Il Giappone è una meta da sogno per molti italiani, un Paese che evoca immagini di ciliegi in fiore, templi antichi e modernità futuristica. Tuttavia, anche il Paese del Sol Levante ha i suoi lati negativi, come ha evidenziato una viaggiatrice italiana nel suo profilo social Esplorainsiemeanoi. In un video diventato virale, la donna ha elencato le 5 cose che odia del Giappone. Ecco cosa ha detto, offrendo un punto di vista curioso e interessante su una cultura tanto affascinante quanto diversa dalla nostra.
1. L’abuso di plastica
In Europa, e in particolare nell’Unione Europea, l’uso della plastica usa e getta è sempre più limitato e disincentivato per il devastante impatto ambientale che ha, ma in Giappone questa consapevolezza sembra ancora lontana. La viaggiatrice ha raccontato un episodio emblematico: in un supermercato giapponese è del tutto normale trovare un mandarino già sbucciato e confezionato in un piccolo contenitore di plastica. Lo stesso accade con molti altri alimenti, persino con i prodotti freschi. Questo largo impiego di plastica, seppur comodo, risulta davvero anacronistico per chi proviene da Paesi dove la lotta all’inquinamento è una priorità.
2. La frutta, un lusso inaccessibile
Sempre parlando di alimentari, la frutta in Giappone rappresenta un altro aspetto che ha lasciato perplessa la viaggiatrice. I giapponesi sono ossessionati dalla perfezione e questa ricerca estetica si riflette anche nella produzione di frutta. Uva, mele, meloni e fragole devono avere una forma impeccabile e un aspetto armonioso, ma tanta bellezza si paga. Un cestino di fragole può costare 18 euro, un’arancia singola arriva a 15 euro, mentre i meloni pregiati toccano i 100 euro l’uno. Questa peculiarità rende la frutta un bene di lusso, lontano dall’idea di alimento quotidiano e poco costoso che abbiamo in Italia.

3. La quasi totale assenza di cestini pubblici
Chi visita il Giappone nota subito una curiosità: è difficile, se non impossibile, trovare cestini pubblici nelle strade. Questo fenomeno è legato sia alla cultura giapponese, che promuove l’autodisciplina e il dovere di smaltire e differenziare personalmente i rifiuti, sia a questioni di sicurezza. Negli anni ’90, una serie di attentati terroristici portarono all’eliminazione di molti cestini pubblici. Di conseguenza, i giapponesi portano i rifiuti a casa, ma per i turisti abituati a buttare via bottigliette o cartacce durante la giornata, questo aspetto può risultare scomodo.
4. Il fumo nei locali
In Italia e in gran parte d’Europa, fumare all’interno di bar e ristoranti è ormai un ricordo lontano, grazie alle leggi antifumo. In Giappone, invece, il fumo è ancora socialmente accettato e molti locali permettono ai clienti di accendere sigarette. La viaggiatrice ha raccontato di aver trovato difficile adattarsi a questa usanza, soprattutto nei ristoranti dove i non fumatori sono costretti a condividere lo spazio con chi fuma.
5. Le folle delle grandi città
Tokyo, Osaka e altre grandi città giapponesi sono famose per la loro energia travolgente, ma anche per la quantità incredibile di persone che si spostano durante le ore di punta. La viaggiatrice ha descritto queste folle come un vero spettacolo, ma ha anche ammesso che la sensazione di essere circondati da così tante persone può risultare opprimente per chi non è abituato.
Un altro problema: l’uso limitato dei pagamenti digitali
Un aspetto non citato nel video, ma spesso criticato dai visitatori europei, è la scarsa diffusione dei pagamenti digitali. Nonostante il Giappone sia un Paese tecnologicamente avanzato, molti negozi e ristoranti accettano solo contanti. Per un italiano o un europeo abituato a pagare tutto con carta o smartphone, questa abitudine può essere sorprendente e un po’ frustrante.
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