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Il mercato del lavoro sta cambiando più in fretta di quanto si riesca a dire “curriculum aggiornato”. A lanciare l’allarme — ma anche a indicare con precisione chirurgica quali ruoli sono destinati a sparire — è l’Intelligenza Artificiale. In particolare, Perplexity AI ha elaborato una lista delle professioni che, con ogni probabilità, non esisteranno più entro i prossimi vent’anni. L’onda dell’automazione non risparmia nessuno: né gli impiegati dietro a una scrivania, né gli operai in fabbrica, né le voci dei call center. L’intelligenza artificiale non si limita a suggerire, ma prevede con dati concreti e citazioni da fonti autorevoli. Ecco le tre professioni che, secondo Perplexity AI, sono destinate a sparire — o almeno a cambiare volto radicalmente — entro il 2045.
1. Addetti all'inserimento dati: l’automazione ha già preso il loro posto
Gli addetti all'inserimento dati sono tra i primi a essere rimpiazzati. Questo lavoro, spesso considerato “di routine”, consiste nel trasferire informazioni da documenti cartacei o digitali — come fatture, ricevute, preventivi e anagrafiche — in database gestionali o software aziendali. Ma l’intelligenza artificiale non ha pazienza per la lentezza umana. E nemmeno margine d’errore. Secondo un rapporto del McKinsey Global Institute, il 69% delle attività legate all’elaborazione dei dati può già essere automatizzato con le tecnologie attualmente disponibili. Non è un’ipotesi: è una realtà.

I sistemi AI sono oggi in grado di elaborare, interpretare e archiviare enormi quantità di dati in tempi record, con una precisione che nessun operatore umano potrebbe eguagliare. Ecco perché sempre più aziende scelgono soluzioni automatizzate: meno costi, meno errori, più efficienza. Il risultato? Questo ruolo sta rapidamente perdendo terreno. Chi lavora in questo ambito dovrebbe iniziare a guardarsi intorno, aggiornare le proprie competenze e formarsi in settori più dinamici e meno “automatizzabili”.
2. Operai di fabbrica e addetti alle linee di assemblaggio: i robot non chiedono la pausa caffè
La seconda categoria a rischio estinzione è quella degli operai di fabbrica. Non si parla solo di chi lavora nell’industria automobilistica, ma anche di assemblatori di giocattoli, elettrodomestici, componenti elettronici, aerei. Insomma, tutto ciò che richiede un processo ripetitivo (questa è la parola chiave: lavori ripetitivi) può (e sarà) sostituito da un robot. L’automazione industriale è già realtà. E continuerà a crescere. Oxford Economics ha stimato che entro il 2030, circa 20 milioni di posti di lavoro nel settore manifatturiero saranno sostituiti da robot. Un dato che non lascia spazio a interpretazioni.
L'Ufficio di Statistica del Lavoro degli Stati Uniti prevede già un calo del 6% per queste professioni entro il 2031. Le macchine non solo lavorano più velocemente, ma anche senza stancarsi, senza chiedere ferie e senza commettere errori. E oggi, con l’AI integrata nei sistemi robotici, queste macchine sono persino in grado di adattarsi a nuove istruzioni e contesti, imparando "al volo". Le aziende vogliono produrre di più, meglio e a costi più bassi. E il lavoratore umano, purtroppo, non è più competitivo in questo scenario.
3. Operatori di call center: le voci umane sostituite da chatbot
Chi ha chiamato una compagnia telefonica o una banca di recente, lo sa: ormai a rispondere è un assistente virtuale. Sempre educato, mai stressato. Ed è proprio questo il terzo lavoro che, secondo Perplexity AI, scomparirà o sarà drasticamente ridimensionato: quello degli operatori di call center. Secondo uno studio di Gartner, già entro il 2025 il 95% delle interazioni con il servizio clienti sarà gestito da intelligenze artificiali. I chatbot non dormono, non sbagliano, e possono gestire centinaia di clienti contemporaneamente. Sono programmati per rispondere in modo pertinente, possono riconoscere il tono emotivo dell’interlocutore e offrire risposte su misura. Un operatore umano, semplicemente, non può competere con questi numeri.
Certo, ci saranno ancora casi in cui servirà il tocco umano: clienti arrabbiati, richieste complesse, situazioni che richiedono empatia. Ma parliamo di una nicchia, non più della massa. Il ruolo degli operatori si trasformerà: meno “parlatori da script”, più professionisti dell’ascolto empatico e della risoluzione di problemi. Chi vorrà restare nel settore dovrà reinventarsi. E in fretta.
Non solo distruzione: l’AI sta già creando nuovi lavori
Per ogni lavoro che scompare, ne nascono altri. Lo ricorda il World Economic Forum, secondo cui l'intelligenza artificiale e la robotica elimineranno 85 milioni di posti di lavoro entro il 2025, ma ne creeranno 97 milioni. Ovviamente è una previsione, pertanto di natura fallibile. Nuove figure professionali nasceranno in ambiti come la programmazione, la cybersecurity, la scienza dei dati e l’assistenza uomo-AI.
La parola d’ordine, oggi, è adattabilità. Non serve avere una laurea in informatica per restare a galla: serve la volontà di imparare, aggiornarsi, evolvere. Chi saprà cogliere l’opportunità avrà un futuro più stabile, magari in un ruolo che oggi ancora non esiste. Perché l’unica cosa davvero certa è questa: i lavori cambiano, ma il bisogno di lavorare — e di dare valore — non passerà mai di moda.
