punti accumulati o sconti) derivanti da acquisti che non ha effettuato. Tecnicamente, questo può essere considerato un danno per la catena di distribuzione, che offre benefici a un soggetto non autorizzato.
L’applicazione pratica della legge
Nonostante il rischio teorico, è importante considerare che difficilmente queste situazioni vengono perseguite penalmente. L’avvocato sottolinea che il vantaggio economico ottenuto e il danno subito dal supermercato sono generalmente di entità minima. Per questo motivo, è raro che un supermercato decida di intraprendere un’azione legale per questi casi. Ciononostante, esistono situazioni in cui l’utilizzo improprio delle tessere fedeltà ha avuto conseguenze significative. Gritti ricorda un caso concreto in cui una cassiera italiana è stata licenziata per giusta causa per aver usato la propria tessera fedeltà durante gli acquisti dei clienti, accumulando punti in maniera non autorizzata. Questo esempio dimostra come, sebbene le sanzioni penali siano improbabili, le ripercussioni a livello lavorativo o contrattuale possano essere molto serie.

Cosa dice il contratto della tessera fedeltà
È utile ricordare che, al momento della sottoscrizione della tessera fedeltà, si accettano termini e condizioni che vietano esplicitamente la cessione a terzi. Questi contratti stabiliscono che i vantaggi sono strettamente personali e che l’utilizzo improprio della tessera costituisce una violazione delle regole. Pur non trattandosi necessariamente di un reato penalmente rilevante, questa pratica può comportare l’annullamento della tessera e la perdita dei benefici accumulati.
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