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Lavorare in Australia è il sogno di tanti giovani europei, soprattutto italiani. Dopo la riapertura totale delle frontiere post-Covid (l'Australia è stata una delle ultime nazioni ad eliminare le restrizioni in uscita e soprattutto ingresso), il Paese dei canguri è tornato a essere una delle mete più ambite per chi cerca stipendi alti, esperienze uniche e, magari, un visto che spalanchi nuove porte. Ma c’è un problema: non tutto è oro quello che luccica. E a raccontarlo è una voce diretta, di persona che ha scelto di venire qui, non trovando la Terra Promessa che qualcuno descrive. Chiara, mezza anima del profilo Instagram @travelbigger.24, gestito insieme al compagno Simone, ha messo nero su bianco – anzi, video su video – la verità cruda su ciò che significa cercare lavoro in Australia con il famoso Working Holiday Visa. Il loro reel (in cui parla solo Chiara), diventato virale, si intitola: "5 cose che avrei voluto sapere prima di venire in Australia".
1. “Trovare lavoro in Australia non è facile come sembra”
Il mito dell’Australia come nuova America cade al primo impatto. Chiara lo dice senza mezzi termini: nessuno ti aspetta. “Dipende tutto da dove sei, e in quale stagione arrivi. Ma non pensare che la domanda di lavoro sia infinita. Devi sgomitare come ovunque”, racconta. E poi c’è il discorso dei famosi 88 giorni di lavoro in fattoria: “Non bastano tre mesi. Servono molti più giorni reali per completarli”. Quei 88 giorni sono il primo step per ottenere il secondo visto, e per molti italiani rappresentano l’unico modo per restare più a lungo. Ma Chiara smonta l’illusione: lavorare continuativamente è complicato. È normale essere messi in pausa, lasciati a casa, perché il datore decide così.

2. Gli australiani non sono Babbo Natale: orari ballerini e parsimonia
L’idea che gli stipendi australiani siano una gallina dalle uova d’oro è vera a metà. Quando sentiamo che le paghe nei weekend o nei giorni festivi sono incredibili, sentiamo un'informazione veritiera. Se, ad esempio, il Natale cade di domenica, un dipendente può guadagnare il doppio per ogni ora lavorativa. Ma il trucco è che molti datori non ti fanno lavorare proprio in quei giorni, a detta di Chiara. "Gli australiani sono parsimoniosi, nessuno regala niente", assicura la content creator. La testimonianza continua con un’altra stoccata: “Fare 35 ore a settimana è praticamente un miraggio. Ti promettono turni pieni, ma poi ti lasciano a casa quando vogliono. Così i famosi 88 giorni si allungano all’infinito”. Il mito vacilla.
3. Di lavoro ce n’è, ma la concorrenza è feroce
Ogni anno, secondo i dati ufficiali dell’immigrazione australiana, arrivano oltre 200.000 giovani con il Working Holiday Visa. Il 90% punta a ottenere quei primi famosi 88 giorni di lavoro agricolo o stagionale, necessari per allungare il soggiorno. E in città remote, dove ci sono opportunità, succede l’assurdo: boom di presenze, offerta che cala, stipendi al ribasso. Chiara lo dice chiaramente: “Nei paesini rurali siamo in molti. Qui ci sono opportunità lavorative e si riempiono di lavoratori", aumentando la concorrenza.
4. Ti assumono come tirocinante e ti pagano la metà
Una pratica tristemente nota anche in Italia: “Con la scusa del tirocinio, ti assumono a meno. È così che ti fregano con lo stipendio”. Parole dure, quelle di Chiara, che scatenano centinaia di commenti. “Siamo venuti qui ANCHE per lavorare, ma non è facile come sembra. L’Australia ci ha messo alla prova sin dal primo giorno”, aggiunge in caption. Non è un caso isolato. Nei commenti al video, decine di ragazzi confermano le stesse dinamiche. “È come in Italia, nessuno ti regala niente. E se possono, ti pagano il meno possibile”, scrive qualcuno. Altri raccontano esperienze analoghe nelle farm, nei ristoranti, nei resort delle coste.
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Australia: sogno o disincanto?
Lontana dai cliché da brochure, l’Australia raccontata da Chiara è dura, selettiva, spietata. Il paradiso dei Working Holiday Visa esiste, ma ha regole molto precise. E chi arriva senza contatti, senza una pianificazione e senza consapevolezza può ritrovarsi a girare in tondo, in cerca di un contratto che non arriva mai. Certo, le opportunità ci sono. Ma serve adattabilità, spirito di sacrificio e un po’ di fortuna. Perché là fuori, dall’altra parte del mondo, non c’è nessuno pronto a stenderti un tappeto rosso. Anche se hai attraversato venti fusi orari per provarci.
Morale? Se pensi che basti fare la valigia, prendere un volo e trovare il lavoro dei sogni in Australia… potresti restare deluso. Ma se arrivi preparato, con i piedi per terra e qualche contatto in tasca, allora sì: può diventare il viaggio della tua vita. Con o senza i famosi 88 giorni.
