Indice dei contenuti
Un video su TikTok ha acceso i riflettori su una domanda che ronza nella testa di molti fumatori: dove finiscono i soldi spesi per un pacchetto di sigarette? Sul canale Il Punto economico, un’esperta di economia ha risposto in maniera esaustiva, con una spiegazione chiara e diretta. Come molti sanno, lo Stato italiano ci guadagna, e parecchio. Con accise e IVA che divorano l’80% del prezzo, il tuo pacchetto da 6 euro finisce quasi tutto nelle casse pubbliche. Ma quanto resta al tabaccaio e al produttore? Preparati a qualche sorpresa.
La vendita di sigarette in Italia, come in altri Paesi europei, segue regole ferree. Un sistema di monopolio statale, tasse salate e una rete di tabaccai autorizzati decidono chi incassa cosa. L’esperta di Il Punto economico ha svelato i numeri, e il video è diventato virale. Scopriamo insieme dove vanno i tuoi soldi e come funziona questo business.
Lo Stato fa il pieno con accise e IVA
Quando compri un pacchetto di sigarette, lo Stato sorride. L’esperta spiega: l’80% del prezzo finisce nelle casse pubbliche. Su un pacchetto da 6 euro, il grosso arriva dalle accise, che valgono il 60% del totale. Tradotto? Una parte fissa di 29,50 euro ogni 1.000 sigarette (circa 60 centesimi a pacchetto, dati dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli aggiornati al 1° gennaio 2025) e una parte variabile di circa 3 euro, pari al 49,50% del prezzo. Non basta. Lo Stato aggiunge un altro 22% con l’IVA, applicata al massimo perché le sigarette non sono (in alcun modo) un bene essenziale. In totale, su 6 euro, 4,80 euro vanno al governo. Mica male per un pacchetto che un fumatore incallito tiene in tasca poche ore... prima di comprarne un altr.
Tabaccaio e produttore: stessi guadagni, diverse storie
E il tabaccaio? Non diventa ricco. L’esperta rivela che il tabaccaio incassa il 10% del prezzo, quindi 60 centesimi su un pacchetto da 6 euro. Se il pacchetto costa meno, diciamo 5,50 euro, la sua parte scende a 55 centesimi. Non esattamente una fortuna, considerando che deve gestire la vendita e rispettare le regole del monopolio statale. La Confederazione Europea dei Dettaglianti di Tabacco (CEDT) rappresenta 130.000 tabaccai in Europa, molti dei quali, come in Italia, bilanciano questo lavoro con altre attività.

Curiosamente, il produttore guadagna la stessa cifra: 60 centesimi a pacchetto. Ma c’è un però. Da questa somma, deve coprire i costi di distribuzione, che pesano sul suo bilancio. Le multinazionali del tabacco (quelle che un tempo si chiamavano "Big Tobacco" e potevano fare pubblicità in televisione o sui cartelli, oggi cosa vietatissima) incassano, ma solo dopo aver pagato una fetta di spese.
Come funziona in Italia e in Europa
In Italia, com'è noto, le sigarette si comprano solo nelle tabaccherie autorizzate, gestite tramite un monopolio statale. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli fissa i prezzi e controlla tutto, dalle accise alle tabelle di ripartizione. Questo sistema, simile a quello di Francia e Spagna, garantisce entrate fiscali e limita il mercato nero. In Francia il sistema è molto simile a quello italiano, nel senso che gestisce tutto lo Stato. Una differenza significativa, però, c'è: come altri paesi nordeuropei, un pacchetto qui costa almeno 12,50€. La Spagna usa gli “estancos”, con una rete simile ma prezzi decisi dai produttori.
Nel Regno Unito e in Germania, invece, niente monopolio. Supermercati, stazioni di servizio e negozi vendono sigarette, ma con regole e controlli severi per evitare che le acquistino i minorenni. Il Regno Unito intende far sì che le sigarette diventino un ricordo del passato: saranno vietate ai nati dopo il 2009 e, pertanto, l’età legale aumenterà di anno in anno. Qualcosa di molto simile sta avvenendo anche in Australia, uscendo dai confini europei. Belgio e Francia hanno puntato a bandire le sigarette elettroniche monouso entro la fine del 2025. Rimanendo in tema, di recente un barista ha spiegato qual è l'articolo che gli permette di guadagnare di più.
