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Le differenze nel mondo del lavoro tra Europa e Stati Uniti sono tante, ma una delle più sorprendenti per chi si trasferisce oltre oceano riguarda le ferie. È il caso di Jacob, un americano che ha deciso di raccontare la sua esperienza dopo essere andato a vivere e lavorare in Spagna. Nel suo podcast Too Much To Say, Jacob ha spiegato di essere rimasto scioccato dal modo in cui i lavoratori europei (e in particolare gli spagnoli e gli italiani) gestiscono le vacanze rispetto a quello a cui era abituato negli Stati Uniti.
“Le ferie non sono un diritto?”
Negli Stati Uniti, infatti, le ferie non sono un diritto garantito dalla legge. Non esiste un minimo obbligatorio e tutto dipende dalle politiche aziendali. In media, un lavoratore americano riceve 10 giorni di ferie all’anno, che spesso devono essere "accumulate" nel tempo. Non solo: molte aziende adottano la politica use it or lose it, il che significa che se non si prendono le ferie entro l’anno, vengono semplicemente perse.

Ma il problema principale non è solo il numero di giorni concessi, bensì la cultura lavorativa che circonda le ferie negli USA. "Non sono giorni, sono ore che accumuli mese dopo mese e che, alla fine dell’anno, forse diventano 10 giorni, ma nessuno li usa davvero", racconta Jacob. "Sai perché? Ti guardano male, come se prenderti una vacanza fosse un peccato, e spesso al ritorno vieni penalizzato".
L’esperienza in Europa: "Ma davvero mi obbligano a prendermi le ferie?"
Quando ha iniziato a lavorare in Spagna, Jacob non credeva alle sue orecchie. "Mi hanno chiesto di mandare la richiesta per le mie ferie annuali. Ho pensato: ‘Ma come? Non mi volete qui? Non mi servite?’". E la sorpresa non è finita lì. "Una volta sono arrivato in ufficio e mi hanno detto: ‘Hai lavorato troppe ore questa settimana, puoi tornare a casa’. Incredibile".
In Italia la situazione è simile a quella spagnola: i lavoratori hanno diritto per legge ad almeno quattro settimane di ferie pagate all’anno. Inoltre, le ferie non sono solo tollerate, ma incoraggiate e obbligate: in molte aziende, soprattutto in agosto, è normale chiudere per garantire il riposo ai dipendenti. Un dipendente dovrebbe usufruire di almeno 21 giorni in un anno se è sotto contratto da almeno 18 mesi. Le ferie non si perdono e se non sfruttate vengono pagate con la liquidazione a fine rapporto lavorativo.
Oltre a questo, ci sono 12 giorni festivi nazionali e, se una festività cade di domenica, viene spesso recuperata. Un concetto che negli Stati Uniti sarebbe impensabile, dove i giorni festivi sono pochi e, in molti settori, chi lavora in quei giorni non riceve alcun compenso extra.
Un modello da difendere
Il racconto di Jacob ha fatto il giro del web, e molti utenti spagnoli e italiani hanno commentato per difendere il modello europeo. "Ecco perché dobbiamo proteggere i nostri diritti sul lavoro", ha scritto qualcuno. "Ho rifiutato un trasferimento negli USA perché non vale la pena guadagnare di più se poi non hai una vita", ha aggiunto un altro.
Alla fine, la questione non è solo una differenza di leggi, ma di mentalità: in Europa, il riposo è considerato fondamentale per la produttività e il benessere, mentre negli Stati Uniti vige ancora la cultura del workaholism, dove chi lavora di più è visto come più meritevole. Senza eccezioni. Ma vale davvero la pena sacrificare il proprio tempo libero in nome della produttività? La risposta, per chi è abituato al modello europeo, è decisamente no.
