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Tutti conosciamo almeno una persona che non molla mai l’osso. Hai presente quel collega che discute anche sull’ora esatta in cui è sorto il sole? O quell’amico che trasforma ogni conversazione in un tribunale in cui solo lui ha la verità in tasca? La psicologia ha molto da dire su questa tendenza, che in alcuni casi può diventare un vero e proprio ostacolo nelle relazioni sociali, familiari e professionali. E la notizia è questa: volere sempre avere ragione non è solo una questione di carattere. Dietro c’è molto di più.
Perché alcune persone vogliono sempre avere ragione?
Lucía Gómez, psicologa con studio a Málaga, spiega che il bisogno ossessivo di avere sempre l’ultima parola deriva da diversi fattori psicologici profondi. Non si tratta solo di testardaggine: c’entrano emozioni, paure, meccanismi mentali. E no, non riguarda solo gli altri. A volte, quelli che vogliono sempre aver ragione siamo noi. Chi ha questa tendenza non cerca un confronto, ma una vittoria. Non ascolta per capire, ma per rispondere. Questo atteggiamento può portare a litigi continui, frustrazione e isolamento, soprattutto in ambito lavorativo o di coppia. Ma da dove nasce tutto questo?
Uno dei concetti chiave è l’inflessibilità cognitiva. Si tratta della difficoltà di modificare le proprie idee o credenze anche quando emergono prove contrarie. In pratica: se dici qualcosa che contraddice la loro visione del mondo, non lo accetteranno. Neanche con le prove sotto gli occhi. Questa rigidità mentale porta le persone a vedere le discussioni non come confronti, ma come duelli. Per loro, cedere significa perdere. E perdere è inaccettabile. Secondo Gómez, la mente rigida non tollera sfumature: tutto è bianco o nero. Il problema? Il mondo reale funziona quasi sempre in grigio.
Paura di sbagliare e bisogno di controllo: una trappola per l’autostima
Un altro motivo, spesso nascosto, è la paura di sbagliare. Alcune persone crescono con l’idea che commettere errori sia un fallimento totale. Magari hanno vissuto esperienze in cui essere nel torto significava venire umiliati, giudicati o puniti. Risultato? Fare di tutto per evitare anche solo l’idea di avere torto. Per chi ha questa paura, ammettere un errore è come dire: “Non valgo abbastanza”. Non sorprende che cerchino in ogni modo di mantenere la maschera della perfezione. Ma questa maschera pesa, e crea distanza con gli altri.

Secondo la psicologa, in molti casi la voglia di avere sempre ragione è collegata al bisogno di controllo. Chi sente di non poter controllare ciò che accade nel mondo esterno cerca di mantenere il potere nelle conversazioni. Imporre il proprio punto di vista diventa un modo per sentirsi forti e al sicuro. In realtà, però, questo comportamento ha l’effetto opposto: crea tensioni, discussioni e, spesso, rotture. La comunicazione diventa uno scontro, non un ponte.
L’autostima fragile dietro l’arroganza apparente
Chi sembra sicuro di sé, inflessibile, sempre pronto a correggere gli altri… spesso ha un problema opposto: una bassa autostima. Per sentirsi “valido”, ha bisogno che gli altri lo riconoscano come intelligente, competente, superiore. E questo bisogno può trasformarsi in una corsa continua per avere ragione a ogni costo. Ammettere che l’altro potrebbe aver detto qualcosa di più intelligente o più corretto non è un’opzione. Verrebbe percepito come una minaccia alla propria identità. Ecco perché alcune persone preferiscono discutere fino allo sfinimento piuttosto che dire: “Hai ragione tu”.
Come si cambia questa abitudine tossica?
Buona notizia: si può cambiare. Nessuno nasce “condannato” a voler avere sempre ragione. Serve lavoro su sé stessi, ma è possibile adottare uno stile comunicativo più aperto e sano.
Il primo passo? Accettare l’errore come parte del processo di crescita. Sbagliare non significa essere stupidi o deboli. Significa imparare. E chi impara cresce.
Molto utile anche circondarsi di persone che non giudicano l’errore, ma lo vedono come occasione di confronto. In un ambiente più rilassato, è più facile lasciar andare la necessità di essere sempre i migliori.
Tra gli strumenti più efficaci c’è l’empatia. Saper ascoltare davvero gli altri, provare a comprendere le loro emozioni e prospettive, fa tutta la differenza. Quando smetti di vedere l’altro come un nemico da battere, ma come qualcuno da cui puoi imparare, tutto cambia. Secondo Gómez, praticare l’ascolto attivo permette non solo di migliorare i rapporti personali, ma anche di prendere decisioni migliori. Chi ascolta capisce meglio. E chi capisce meglio, vive meglio.
